Saracinesche abbassate, vie quasi completamente deserte e una pattuglia di carabinieri in piazza della Repubblica a monitorare la situazione. È così che appariva il cuore del centro storico di Foligno nella mattinata di lunedì 8 febbraio, primo giorno di una nuova zona rossa che – ordinanza alla mano – rimarrà in vigore fino al 21 febbraio prossimo. Le restrizioni imposte dal Dpcm del 14 gennaio scorso e rafforzate dal documento firmato dalla presidente della Regione, Donatella Tesei, nella tarda serata di sabato 6 febbraio, hanno imposto su tutto, infatti, la chiusura delle attività commerciali, fatta eccezione per quelle deputate alla vendita di beni considerati di prima necessità, e la possibilità per i cittadini di poter uscire di casa solo per motivi di comprovato bisogno.
Vale per Foligno, dove tra domenica e lunedì si è registrato il più alto numero di nuovi contagi – 60 sui 190 di tutta Umbria – ma anche per tutti gli altri Comuni della provincia di Perugia e sei di quella di Terni (Amelia, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione, San Venanzo). In tutto 65 città coinvolte su 92. Misure che si sono andate ad aggiungere alla sospensione delle attività didattiche in presenza per tutte le scuole di ogni ordine e grado che era scattata già la scorsa settimana e alla chiusura di parchi, aree verdi e tutti gli spazi a rischio assembramenti.
L’obiettivo è quello di tornare a contenere la diffusione del contagio, soprattutto alla luce della conferma della presenza nel Cuore verde d’Italia di due varianti del Covid, ossia quella brasiliana e quella inglese, che potrebbero aver influito sull’impennata esponenziale dei contagi. Un’impennata di casi che si è tradotta in un aumento dei ricoveri ordinari e di terapia intensiva, andando a pesare sulla tenuta delle strutture ospedaliere regionali.
Ed è proprio da lì che arrivano altre restrizioni. Con un’apposita nota inviata nella giornata di lunedì 8 febbraio, infatti, l’Usl Umbria 2 ha comunicato la decisione della Regione Umbria di procedere alla sospensione urgente di alcune attività. A cominciare da quelle chirurgiche di ricovero programmate procrastinabili, comprese le prestazioni Alpi, per poi passare a quelle specialistiche ambulatoriali , anche in questo caso rinviabili e con classe di priorità D e P, comprese le prestazioni Alpi.
Tra le misure adottate dall’Ente di palazzo Donini, poi, la chiusura di tutti gli accessi agli ospedali consentendo l’ingresso solo dall’entrata principale con sorveglianza e triage e la sospensione delle visite ai degenti e limitazioni dell’accesso dei care-giver ai solo testati con tampone molecolare negativo. Ed ancora il potenziamento delle misure di sorveglianza del personale, di tutti i degenti e la somministrazione del tampone molecolare a tutti i pazienti in ingresso come già avviene, da ripetere nei negativi a distanza di 48 ore mantenendo l’isolamento degli ingressi.
Stesse misure, infine, per le strutture residenziali extraospedaliere, in aggiunta a quelle già disposte con le circolari del 30 novembre e del 3 dicembre scorsi in merito a prevenzione e sorveglianza oltre che quelle specifiche di sorveglianza per le varianti disposte con la circolare del 31 gennaio.