La Regione Umbria si oppone al Tar e presenta ricorso al Consiglio di Stato dopo il provvedimento di sospensiva del 13 febbraio in merito all’ordinanza regionale numero 14 del 6 febbraio, con cui veniva disposta la sospensione di “tutti i servizi socio educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie”.
La decisione del Tar, spiegano però dalla Regione, resterà efficace fino all’esito dell’opposizione o del ricorso, salvo provvedimenti ordinativi dei sindaci nei rispettivi Comuni. Provvedimenti che qualche primo cittadino ha già adottato. È il caso di Foligno ma anche di Trevi, dove nella giornata di domenica 14 febbraio è stata firmata un’apposita ordinanza sindacale con cui viene stabilita, fino al prossimo 21 febbraio, “la chiusura dei servizi socio educativi per la prima infanzia, fino a 36 mesi di età, pubblici e privati così come dei servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie”.
Nella mattinata di domenica a riunirsi era stata anche l’Anci, pronta a predisporre una ordinanza base per tutti i Comuni coinvolti nella zona rossa, “contenente – si legge in una nota – concetti uniformi ed elementi tecnici sanitari e giuridici”, su cui, poi, ciascun Comune, nella pienezza della propria autonomia, si sarebbe potuto muovere. Parallelamente, chiesto alla sanità umbra ed alla Regione “un documento che attesti la gravità della situazione, una relazione epidemiologica sull’attuale situazione Covid, a supporto di eventuali decisioni dei sindaci”. All’incontro presente anche l’avvocato Giuseppe Caforio, che ha fornito indicazioni utili ai sindaci sulla vicenda, evidenziando la necessità di “porre nell’ordinanza dei sindaci motivazioni forti e inconfutabili”.