“Esistono soltanto due cose: scienza e opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”. Ippocrate (460 a.C. – 377 a.C.)
Come accennato in alcuni miei recenti articoli, in concomitanza della recente pandemia si è scatenata una vera e propria caccia “all’integratore miracoloso”.
Tutto questo molto spesso è stato incoraggiato da notizie fuorvianti e prive di ogni fondamento scientifico, ed i social hanno rivestito un ruolo primario in questo campo, aumentando di fatto l’incapacità delle persone nell’identificare una verità scientifica su questo composto usato come integratore.
Iniziamo con il dire che il Resveratrolo è una sostanza di origine vegetale facente parte dei composti non flavonoidi ed appartenente alla famiglia dei polifenoli, la fonte più abbondante è l’uva rossa, ma discrete quantità vengono trovate anche nei mirtilli e nei frutti di bosco.
Il Resveratrolo è stato scoperto nel 1992 in seguito ad un fenomeno chiamato “paradosso francese” in cui lo scienziato Serge Renaud confrontando la popolazione americana e quella francese, notò come questi ultimi a dispetto degli americani, avessero un’incidenza molto più bassa di “problematiche coronariche” pur avendo una alimentazione molto ricca di grassi saturi.
Renaud attribuì questi risultati all’elevata presenza di polifenoli contenuti nel vino rosso, di cui i francesi facevano largo uso rispetto alla popolazione americana, e dichiarò con il suo famoso paradosso, che la ragione di questa disparità era da ricercare nell’elevata presenza di ponifenoli assunti con il vino rosso, ed in particolare nel Resveratrolo.
Tuttavia bastarono pochi anni alla comunità scientifica per smontare tale “postulato”, infatti già dal 1998 gli studiosi dimostrarono ampiamente che le proprietà biologiche che il Resveratrolo aveva dimostrato negli studi in vitro non fossero praticamente mai riproducibili in vivo, inoltre bisognava anche considerare che, per assumere una quantità di Resveratrolo considerata “adeguata” a svolgere la presunta azione protettiva, una persona doveva assumere circa 4 litri di vino rosso al giorno.
Un’ultima, ma non meno importante, considerazione da osservare è quella economica. Infatti, tutta l’attenzione mediatica riservata al Resveratrolo in quegli anni nascondeva degli evidenti interessi economici dei produttori di vino, il tutto suffragato da varie condanne per frode di alcuni studiosi americani che avevano manipolato i dati di alcuni studi scientifici per esaltare gli effetti benefici del composto.
Ma arrivando ai giorni nostri, cosa dice la letteratura scientifica di questo composto?
È un dato di fatto che gli effetti del Resveratrolo oggi sono stati ampiamenti studiati da oltre 10mila pubblicazioni sull’argomento (fonte PubMed), tutto questo materiale scientifico ha evidenziato un elevato numero di effetti benefici sulla nostra salute che vanno dalle malattie della pelle, cardiovascolari, antiossidanti, antitumorali, antimicrobiche, cicatrizzanti e antinfiammatorie.
La nostra attenzione però, si sofferma volutamente solo su 3 importanti proprietà del Resveratrolo:
– Antinfiammatoria, in quanto alcuni studi in vitro avrebbero attribuito a questo composto la capacità di bloccare la produzione della cicloossigenassi-2 (COX-2), l’enzima che trasforma l’acido arachidonico in prostaglandine infiammatorie, inibendo inoltre l’aggregazione piastrinica tramite il blocco irreversibile della sintesi degli eicosanoidi.
– Antivirale attribuita per due azioni, una diretta e una indiretta, che possono contrastare il Rinovirus dell’influenza A, e il Virus Respiratorio Sinciziale, (in quella diretta si evince la capacità del Rasveratrolo di intervenire sulla sintesi delle proteine virali tardive, per blocco diretto della PKC).
– Immunostimolante, per un aumento significativo dell’interferone gamma, e le interluchine 2 e 12.
Fatte tutte le premesse storico scientifiche, possiamo rispondere ora alla domanda che più in questo momento ci interessa: possiamo usare il Resveratrolo come arma contro il Coronavirus?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo citare uno studio pubblicato nel 2017 dalla rivista BMC Infectius Disases, in cui si evince che la molecola del Resveratrolo era risultata efficace in uno studio “in vitro” su delle cellule di MERS-Cov (coronavirus mediorientale) manifestatosi in Medioriente nel 2013 e diventato poi epidemico nel 2018.
Poniamo subito in evidenza che lo studio sopracitato è stato effettuato solo su “cellule” e non su esseri umani, e soprattutto su un ceppo diverso di Coronavirus rispetto al SARS-Cov-2.
Resta però confermato che il Resveratrolo, insieme alla vitamina E, sia uno dei più potenti antiossidanti ad oggi conosciuti, e che la rivista scientifica “Nature Reviews Drug Discovery” abbia indicato questo composto come unica opzione naturale nella lotta al Covid-19, soprattutto per la profilassi.
In conclusione visto che tutti i dati scientifici su questa molecola provengono quasi esclusivamente da studi condotti in vitro o in vivo su animali, non possiamo affermare che vi sia una efficacia confermata al contrasto del Covid-19 sull’uomo.
Ma essendo il Resveratrolo una molecola naturale, e soprattutto priva di importanti effetti collaterali a bassi dosaggi (ad alti dosaggi ci possono essere degli effetti citotossici), diventa possibile l’assunzione di questo composto al solo scopo di profilassi nel possibile contagio da Covid-19, il tutto sempre e solo dietro prescrizione e dosaggio di un medico di riferimento, e in aggiunta alle norme igienico sanitarie già previste dai protocolli sanitari attuali. In pratica, non esistono pillole miracolose, ma semplici regole efficaci da seguire ogni giorno.