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Ve lo ricordate il principio dell’incompetenza? …qui andiamo anche oltre!

Pubblicato il 8 Agosto 2021 11:07 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:03

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Scott Adams è un fumettista statunitense scrittore di diversi libri di filosofia e di parodie satiriche, è diventato famoso per aver creato la striscia a fumetti “Dilbert” in cui si analizzano in modo ironico le tipiche dinamiche delle grandi aziende, e da cui è nato l’omonimo “Principio di Dilbert”.

Analizzando nel dettaglio tale principio, ci accorgiamo subito di quanto le sue origini nascano da un altro vecchio concetto trattato in un mio precedente articolo, “Il principio dell’incompetenza di Peter”, in cui si affermava che alcuni lavoratori venivano premiati con la promozione fino al raggiungimento di una posizione per la quale alla fine risultavano essere incompetenti, posizione nella quale purtroppo rimanevano per sempre, senza essere retrocessi.

Il principio enunciato da Scott Adams si spinge più avanti, afferma infatti che alcuni dipendenti, che magari non distinguono un computer da un’aspirapolvere, o una comunicazione da un’informazione, vengono intenzionalmente promossi per evitare che arrechino danno all’azienda di cui fanno parte…vi ricorda qualcosa? Sinceramente a me ricorda molte situazioni drammatiche che passano dalla gestione di partecipate, fino ad arrivare a grandi aziende pubbliche nazionali, in cui i dirigenti “stazionano” per decenni alla loro guida, pur palesemente incompetenti, oppure si scambiano il comando tra loro continuando a produrre perdite e disastri enormi, per poi andare in pensione con emolumenti da capogiro avendo prodotto nella loro carriera solo debiti e svendite patrimoniali scellerate.

Eppure secondo Adams, questi dipendenti incapaci venivano promossi a livello dirigenziale proprio per non arrecare questi presunti danni all’azienda, ma allora come è possibile che le nostre grandi aziende abbiano subito negli ultimi decenni questa deriva “dilbertiana?

La risposta è semplice e allo stesso tempo probabilmente approssimativa. Adams nel suo studio osservava multinazionali americane, mentre noi “purtroppo per nostra fortuna” siamo in Italia, dove il clientelismo, gli amici degli amici, o l’aspetto fisico, determinano molte promozioni… diciamo inaspettate.

Per quanto concerne la nostra realtà nazionale, ho trovato molto calzante uno studio fatto da due economisti americani Goerge Akerlof e Pascal Michaillat, che cercano di comprendere il fenomeno delle promozioni all’interno del contesto aziendale.

Per i due studiosi quando il dipendente incapace viene promosso a livello dirigenziale, cercando quindi di relegarlo in una posizione protetta da limiti oggettivi, si instaura un processo chiamato “sindrome dello scarabeo” per cui questi nuovi dirigenti tendono a promuovere i loro simili e a respingere chi è diverso (omofilia e xenofobia), ed ecco che con questa logica possiamo spiegare (o almeno tentare), le basse capacità aziendali della nostra classe politica e dirigenziale, e di conseguenza anche la scarsa percentuale di donne presenti all’interno di essa.

Promuovere ancora una volta persone poco capaci, in modo che stiano lontani dalle attività quotidiane, rappresenta una soluzione al Principio di Peter per cui non si poteva ridimensionare un incompetente, e risolverebbe i classici litigi con i colleghi di lavoro o con i clienti.

Sorvolando sulla popolarità satirica di questa teoria, non sono pochi gli scettici riguardo l’affidabilità di questo principio. Ma nonostante tutto sono molti gli studiosi che lo ritengono affidabile e a maggior ragione si ritrova in uso in moltissime aziende in cui i ruoli dirigenziali ricevono un’importanza strategica minore rispetto a quelli tecnici seppur di più basso profilo.

Concludo invitandovi ad una riflessione: se nella vostra esperienza vi è capitato di essere scavalcati o messi da parte a favore di un incompetente, e sorvolo su quanti io ne abbia visti passare per appurati demeriti, sappiate che forse l’enunciazione di questo principio, vi ha restituito almeno la dignità!

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