Dopo il primo arrivo nella notte tra lunedì 30 e martedì 31 agosto, una seconda famiglia di afgani in fuga dalla propria terra è giunta nel territorio della Valle Umbra Sud. Dopo Spello, Foligno. È qui che la famiglia è arrivata – insieme ad altri nuclei familiari poi trasferiti tra Perugia e Terni – ed è qui che vivrà. Due adulti e quattro bambini ospitati, anche in questo caso, dalla Caritas diocesana di Foligno, che attraverso la Fondazione Arca del Mediterraneo ha manifestato fin da subito la disponibilità alla Prefettura di Perugia a fronteggiare l’emergenza afgana spalancando le porte delle proprie strutture ai profughi in arrivo da quel Paese.
Ad accoglierli l’equipe che fa capo all’Ufficio immigrazione della Caritas, ma anche il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini. “Siamo onorati di ospitare questa famiglia afgana – ha dichiarato il primo cittadino incontrandoli – tutta la città di Foligno gli è vicina. Speriamo di alleviare la loro sofferenza – ha proseguito -, la nostra solidarietà e vicinanza è totale. Gli auguriamo ogni bene”. Conclusa la fase dell’accoglienza, però, l’imperativo è e dovrà essere integrazione.
Integrazione intesa come apertura da parte della comunità, ma anche dando a queste famiglie e a quelle che arriveranno gli strumenti per poter vivere concretamente all’interno della realtà che li ospita. “L’insegnamento della lingua italiana e l’inserimento scolastico sono prioritari” ha commentato al riguardo il direttore della Caritas folignate, Mauro Masciotti, che ha aggiunto: “L’integrazione passa in primis per la conoscenza e la comprensione della lingua. È quello che serve anche per aiutarli a superare quello che hanno vissuto”.
L’auspicio, come sempre, è quello che i cittadini li facciano sentire parte della comunità, ma per ora il direttore Masciotti chiede massima riservatezza. “Al momento giusto chiederemo il coinvolgimento della cittadinanza – ha dichiarato -, ma non subito. È giusto lasciargli un po’ di tempo. Hanno vissuto in pieno il dramma di quei giorni che noi stessi abbiamo potuto vedere con i nostri occhi sui giornali e in televisione”. Dramma per quello che hanno vissuto ma anche e soprattutto per chi hanno dovuto lasciare in Afghanistan.