“La curva epidemica sembrerebbe si stia stabilizzando”. C’è ottimismo nelle parole dell’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, che nella mattinata di venerdì 14 gennaio è tornato a fare il punto sull’emergenza sanitaria, richiamando anche l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe che ha classificato l’Umbria come la regione con l’incremento più basso di contagi a livello nazionale. Nel corso della conferenza stampa sulla sanità – che ha visto intervenire anche il commissario regionale all’emergenza Covid, Massimo D’Angelo, e il direttore umbro alla Salute, Massimo Braganti – sono stati illustrati anche i dati forniti dal Nucleo epidemiologico dell’Umbria.
Grafici alla mano, anche Marco Cristofori ha confermato quanto detto dall’assessore Coletto. “C’è un accenno alla stabilizzazione” ha dichiarato l’esperto, spiegando come l’Umbria non abbia ancora raggiunto il picco ma sembrerebbe esserci ormai vicina e come la variante prevalente sia Omicron per oltre l’80%. “L’incidenza sta calando – ha proseguito – con 1.889 casi su 100mila abitanti. Così come l’indice Rdt a 0,90 mentre nel resto d’Italia si mantiene sopra l’uno. Per Marco Cristofori due elementi indicativi del fatto che si stia andando verso un decremento dei positivi. Per quanto riguarda l’incidenza per distretti rilevata nella giornata di lunedì 10 gennaio, si va dai 1.364 casi per 100mila abitanti di Orvieto, il dato più basso, ai 2.746 di Terni, quello più alto. Nel distretto di Foligno, invece, l’incidenza è di 2.117 positivi su 100mila abitanti.
Sul fronte ricoveri, in Umbria raggiunta la saturazione al 32% dei posti letto in area medica e del 9% in terapia intensiva. Per quanto riguarda i ricoveri di area medica, inoltre, tra il 30 e il 40% dei pazienti non sono riconducibili a patologie Covid, ma sono positivi. Numeri, quelli snocciolati, da Marco Cristofori che, secondo lo stesso esperto, dovrebbero consentire la permanenza del Cuore verde d’Italia in zona bianca. Cristofori ha poi parlato di una leggera stabilizzazione pure dei decessi, anche se non ancora evidente. Facendo un’analisi delle vittime, l’età media è di 82 anni. I decessi stanno riguardando soggetti molto anziani vaccinati anche con terza dose, ma anche persone più giovani in questo caso però non vaccinate.
“Nonostante i casi restino alti – ha detto – il rischio di essere ricoverati è 21 volte più basso rispetto all’anno precedente. Questo – ha sottolineato – per via della vaccinazione e anche della variante Omicron che, seppur più contagiosa, forse è meno pericolosa della Delta perchè secondo alcuni studi si fermerebbe alle vie respiratorie alte. Il rapporto tra l’incidenza dei nuovi positivi e il rischio di terapia intensiva risulta 31 volte più basso. Undici volte più basso, infine, il rapporto tra positivi e decessi”.
Andando ad analizzare la diffusione del virus per fasce d’età, quelle maggiormente interessate al 12 gennaio scorso risultano quelle 14-18 anni, 11-13, 19-24, 6-10 e 25-44. “Si tratta – ha commentato la dottoressa Cara Bietta – delle classi d’età più giovani e di quelle più propense a spostarsi”. A mantenere le percentuali maggiori sono le classi 14-18, 11-13, 6-10 ma anche 0-2 e 3-5. Guardando al quadro scolastico, si contano 14 classi attualmente in isolamento e 37 in attenzione. Le più interessate al momento sono quelle dei nidi, delle scuole dell’infanzia e delle primarie.