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Foibe e memoria, le celebrazioni a Foligno

Pubblicato il 10 Febbraio 2023 15:42 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:13

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Celebrato oggi (venerdì 10 febbraio), a Foligno, il “Giorno del Ricordo” per conservare la memoria della tragedia degli italiani e dei martiri delle Foibe. Una mattinata in cui è stato ricordato l’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Tre i momenti commemorativi, a cominciare da quello delle 11 nel piazzale “Martiri delle Foibe” con la deposizione di una corona d’alloro al monumento posto in loro ricordo e alla targa che omaggia la memoria dei 20mila istriani uccisi gettati nelle Foibe, nelle cavità delle miniere, nei boschi e nel mare. 

Alla presenza del Gonfalone del Comune di Foligno c’erano il sindaco Stefano Zuccarini, l’assessore Marco Cesaro, il presidente del Consiglio comunale Lorenzo Schiarea, i consiglieri comunali Marco De Felicis (Lega), Riccardo Polli (Lega) e Rita Barbetti (PD), i rappresentanti di polizia, carabinieri e associazioni combattentistiche e numerosi cittadini.

IL SINDACO ZUCCARINI: “REVOCA ONORI A TITO, MANCATA UNANIMITÀ”

A prendere la parola il sindaco di Foligno Stefano Zuccarini che, subito dopo la deposizione della corona sul monumento, ha ricordato quelle pagine di storia: “Lo scorso 3 febbraio abbiamo deposto le corone di alloro ai piedi delle lapidi in memoria dei folignati deportati nei campi di concentramento nazisti e alla vittime di tutte le guerre. Oggi, con la stessa commozione e fermezza, siamo qui per condannare – senza se e senza ma – gli orrori commessi nel nome dell’ideologia comunista. Ricordo – ha aggiunto il primo cittadino – che il Consiglio comunale di Foligno, ha approvato senza purtroppo ottenere l’unanimità una mozione da me presentata per chiedere al Governo italiano di revocare le onorificenze e i titoli di merito alla Repubblica Italiana assegnati al sanguinario dittatore comunista jugoslavo, Tito, macchiatosi del sangue di uomini e donne di tutte le età, trucidati con la sola ‘colpa’ di essere italiani. Spiace davvero che non sia stata votata all’unanimità, come per la concessione della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre ed il progetto delle Pietre d’inciampo, che hanno avuto il via libera da tutte le forze politiche in Consiglio comunale”. “In questa Giornata del Ricordo – ha infine dichiarato il sindaco –  rendiamo omaggio anche a Gaetano Pinna, esule istriano, uno dei pochi superstiti di El Alamein, artigliere paracadutista della Folgore, al quale abbiamo voluto intitolare il parco qui accanto; saremo poi agli Orti Orfini, a deporre un’altra corona di alloro ai piedi della lapide in memoria di Norma Cossetto, giovane studentessa italiana, istriana, sequestrata, violentata, seviziata e gettata viva nella Foiba di Villa Surani. A tutti loro si deve onore e rispetto: per noi è e sarà sempre così”.

DON GIOVANNI ZAMPA: “LE NUOVE GENERAZIONI NON DIMENTICHINO”

Dopo il sindaco, ad intervenire è stato don Giovanni Zampa, per un momento di preghiera e la benedizione. Portando il saluto del vescovo e di tutta la Chiesa di Foligno, il vicario per la pastorale della Diocesi, ha detto: “Non a caso si tratta di un monumento con la forma di un masso, un macigno. Questa pagina di storia è un macigno per la nostra Nazione, per la nostra Patria. Un peso che portiamo, che portano i nostri antenati e che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni. Dunque, non solo fiori, che il tempo polverizza, ma una pietra, della quale dobbiamo sentire il peso e la ruvidezza. Una pagina di storia con cui dobbiamo fare i conti. La nostra preghiera oggi non è soltanto per le vittime, ma anche per i carnefici, perché Dio abbia misericordia di loro, e per le nuove generazioni, che si domandino il perché di questo monumento. È mia intenzione chiedere al vescovo che in futuro vengano qui anche i giovani, i bambini, a coprire il perché di questo masso e a conservarne la memoria”.

PINNA: “IL SACRIFICIO ESTREMO PER RESTARE LIBERI E DIRSI ITALIANI”

A seguire il momento commemorativo e la deposizione di una corona d’alloro davanti alla lapide dedicata a Gaetano Pinna, nei giardini a lui intitolati e poco distanti dal piazzale delle Foibe. Dopo la cerimonia a prendere la parola il figlio, Pierfrancesco Pinna: “Grazie a nome di papà per essere venuti a ricordare un momento triste e nascosto per migliaia di italiani. Le persone allora – ha detto – fuggirono non per fame o per miseria; i miei parenti istriani lasciarono tutto per un unico motivo: continuare ad essere liberi e italiani. L’odio, la paura, il terrore di certo hanno accompagnato questo esodo. La pulizia etnica perpetrata in quelle terre è un dato di fatto. Lì, la minoranza si impose sulla maggioranza attraverso la violenza e il terrore di questi ‘liberatori’ che facevano irruzione nelle case; quando trovavano la bandiera italiana – che mia nonna e tutti gli irredentisti avevano in casa – erano guai. Non serviva dimostrare di essere italiani, semmai solo di essere comunisti. Altrimenti non si sarebbe solo dovuto morire, ma anche soffrire. Prima di chiudere gli occhi si doveva soffrire. Sono testimone delle storie dei miei parenti che per giorni sono stati bastonati, seviziati e poi buttati nelle Foibe. A casa nostra spesso nonna raccontava di parenti e amici buttati fin nelle fogne. E poi, una volta in Italia, perché esuli e umiliati siamo stati trattati come delinquenti nei campi di concentramento? È stata distrutta una comunità e molti – ma non mio padre – si nascondevano per non farsi riconoscere, perché era pericoloso e sconveniente dimostrare la propria condizione di esule istriano. E poi c’è stato chi si è manifestato a nome di tutti: per rimanere liberi e italiani”.

CORONA DEPOSTA IN ONORE DI NORMA COSSETTO AGLI ORTI ORFINI

Successivamente la cerimonia si è trasferita agli Orti Orfini, dove dal 2020 una lapide ricorda Norma Cossetto, medaglia d’oro al merito civile, “giovane studentessa istriana catturata e imprigionata dai partigiani slavi” che fu “lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba, luminosa testimonianza di amor patrio”. Qui ancora le parole di Pierfrancesco Pinna: “È importante onorare e ricordare certe figure come quella di Cossetto che si è sacrificata per rimanere italiana, per non tradire l’Italia. Avrebbe potuto aver salva la vita ma ha preferito affrontare il martirio; avrebbe potuto indossare il fazzoletto rosso ma è morta affrontando l’estremo sacrificio”. A chiudere la cerimonia una preghiera e la benedizione impartita da don Simone Marchi.

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