“Ci hanno tagliato le ore, in maniera unilaterale, ma gli uffici postali che dobbiamo pulire non si sono rimpiccioliti. Pretendono che facciamo in un’ora quello che prima facevamo in due. Ma alla fine del mese cosa portiamo a casa? Niente, una miseria”. Rabbia ed esasperazione: sono i sentimenti, assolutamente comprensibili, delle lavoratrici dell’appalto di pulizia degli uffici postali dell’Umbria, dipendenti della ditta appaltatrice di Poste italiane nella nostra regione. “Quello che è successo – come ha spiegato venerdì mattina Marta Melelli, segretaria Filcams Cgil Perugia, nel corso dello sciopero con presidio davanti all’ufficio postale di via Mario Angeloni a Perugia – è che il committente, Poste, e l’azienda appaltatrice, in maniera unilaterale e senza che sia intervenuto un cambio d’appalto, hanno decurtato l’orario a queste lavoratrici e lavoratori, che sono già in forte difficoltà perché hanno salari bassi e contratti da poche ore settimanali”.
Di qui la decisione di proclamare, nella giornata di mobilitazione nazionale, lo sciopero nella provincia di Perugia e un presidio anche in quella di Terni nel pomeriggio di venerdì. “È una questione di dignità – ha detto una delle lavoratrici in sciopero intervenendo al presidio di Perugia – perché la mattina presto noi ci alziamo e andiamo a fare il nostro lavoro, proprio come fanno i dirigenti, e non è possibile che alla fine del mese non riusciamo a portare a casa uno stipendio dignitoso per dare da mangiare ai nostri figli”.
“Le aziende appaltatrici tagliano illegittimamente, Poste Italiane non risponde – ha concluso Melelli – senza alcuna considerazione e preoccupazione per le conseguenze sociali ed occupazionali che gli addetti del settore subiscono a causa delle loro scelte. La mobilitazione dunque continuerà”.