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Stop alle guerre, ad Assisi si prega per la pace. Sorrentino: “Il dialogo è decisivo”

Pubblicato il 27 Ottobre 2023 17:33

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Nel 37esimo anniversario dello Spirito di Assisi un motivo in più per pregare per la pace. È la guerra che sta flagellando nuovamente la Terra Santa. Un conflitto che si aggiunge ai tanti altri in giro per il mondo e che preoccupa, senza ombra di dubbio, tutti noi. In concomitanza con la preghiera presieduta da Papa Francesco per il pomeriggio di oggi, venerdì 27 ottobre, nella città Serafica si è svolto il 37esimo anniversario dallo storico incontro interreligioso del 1986, voluto da San Giovanni Paolo II. Così come quasi 40 anni fa il mondo ha bisogno di pace e di dialogo, di rispetto e fraternità anziché di bombe e uccisioni. Ed è proprio il dialogo l’unico strumento per poter dire “basta” a tutti i conflitti che interessano il nostro pianeta. Lo sa bene monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, che ha invitato tutti a pregare per la pace. Ad Assisi i rappresentanti di diverse religioni si sono riuniti per pregare e, successivamente, si è svolto il collegamento con piazza San Pietro per seguire la preghiera del Santo Padre. Quello del 2023 è stato uno Spirito di Assisi nel segno delle donne. Protagoniste del momento di preghiera interreligiosa le rappresentanti di varie religioni. Silvina Chemen della comunità Ebraica Bet-el in diretta da Buenos Aires, Maymouna Abdel Qader, del Centro culturale islamico di Perugia, Marinella Bulletti della Comunità Baha’i di Perugia, Mihaela Heisu, della parrocchia ortodossa romena di Perugia, (Kuhlo) Rosa Welday Tekle della chiesa ortodossa Tewahedo di Eritrea e Irene Dunn della Congregazione anglicana di Assisi hanno pregato per la pace e condiviso con i partecipanti le loro riflessioni. “Assisi è l’emblema della garanzia della pace. Siamo eredi di un padre comune, figli e figlie di una storia che ci ha pensate insieme nella pace. In tutto il mondo, in tutti i luoghi, moschee, chiese, università e altri centri di incontro si persegua il progetto di pace di Dio su questa terra e anche da Assisi le nostre voci sono unite”, le parole di Chemen. “Fa di noi uno strumento per la pace, affinché le sofferenze siano dimenticate, soprattutto oggi in Terra Santa”, l’appello di Maymouna Abdel Qader. Tra i momenti più significativi della cerimonia, la distribuzione di ramoscelli d’ulivo da parte di un bambino, a tutti i presenti e alle esponenti religiose che, simbolicamente, lo hanno piantumato in segno di speranza. Questa, invece, l’intervista rilasciata dal vescovo Domenico Sorrentino a Radio Gente Umbra:

Vescovo Sorrentino, non esistono guerre più o meno importante, ogni conflitto è motivo di preoccupazione. Ma questi giorni il nostro pensiero è ovviamente rivolto alla Terra Santa…

“Sicuramente. Sia per il significato che ha questa terra per noi cristiani, ma anche per gli ebrei e i mussulmani, sia perché è una guerra che può espandersi in maniera incredibile e dare all’umanità un altro colpo che sarebbe veramente più che mortale. È il tempo di una grande preghiera. Il Papa ce lo ha chiesto e lo faremo anche nel ricordo di quanto fece San Giovanni Paolo II nel 1986. Anche delle donne saranno testimoni della nostra preghiera, perché vogliamo dare questo senso forte alla preghiera e anche al ruolo delle donne nella società. Dobbiamo sicuramente riscoprire la dimensione femminile, che ci può aiutare nella costruzione della pace”

Oggi più che mai, quanto è importante tornare a dialogare?

“È decisivo. La pace si costruisce attraverso il dialogo a oltranza. Non siamo abituati al dialogo ad oltranza, ma a dialoghi superficiali, troppo sbrigativi e superficiali. La pace passa attraverso la pazienza del dialogo, soprattutto in un tempo in cui il passaggio a un altro linguaggio, quello delle bombe, dei carri armati e dei droni, è un passaggio che può farci veramente rischiare la catastrofe. Ritornare alla preghiera, ma anche all’atteggiamento di dialogo e testimoniarlo, invitare tutti a fare un passo indietro rispetto alla violenza armata, è oggi particolarmente urgente”

Tra i vari leader del mondo si è dialogato troppo poco ultimamente. C’è però un faro: Papa Francesco è il vero ‘diplomatico’ di questo nostro tempo…

“Intanto non va dimenticato che Papa Francesco non è stato soltanto, in questa situazione, un faro morale. Si è anche messo in gioco, anche come diplomatico, chiedendo che intorno a lui – se viene accettato – si faccia anche un incontro tra i contendenti. La Santa Sede si è proposta come mediatrice di pace. Vedo che anche nelle grandi aule dove si dovrebbe costruire la pace, il dialogo è ai minimi termini e ci si accusa solamente vicendevolmente. È così difficile trovare parole di riconoscimento della situazione oggettiva e di eventuali propri errori. La pace non si costruisce così, bisogna costruirla sempre a metà strada, sapendo fare un passo da una parte e dall’altra. Un’autorità morale come quella della Santa Sede, che porta un interesse spirituale, può fare la differenza. Mi auguro che Papa Francesco venga preso sul serio rispetto a questa disponibilità: poi toccherà agli altri leader fare passi concreti e mettersi d’accordo. Mi auguro che si faccia un passo avanti, accogliendo quello del Papa e camminando verso la pace”

Anche lei ha fatto un passo importante per la pace. Attraverso i giornali abbiamo letto in questi giorni le sue dichiarazioni che hanno fatto “rumore”…

“Hanno fatto rumore perché ho detto una cosa che io mi auguro sia detta e sentita da tanti. Come cristiani abbiamo il dovere di metterci nei panni di chi soffre. Abbiamo in Gesù, che ha dato la vita per gli altri, il più grande esempio di come si ami fino in fondo. Ho semplicemente detto, da vescovo della città di San Francesco che ha dato tutto, della città del vescovo Nicolini che ha salvato circa 300 ebrei mettendo a rischio la sua vita che, se fosse necessario, il desiderio di dare una testimonianza ce l’ho anche io, come credo tanti. Poi quanto questo diventi concretamente possibile non lo so, ma il desiderio e la preghiera perché si viva fino in fondo l’amore per l’altro come un dono della propria vita, penso che sia proprio del cristiano e dobbiamo coltivarlo”

A proposito di amore per l’altro, cambiamo argomento e parliamo di un segno concreto verso le persone fragili. Il riferimento è al progetto “Dopo di noi” che sta prendendo sempre più forma e a breve diventerà realtà nel territorio Folignate…

“Dobbiamo farci carico delle persone più fragili. Quello del ‘Dopo di noi’ è un problema delle famiglie che hanno dei ragazzi fragili in casa, ma non può essere solo un loro problema. Se siamo una fraternità veramente universale, dobbiamo farci carico dei problemi degli altri. Dunque una mamma e un papà che si domandano cosa sarà dei loro figli dopo la loro morte hanno il diritto di aspettarsi dalla società in genere, dalla politica in genere, ma anche dalla fraternità del volontariato, dall’attenzione caritativa concreta, di aspettarsi una mano. Con il ‘Dopo di noi’ abbiamo voluto farlo”.

IL PROGRAMMA DI SABATO – Sabato 28 ottobre, invece, nella Sala della Conciliazione è in programma il seminario dal titolo “Possono le religioni fermare la guerra?” al quale prenderanno parte il vescovo Sorrentino, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, don Tonio Dell’Olio, Piero Damosso, giornalista Tg1 e autore del libro “Può la Chiesa fermare la guerra?”, il francescano padre Enzo Fortunato, Rita Moussalem, responsabile per il Dialogo interreligioso Movimento dei focolari e Maymouna Abdel Qader, portavoce Dialogo interreligioso del Centro Islamico Culturale di Perugia. Saranno in collegamento Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio ed Edith Bruck, la scrittrice di origini ungheresi sopravvissuta alla Shoah. Verrà poi trasmessa la testimonianza di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. Domenica 29 ottobre alle ore 12 nella Basilica superiore di San Francesco si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Sorrentino.

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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