L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha respinto, con 6 voti favorevoli della minoranza e 12 voti contrari della maggioranza, la mozione sull’ospedale “San Matteo degli infermi” e sul Terzo polo ospedaliero Foligno-Spoleto presentata dai consiglieri di opposizione Michele Bettarelli (primo firmatario), Tommaso Bori, Simona Meloni, Fabio Paparelli (Pd), Thomas De Luca (M5s), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Misto).
Prima del voto, Bettarelli ha illustrato l’atto di indirizzo spiegando che “nonostante gli impegni assunti dalla Giunta regionale, ad oggi buona parte dei reparti e dei servizi al ‘San Matteo degli Infermi’ di Spoleto non sono stati riattivati, o lo sono stati in forma ridotta, penalizzando l’azione di cura e assistenza della sanità pubblica del territorio, compreso il reparto di Emergenza/Urgenza, che copre un’ampia zona disagiata. La Giunta ha adottato una serie di atti che, all’insegna del cosiddetto progetto di integrazione ‘Terzo Polo ospedaliero regionale’, attuano e configurano di fatto un ridimensionamento del presidio ospedaliero di Spoleto, prevedendo per lo stesso residue attività programmate a bassa intensità terapeutica con attitudine prevalentemente geriatrica e ambulatoriale. Il ‘Piano di Efficientamento e Riqualificazione del Sistema Sanitario 2022-2024’, approvato dalla Giunta, ipotizza l’unificazione funzionale ed operativa con il presidio ospedaliero di Foligno, facendo gravare quasi esclusivamente le ipotizzate misure di risparmio per il riequilibrio finanziario dell’intero servizio sanitario regionale nel nosocomio di Spoleto. Ed anche le prestazioni di Emergenza-Urgenza vengono concentrate su Foligno, privando in tal modo l’ospedale di Spoleto della qualifica effettiva e sostanziale di Dea di I livello. Infine la Giunta ha preadottato un ‘Provvedimento generale di Programmazione della dotazione dei posti letto ospedalieri del SSR’, che riduce di ulteriori 24 posti letto la dotazione dell’Ospedale di Spoleto, con soppressione dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica e della Neurologia, nonché il ridimensionamento dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia da 18 a 7 posti letto, e la contestuale chiusura del Punto Nascita. Chiediamo quindi alla Giunta regionale di avviare il ripristino di tutti i reparti (Medicina, Chirurgia, Cardiologia, UTIC, Urologia, Ortopedia, Ostetricia con Punto Nascita, Pediatria, Ginecologia, Oncoematologia, Terapia Intensiva, Oculistica) e servizi ospedalieri attivi nell’ospedale ‘San Matteo degli Infermi’ al momento della temporanea trasformazione dello stesso in ospedale Covid, garantendo ogni attivazione necessaria per un nosocomio DEA di I Livello; di proseguire con l’integrazione dei plessi ospedalieri di Foligno-Spoleto-Valnerina, garantendo ad ogni struttura pari dignità e valorizzando il ‘San Matteo degli Infermi’ quale unico ospedale DEA di I Livello all’interno dell’area cratere del sisma 2016; di riconsiderare totalmente l’ipotesi del ‘Codice unico ospedaliero’ per i nosocomi di Foligno-Spoleto-Valnerina; di valutare altresì ogni proposta di integrazione delle specialistiche con altri ospedali dell’Umbria, riconoscendo l’autonomia tecnico-operativa e gestionale dell’ospedale di Spoleto; di subordinare qualunque ipotesi, con atti concludenti, la riapertura di un leale e democratico confronto tra la Giunta e l’Amministrazione Comunale di Spoleto e le associazioni territoriali impegnate sul tema nel territorio, con l’obiettivo di reimpostazione del ruolo fondamentale dell’ospedale DEA di Spoleto nella rete sanitaria regionale”.
DI SEGUITO RIPORTIAMO GLI INTERVENTI DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA:
Simona Meloni (Pd): “Avete fatto molte promesse che non state mantenendo. In questa regione il diritto alla salute non è più garantito. Settantacinquemila anziani in Umbria non si possono curare perché non se lo possono permettere, perché abitano in luoghi disagiati o perché è necessario fare turismo sanitario per spostarsi verso i presidi ospedalieri. Parte della popolazione resta scoperta e privata del diritto alle cure. La mobilità attiva verso l’Umbria si è azzerata mentre quella passiva, quella degli umbri che sono costretti ad andare altrove, è cresciuta a dismisura. Lo smantellamento dei migliori servizi sanitari dell’Umbria prosegue per privilegiare il privato, facendo l’opposto di quanto ci è stato insegnato dalla crisi pandemica. La de-ospedalizzazione non viene attuata e questo porta al sovraffollamento dei pronto soccorso e al ricorso pressoché obbligatorio al privato. Chiediamo di porre attenzione ad una parte di territorio che simboleggia un sintomo dell’abbandono dei cittadini da parte della Regione”.
Tommaso Bori (Pd): “Il 22 dicembre siamo stati a Spoleto e poi in Valnerina per un sopralluogo e un dialogo con i cittadini e i pazienti sulla vera situazione della sanità umbra. Per privatizzare non servono delibere, è sufficiente non far funzionare il servizio pubblico. Questa mozione riporta le richieste approvate dal Consiglio comunale di Spoleto. Quell’ospedale è stato depotenziato, ci sono professionisti sotto utilizzati, c’è un Pronto soccorso privato dei mezzi per funzionare al meglio. La promessa di ripristinare i servizi, dopo il periodo della pandemia, non è stata rispettata. Non possiamo permetterci di lasciare ai margini i territori e i cittadini dell’Umbria”.
Donatella Porzi (Misto): “I dati certificano che sulla sanità la Giunta non sta operando bene. Abbiamo sempre riconosciuto le difficoltà legate al covid. Ora però dobbiamo superare delle situazioni non accettabili. La mobilità e il ricorso al privato stanno diventando allarmanti. Che fine ha fatto la convenzione con l’Università che doveva risolvere tutti i problemi? Cosa è stato fatto per fermare l’esodo dei professionisti dall’Umbria? Per esperienza personale ho visto il personale sanitario che resiste eroicamente per cercare di dare risposte alle persone fragili che hanno il diritto di curarsi”.
Vincenzo Bianconi (Misto): “Le categorie più vulnerabili e gli anziani hanno bisogno di assistenza e servizi proprio nelle aree come Spoleto e la Valnerina. Oggi, chi può scegliere dove vivere, punta a luoghi in cui la qualità della vita sia alta. Ed in cui sia garantita l’assistenza sanitaria. Chi se lo può permettere sceglie la sanità privata oppure si trasferisce dove i servizi ci sono. Nel frattempo anche i professionisti sanitari preferiscono trasferirsi altrove per trovare una diffusa qualità della vita e dei servizi, anche sanitari. Spoleto è sempre stata il ‘porto sicuro’ dello spoletino e della Valnerina. Un porto sicuro che ora è diventato Foligno ma che rischia di allontanarsi ancora verso Terni o Perugia. Anche il turismo risente delle mancate risposte sanitarie, soprattutto con i viaggiatori americani, che sono molto sensibili su questo argomento. Le grandi aziende scelgono di investire in territori che siano coperti da servizi adeguati. Fu promesso che dopo il covid l’ospedale di Spoleto sarebbe tornato ad avere tutti i servizi di cui disponeva ma questo
non è avvenuto”.
Luca Coletto (assessore alla Sanità): “Non c’è nessuna volontà di depotenziare i servizi sanitari. In Italia mancano gli infermieri e si registra una mancanza cronica di medici, nonostante l’aumento delle borse di studio. Per preparare dei medici ci vogliono però 5-6 anni. Nel 2025 ci sarà il massimo dei pensionamenti dei dirigenti medici e quindi saremo ulteriormente in difficoltà. Sarà quindi necessario efficientare tutti i servizi. Questo però non significa chiuderli. Per il Punto nascita avevamo chiesto la deroga ma ci è stato negato. Il reparto di ginecologia non è stato chiuso ma solo spostato di piano. Il Terzo polo segna solo l’integrazione funzionale di due presidi, non c’è un codice unico, e di 5 strutture ospedaliere: Foligno e Spoleto Dea di Primo livello, Norcia, ospedale di base per acuti, Trevi e Cascia ospedali riabilitativi. Più del 90% delle operazioni chirurgiche sono programmate. L’ambito più appropriato per la chirurgia di emergenza è sicuramente Foligno. Le strutture complesse erano già uniche e inserite nella dgr 212/2016 ed erano state accorpate.
Vengono accorpate a Foligno, in una unica struttura complessa, cardiologia, ostetricia, ginecologia, anestesia e rianimazione. Restano a Spoleto le strutture semplici, con un responsabile, un ‘vice primario’ che risponde di queste strutture. Non si tratta quindi di un depotenziamento. A Spoleto vengono accorpate in una unica struttura complessa ortopedia, traumatologia e radiologia con attivazione di strutture semplici a Foligno in coerenza con la mission di struttura per le attività programmate. Vengono mantenute e potenziate tutte le attività ambulatoriali di entrambi gli ospedali. L’integrazione funzionale permette sedi fisiche con i requisiti e il personale per garantire le attività preposte, strutturando idonei percorsi di presa in carico, indirizzando il paziente al setting assistenziale adeguato.
L’ospedale di Spoleto mantiene la qualifica di Dea di Primo livello, integrato funzionalmente con Foligno. Rispetto all’unità di terapia intensiva cardiologica, Spoleto non raggiunge il volume minimo di attività per la cura dell’infarto miocardico e la programmazione indirizza a Foligno la gestione delle emergenze cardiologiche. La riabilitazione cardiologica e le attività di cardiologia programmate restano invece a Spoleto, che manterrà il relativo reparto. Il numero minimo di parti annui è di 500, obiettivo che invece a Spoleto non è stato raggiunto, nonostante gli interventi regionali per il sostegno alla natalità. L’obiettivo primario per le situazioni tempo dipendenti è di garantire l’assistenza sanitaria in sicurezza per i pazienti. Tutto ciò per rispettare gli standard e gli obiettivi nazionali, garantendo risposte assistenziali congrue, un approccio di cura omogeneo, una presa in carico adeguata. A breve entrerà in vigore un regolamento ospedaliero sulle sale operatorie affinché vengano rispettate tempistiche ottimali in ogni presidio”.
Thomas De Luca (M5S): “L’ospedale di Spoleto è già stato praticamente chiuso. Quello che ci viene raccontato è distante da quanto vivono le persone ogni giorno. Ho purtroppo avuto modo di vedere come non funzionano il Pronto soccorso di Terni e quello di Spoleto, dove mancano i mezzi e il personale. Non può esistere un Dea di Primo livello se non viene garantita l’emergenza-urgenza. Due anni fa ho presentato una interrogazione sulla copertura dei posti a cardiologia, alle cui selezioni non ha partecipato nessuno perché quella struttura è in via di dismissione. State continuando a fare scelte per dare un assetto geriatrico all’ospedale di Spoleto. L’ambulatorio di pneumologia è stato chiuso a novembre senza alcuna comunicazione. In terapia intensiva ci sono solo 3 letti. L’aumento dei posti letto c’è stato solo per la sanità privata. L’efficientamento della sanità pare essere a senso unico e i medici ricevono costantemente offerte per passare alla sanità privata. Proprio questa mattina ho avuto conferma che esistono medici a chiamata anche a Spoleto, al contrario di quanto è stato detto durante il question time. Vorrei che fossero pubblicati i numeri di Branca e Orvieto rispetto al numero dei parti annui. Quelle sono aree interne in cui giustamente ci si pone il problema di garantire i servizi necessari. Mentre su Spoleto, con un ospedale chiuso per mesi, i dati sono stati conteggiati in modo errato. Segnalo in proposito che viene negato l’accesso agli atti e mi viene impedito di avere accesso alle comunicazioni del ministero della Salute”.
Roberto Morroni (Forza Italia): “Non bisogna affrontare questi argomenti con la demagogia e per cercare facili consensi. I problemi della sanità toccano tutte le Regioni: carenza di medici e infermieri, liste di attesa, squilibri dei bilanci. Problemi che peraltro si registravano anche anni addietro. Si tratta di nodi strutturali della sanità nazionale, che la fase del covid ha messo in evidenza. Ci sono poi i problemi dell’Umbria: i pochi posti di terapia intensiva e negli hospice, nelle rsa. Abbiamo 17 ospedali per 800mila abitanti. Pochi di questi ospedali rispettano i parametri imposti dai decreti ministeriali. La Giunta regionale ha scelto di non restare immobile. La delibera di dicembre segna una tappa importante nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Spoleto non verrà chiuso ma riformato per dare risposte alla domanda sanitaria di quel territorio. La riforma attuata mira a far recuperare livelli di efficienza e di capacità di risposta alle esigenze di cura della comunità regionale. L’opposizione dovrebbe quindi evitare di inseguire facili consensi, dando un contributo alla costruzione della nuova offerta sanitaria regionale”.
Eleonora Pace (FdI): “Oggi è stata persa una ulteriore occasione di dialogo e di confronto. Si tenta in modo strumentale di costruire un ‘caso Umbria’. Molte delle problematiche evidenziate riguardano tutte le Regioni. Liste di attesa e mobilità passiva affliggono l’Umbria da molto tempo. Stiamo cercando di costruire una sanità adeguata alle esigenze della comunità umbra di oggi. La riforma predisposta dalla Giunta è stata partecipata con i territori e sottoposta al Ministero, che ha espresso parere favorevole. Si tratta di una integrazione vera per creare una rete che sappia davvero rispondere alle esigenze dei cittadini. Non è screditando chi governa e il lavoro dei nostri ospedali che si ottengono risultati. I nostri professionisti si sono spesi anche nelle condizioni più difficili e in strutture non adeguate. Esistono difficoltà, che vanno superate con coraggio e senza la paura di scegliere. Due anni e mezzo di legislatura sono stati paralizzati dal covid, che ha concentrato le criticità della nostra sanità”.
Valerio Mancini (Lega): “Non c’è interesse a privilegiare la sanità privata. La sanità pubblica negli ultimi dieci anni ha subito importanti tagli nei bilanci. Il problema della carenza di personale medico è legato al numero chiuso e ai vincoli di bilancio imposti alle Regioni. Il problema delle liste di attesa è stato affrontato più volte anche in questa Aula. Il piano elaborato da Paparelli, che prevedeva 6 milioni di copertura, non ricevette alcun finanziamento. L’arrivo della pandemia ha poi aggravato la situazione, con la sospensione di chirurgia e diagnostica in tutta Italia, in modo discutibile. La soppressione di strutture semplici e complesse è stata dettata dal Dm 70, non alle scelte della Giunta Tesei”.
Donatella Tesei (presidente della Giunta): “Accade di nuovo che si grida allo scandalo umbro senza considerare il contesto nazionale. La situazione non era idilliaca nemmeno prima di questa Giunta. Abbiamo il dovere di fare chiarezza. C’è un problema grave di de-natalità e questo causa la riduzione dei punti nascita. Ci mettiamo a fare la guerra a Orvieto e a Branca per preservare Spoleto, senza tenere in considerazione i parametri nazionali. Servono strutture adeguate per i pazienti con patologie croniche legate all’età, che oggi finiscono all’interno degli ospedali. Dobbiamo ricostruire la sanità territoriale e creare le reti. La consigliera Porzi ha ricordato che del Terzo polo si parla da tempo e infatti viene citato dalla delibera del 2016 della Giunta di centrosinistra. Il Terzo polo Foligno-Spoleto è una necessità non rinviabile per mantenere due Dea di Primo livello. Puntiamo a realizzare una sanità di territorio vera, che garantisca l’emergenza urgenza ed anche la sanità programmata. Spoleto diventerà un punto di riferimento per gli interventi programmati, quelli che oggi alimentano le liste di attesa. Non si può fare tutto dappertutto e farlo bene. Ci sono standard da rispettare. Nella Commissione tecnica per l’integrazione delle strutture di Spoleto e Foligno c’erano rappresentanti anche del Comune di Spoleto, che hanno lavorato nell’interesse di quella comunità. Anche il sindaco di Spoleto, durante la seduta pubblica, si disse favorevole a questa soluzione. Ora, dopo il parere del ministero, parte il cronoprogramma che vedrà i due presidi avere propri dirigenti, con autonome direzioni di presidio e tutto quello che occorre per raggiungere gli obiettivi fissati. L’ospedale di Spoleto ha bisogno di investimenti. A breve arriverà l’acceleratore lineare nuovo mentre il vecchio non aveva neppure l’autorizzazione del vigili del fuoco. Servirà anche di intervenire per l’adeguamento sismico. La ricostruzione di Cascia e Norcia è iniziata solo con la mia Giunta. Ci sarà l’elisoccorso, proprio per superare le difficoltà di collegamento per le patologie tempo dipendenti. Ogni giorno i sindaci vengono a confrontarsi sulle difficoltà dei territori e della sanità. Come quelle del nuovo ospedale di Narni, per il quale non era prevista nemmeno una strada di accesso. Inutile lamentare le carenze strutturali della sanità umbra oggi, sarebbe stato necessario agire 30 anni fa. Sono pronta a confrontarmi con tutti gli interessati sul futuro della sanità di quell’area”.
LE REPLICHE:
Michele Bettarelli (Pd): “State in effetti perdendo una occasione, venendo qui a fare campagna elettorale. Sono passati oltre 4 anni dalla vittoria elettorale della Tesei e le dichiarazioni di oggi, il dare la colpa a Renzi, risultano fuori luogo. Le difficoltà in sanità sono nazionali, è vero. Ma fino al 2019 i dati dell’Umbria erano molto più positivi e la mobilità passiva era inferiore. Le scelte di questa maggioranza sono poche e sbagliate. Per ricostruire la sanità non basta cambiare i nomi delle strutture che già esistono. Bisogna creare condizioni di attrattività per i medici. Anche noi siamo d’accordo con l’integrazione delle strutture del Terzo polo e lo abbiamo scritto anche nella mozione, che contiene impegni presi da tutti ed è stata condivisa anche dai gruppi di opposizione al Comune di Spoleto”.
Thomas De Luca (M5S): “Non mettiamo in discussione l’integrazione, ma la soppressione di Spoleto. Non siamo di fronte ad un problema nazionale ma ad un problema di Spoleto. Pantalla e Branca hanno bacini di utenza di 60 mila abitanti, circa la metà di quelli di Spoleto. Va inoltre considerata la densità della popolazione sul territorio. Se il problema è l’invecchiamento della popolazione, ci chiediamo che fine ha fatto la Rsa di Spoleto, chiusa il primo novembre. Non si può rimanere in silenzio di fronte a questa situazione”.
Tommaso Bori (Pd): “Abbiamo visto cos’è il pronto soccorso, depotenziato e senza personale. Sono il primo favorevole al terzo polo ospedaliero, ma fare il gioco delle tre carte facendolo su due ospedali non è logico. Non si può pensare che a Spoleto venga tolto il cardiologo. Se la volontà è di smantellamento va detto. La mobilità passiva e le liste d’attesa non possono essere negate. La mobilità passiva ha un indice del 20% sotto questa amministrazione. La mobilità è passata da attiva a passiva. L’ortopedia a Spoleto potrebbe essere un’occasione ma non c’è il personale. Abbiamo professionisti capaci che non possono operare perché manca l’anestesista. Nella mozione ci sono delle richieste chiare che abbiamo il dovere di accogliere”.
Donatella Porzi (Misto): “il processo del terzo polo viene da lontano. Sul terzo polo nessuno ha negato mai l’esistenza di un dibattito. Dobbiamo però garantire i Lea sul territorio. La mozione garantisce questo sistema. Le critiche più feroci alla gestione della sanità a questa amministrazione l’ha fatta FdI con il presidente della commissione sanità del Senato. Nel 2021 Squarta e Pace chiedevano un cambio di passo. Quindi c’era qualcosa che non andava. Oggi parliamo di Spoleto. Ma votiamo questa mozione e dimostriamo che stiamo qui per soddisfare i bisogni degli umbri”.
Vincenzo Bianconi (Misto): “io vengo dalla Valnerina. Chiedo rispetto per me e per il luogo da cui provengo. Anche da parte della presidente Tesei. Ringrazio questa amministrazione per aver riconosciuto all’ospedale di Norcia lo status di ospedale disagiato. Ma c’è bisogno di un luogo di atterraggio, che è sempre stato l’ospedale di Spoleto. Ma se l’urgenza la troviamo a Foligno per chi viene da Valnerina sono almeno 15 minuti in più, che in emergenza possono fare la differenza. Questa impostazione di sanità penalizza Spoleto e Foligno e per la Valnerina crea un ragionevole rischio. La mia preoccupazione è che in tutti gli ospedali dell’Umbria ci siano i professionisti per dare le risposte agli umbri”.
Valerio Mancini (Lega): “alla fine di questo dibattito mi sembra che l’opposizione dica di fare quello che la maggioranza sta facendo. L’opposizione dice di votare una cosa che sta facendo la maggioranza. Mi pare politicamente ideologico. Il progetto era stato ampiamente condiviso e partecipato anche dalle amministrazioni locali. Dite che quello che fa la Giunta va bene. Ci accorgiamo solo con questa amministrazione che gli edifici degli ospedali non erano sicuri. Perché non ci si è accorti prima? Il testo della mozione è palesemente politico, tralasciando il merito”.