L’ospedale di Foligno non è un luogo di lavoro sicuro. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dalla Uil Fpl, attraverso il segretario regionale Paolo Leonardi e quello aziendale Sandro Peciarolo, dopo l’ultima aggressione ai danni di un’infermiera da parte del familiare di un paziente avvenuta nelle scorse settimane. Ed è per questo che i due esponenti sindacali chiedono a gran voce la riattivazione della sorveglianza h 24 all’ingresso del “san Giovani Battista”, il contingentamento degli accessi dopo una certa ora e il ripristino del servizio di vigilanza con le stesso modalità previste prima del Covid. Anche perché, sottolineano Leonardi e Peciarolo, “il numero di aggressioni al personale sanitario, pari a 150 in tutto il 2023, è un numero impressionante che impone un cambio di passo”. Un cambio di passo che la Uil Fpl chiede su tutti i fronti, “perché – si legge in una nota – gli operatori e i cittadini non possono pagare il dazio di scelte sbagliate”.
Quella delineata per il “San Giovanni Battista” è, infatti, una “situazione complessa”. Al problema della sicurezza, infatti, per i due sindacalisti si affiancano anche quelli “dei carichi di lavoro e dell’organizzazione”. “Con la medicina di territorio inesistente e una rimodulazione delle funzioni degli ospedali – spiegano a questo proposito – il Pronto soccorso di Foligno si trova a far fronte ad un ritorno degli accessi ai livelli pre Covid, con un sensibile aumento della complessità delle problematiche che arrivano da tutto il comprensorio”.
Numeri alla mano si è passati dai 53mila accessi del 2019 ai 35mila del 2020, per poi risalire nel 2023 a 50mila e con un 2024 che si è aperto con 165 accessi giornalieri dal primo gennaio. “I picchi – dicono – arrivano nei momenti di ‘ponti lunghi’ o nei fine settimana, quando il territorio è più assente e, comunque, non funge più da filtro. D’altronde – sottolineano Leonardi e Peciarolo – con medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e le guardie mediche ridotte, i cittadini si riversano al pronto soccorso”. A questo va aggiunto il ridimensionamento di Assisi e Spoleto. La conseguenza, ribadiscono, è che “Foligno scoppia e l’essere a parità di personale fa aumentare i tempi di risposta”.
Una situazione che, denunciano, l’ospedale di Foligno si trova ad affrontare da ormai quasi un anno. Sul fronte strettamente della sicurezza, infine, viene ricordato come il “San Giovanni Battista” presenti “un problema di costruzione: ha accessi ovunque – concludono – e i reparti diventano insicuri senza più un controllo all’ingresso. Ricordiamo i problemi di sicurezza negli spogliatoi, per i quali l’azienda si era impegnata anche se, ci risulta, senza far seguire fatti concreti. Così le operatrici sanitarie si sentono insicure”.