Calvi dell’Umbria, Attigliano, Ferentillo, Montecastrilli, Piegaro, Valfabbrica, ma anche Torgiano, Castiglione del Lago e Assisi. Sono nove i “Comuni Ricicloni” dell’Umbria 2023. A certificarlo è l’annuale rapporto di Legambiente Umbria, quest’anno basato sui dati certificati Arpa del 2022. Sei di questi sono sotto i 5mila abitanti, due tra i 5mila e i 20mila e solo uno sopra i 20mila. Un’analisi, quella dell’associazione ambientalista, non solo quantitativa ma anche qualitativa. E se da una parte scendono i “Comuni Ricicloni” umbri (erano 10 nel 2022 e addirittura 17 nel 2019), ciò che preoccupa è soprattutto il peggioramento della qualità della raccolta differenziata, in particolar modo dell’umido. Il tutto, nonostante i criteri siano stati leggermente modificati e resi meno restrittivi, visti anche gli obiettivi del nuovo piano regionale rifiuti che sono di fatto al ribasso rispetto a quelli già stabiliti in passato dalla stessa Regione. “Volendo trovare una lettura positiva c’è che aumenta l’elenco dei comuni che avrebbero un dato di differenziata elevato – commenta Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria -, ma che invece fanno parte degli esclusi proprio perché hanno abbassato la qualità della raccolta dei rifiuti organici, venendo così esclusi dalla classifica. Eppure, questa dinamica segnala che un problema c’è, e secondo noi c’entra qualcosa il voler sempre tornare a pensare alla soluzione facile (l’inceneritore) di fronte al problema complesso della gestione delle tante tipologie di materiali e prodotti che finiscono nei rifiuti. Al contrario il mantra dovrebbe essere: lavorare sui dettagli perché la qualità è un fattore dirimente”. L’esempio classico è la tanta plastica che finisce nell’organico per via del “sacchetto sbagliato”, oppure lo stesso organico ancora raccolto con bidone stradale, quando ormai i dati nazionali e regionali confermano l’importanza di domiciliare questa frazione. Oppure alla necessità di potenziare e comunicare la raccolta dei RAEE, facendo in modo che gli esercizi commerciali obbligati attuino ciò che la legge impone loro, potenziando e strutturando meglio i centri di riuso e i centri di raccolta comunali.
I REQUISITI – Per essere premiati come Comuni Ricicloni umbri, il criterio selezionato da Legambiente Umbria è il rispetto dell’obiettivo minimo di raccolta differenziata, che a livello regionale è stato fissato al 72% al 2028 (come obiettivo di piano intermedio, ma meno ambizioso dell’obiettivo che la regione si era data in precedenza per il 2018 con il 72,3%) e il produrre un rifiuto organico con una qualità media superiore o uguale al 95%, ovvero con presenza di materiale non compostabile (MNC) inferiore al 5%.
Per entrare in classifica regionale quindi Legambiente ha deciso di utilizzare l’obiettivo minimo differenziata al 72% (così come prevede il nuovo piano rifiuti come obbiettivo intermedio al 2028) e contestualmente, al solito, anche una qualità percentuale superiore al 95% di materiale compostabile presente nella raccolta differenziata della frazione organica.
Vi è poi il tetto massimo dei 75 kg di rifiuto indifferenziato prodotto annualmente da ciascun abitante posto da Legambiente per essere definito “Comune Rifiuti Free” (in quest’ultimo caso il Comune viene premiato anche a livello nazionale) e l’ordine di classifica è in generale sempre stabilito in base al valore di rifiuto indifferenziato pro capite, dal minore al maggiore.
NUOVO PIANO REGIONALE – Nella sua analisi, l’associazione ambientalista ritiene che il nuovo Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti umbro, è troppo sbilanciato sull’incenerimento e ancora una volta poco concentrato sulle possibili azioni concrete legate alla riduzione dei rifiuti, al riuso e al miglioramento della qualità delle raccolte finalizzate al riciclo. La tempistica di realizzazione dell’inceneritore è fissata al 2028, “e rappresenta palesemente un’occasione persa per organizzare e rafforzare il percorso verso l’economia circolare regionale e accelerare la transizione ecologica dell’Umbria”.