Un comitato interregionale Umbria-Marche per dire no all’eolico industriale nella fascia appenninica, alla luce dei numerosi progetti che via via aziende private stanno presentando al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. A farne parte diversi comitati che si sono costituiti nel tempo per denunciare il rischio di perdere la montagna e le sue peculiarità qualora si desse seguito alle proposte di parchi eolici finite sui tavoli del Mase. In quest’ottica si iscrive l’incontro dello scorso 25 giugno, promosso dal comitato “Un’altra idea per l’Appennino “di Nocera Umbra, che ha visto la presenza di altri comitati e rappresentati dei territori di Foligno, Valtopina, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Serravalle di Chienti, Camerino e Pieve Torina, per analizzare e approfondire la situazione che vede ad oggi, progetti alla mano, la possibile realizzazione nella montagna umbro-marchigiana di circa 70 torri con altezza da 180 ai 200 metri, “che – dicono i promotori in una nota – andranno a trasformare, irreversibilmente, il contesto naturale dei territori montani, sia della Regione Umbria che della Regione Marche.
Il rischio paventato, come detto, è quello che vengano pregiudicate “in maniera irreversibile le peculiarità e i valori panoramici, naturalistici, ambientali e la biodiversità di aree non idonee e non compatibili per interventi industriali di questa natura e portata” con una “trasformazione radicale dei panorami dell’intera fascia valliva, collinare e montana dell’alta valle del Topino e della piana di Nocera Umbra e Gualdo Tadino, della valle Folignate e Spoletina e degli affacci orientali dal Parco del Monte Subasio, mentre, sul versante marchigiano, inciderà pesantemente sulle aree contermini degli Altipiani di Colfiorito, di Camerino, Monte Cavallo e Pieve Torina”. Per i promotori di questa battaglia “un patrimonio irrinunciabile per il mantenimento e lo sviluppo delle comunità collinari e montane, che sono l’ossatura socio-economica della dorsale appenninica e ancora resistono e si oppongono, strenuamente, al continuo spopolamento”. “Non può essere la realizzazione di questi impianti, che non determinano nessuna ricaduta economico–occupazionale – proseguono – la risposta e la soluzione per le nuove generazioni montane”.
Ribadita, inoltre, “l’importanza delle energie rinnovabili ma anche la non condivisione dell‘aggressione ai nostri territori, operata in un quadro in cui la crisi climatica viene spesso presa a pretesto dagli imprenditori dell’eolico, che decidono dove e come fare impianti, senza tenere minimamente in conto le volontà delle comunità interessate, svincolati dai contenuti della pianificazione urbanistica regionale, provinciale e comunale e senza considerare e rispettare le caratteristiche geologiche, panoramiche, naturalistiche, archeologiche, agricole e socio-economichedi ciascun territorio”.
La partita, secondo quanto sottolineato, si giocherà “sull’attuazione delle linee guida ministeriali, che detterà il quadro generale rispetto al quale le singole Regioni dovranno procedere all’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici”. Un processo che, dicono, non può essere attuato “senza una reale partecipazione ed un coinvolgimento diretto della popolazione, delle associazioni e dei comitati dei territori interessati”. Richiesta, questa, che verrà sottoposta alle Regione Umbria e Marche ma anche alle amministrazioni comunali delle aree coinvolte. “Dovrà, inoltre, essere attentamente valutata – aggiungono – la ripartizione del fabbisogno energetico (bourden sharing) spettante a ciascuna Regione per gli obiettivi 2030 del Pniec, che dovrà essere equamente distribuito su tutto il territorio regionale. Al momento, in Umbria il 20 per cento del fabbisogno energetico è concentrato su appena il 2,5% del territorio regionale, cioè sulla nostra parte della dorsale appenninica che è ancora una volta chiamata a pagare”.
Per dare seguito a quanto emerso nell’incontro dello scorso martedì c’è già in cantiere anche l’organizzazione degli Stati generali dei due versanti dell’Appennino, per dare modo ai vari territori di esprimere le proprie posizioni. Stati generali ai quali, annunciano, saranno invitati a partecipare sindaci, associazioni, categorie economiche e singoli cittadini “a cui – concludono – sta veramente a cuore il destino di questa nostra parte di Umbria e di Marche”.