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Umbria, crescono le imprese ma commercio e manifattura restano al palo

Trend in linea con il resto d’Italia, ma alcuni settori soffrono. Per il presidente della Camera di Commercio regionale: “Occorre preservare questo processo di irrobustimento, spingendo il tessuto imprenditoriale verso forme più avanzate e di miglioramento della produttività”

Pubblicato il 18 Ottobre 2024 14:51 - Modificato il 19 Ottobre 2024 13:08

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Una cornice eterogenea, quella dell’economia umbra, l’aumento del numero delle imprese è un segnale positivo, ma al contempo preoccupano le difficoltà del commercio e dell’industria manifatturiera. Infatti, stando a quanto riportato dalla Camera di Commercio dell’Umbria, l’estate 2024 ha in generale portato segnali di fiducia per il sistema imprenditoriale nazionale e regionale, nonostante per quanto riguarda il Cuore Verde d’Italia emergano due volti della medaglia: i settori professionali e del turismo hanno avuto una crescita significativa, mentre il commercio, l’agricoltura e la manifattura sembrano rimanere al palo, con il settore dell’artigianato che vede crescere la componente delle costruzioni e diminuire quella manifatturiera.

Il registro delle imprese della Camera di Commercio, sulla base dei dati forniti da Movimprese, tra luglio e settembre ha registrato un saldo attivo di +250 attività economiche, figlie di 918 nuove iscrizioni e 688 cessazioni, tradotto in una crescita del numero di imprese +0,25%, in linea con la media nazionale di +0,26%. In questo scenario le difficoltà dell’artigianato umbro sono descritte dal fatto che il saldo positivo si è limitato a 33 aziende, dato che potrebbe destare qualche preoccupazione. Entrando ancora più in profondità nell’analisi e scindendo i dati tra le due province, a dimostrarsi traino dell’economia è Perugia, che con una crescita dello 0,28% delle attività economiche stacca Terni,, che registra un +0,16%, di 0,12 punti percentuali.

Una crescita importante, quella regionale, anche in relazione ai dati dello stesso trimestre dello scorso anno, quando l’Umbria registrava una crescita di imprese quasi pari allo zero, accontentandosi di un misero +0,02%, circa dieci volte in meno rispetto al periodo luglio-settembre dell’anno corrente. Tra questi numeri preoccupano però quelli specificamente riferiti ai settori di commercio, manifattura e agricoltura, che rimangono fuori dalla crescita, registrando rispettivamente aumenti e diminuzioni del +0,06%, -0,02% e -0,015%.

Facendo, invece, riferimento alle imprese attive, l’Umbria può sorridere, perché nel terzo trimestre del 2024 sono ben 77.892 quelle realmente attive, in crescita del +0,3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Anche in questo caso a trainare è la provincia perugina, con un +0,33%. Terni ferma al +0,16% anche nel contesto delle imprese attive. A crescere sono anche le società di capitale, mentre resta stabile il numero delle imprese organizzate in altre forme giuridiche, come società di persone e ditte individuali, rispettivamente con un +0,69%, un +0,06% e un +0,09%.

“Il tessuto imprenditoriale dell’Umbria è diventato gradualmente più solido rispetto al passato – dichiara Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – anche grazie a questa maggiore solidità riesce in parte ad ammortizzare i contraccolpi del biennio di pandemia. Occorre preservare questo processo di irrobustimento, spingendo il tessuto imprenditoriale della regione verso forme più avanzate e di miglioramento della produttività. Oggi si gioca una partita nel campo della transizione digitale e di quella, collegata, della sostenibilità ambientale e sociale. Su questo, – ha concluso Mencaroni – come noto, la Camera di Commercio dell’Umbria è pienamente impegnata perché il maggior numero di imprese possibile possa compiere questo salto di qualità sulla linea della doppia transizione, digitale ed ecologia, asse portante del programma dell’Ente Camerale”.

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