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Il “San Carlo” riparte da Shakespeare

La Compagnia diretta da Giacomo Nappini Casuzzi porterà sul palco di via Saffi “Sogno” per il primo appuntamento della nuova stagione: sold out le date serali, aggiunta una replica pomeridiana

Pubblicato il 7 Novembre 2024 16:53 - Modificato il 8 Novembre 2024 13:59

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Dall’Inghilterra di Agatha Christie a quella di William Shakespeare: riparte da qui la stagione teatrale del “San Carlo” di Foligno. Dopo il sold out registrato domenica 27 ottobre con il primo dei cinque appuntamenti culturali promossi dall’Associazione Teatro San Carlo guidata da Michele Pelliccia, che ha visto protagonista il poeta e scrittore Silvio Raffo in un evento curato da Augusto Arcangeli, ora tocca all’esordio della stagione teatrale. E le premesse sono delle più rosee: a una settimana dal ritorno sulle scene, infatti, la Compagnia Stabile del Teatro San Carlo, diretta da Giacomo Nappini Casuzzi, aveva già registrato il tutto esaurito nei tre appuntamenti serali di venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 novembre. Aggiunta, dunque, una nuova data il pomeriggio di sabato 9 novembre, alle 16.

C’è attesa, dunque, tra il pubblico di affezionati, appassionati e curiosi per il primo spettacolo della nuova stagione, quello che – come detto – celebrerà il famoso poeta e drammaturgo inglese. Ad arrivare sul palco di via Saffi sarà “Sogno”, una produzione della Compagnia Stabile del Teatro San Carlo in una versione completamente inedita per chi, già in passato, aveva avuto modo di assistere all’opera “Sogno di una notte di mezza estate” portato in scena dai ragazzi di Protemus oramai undici anni fa, sempre per la regia di Giacomo Nappini Casuzzi. A curare la traduzione e l’adattamento teatrale di questa nuova esperienza Massimo Bernardo Dolci, che parla di un testo “fedele all’originale, in versi, agile e snello”. “Gli unici interventi fatti – prosegue – sono stati funzionali a rendere più evidente, oggi, la magia, la follia e soprattutto il divertimento che voleva trasmettere William Shakespeare con le sue opere”.

Lo spettacolo “Sogno” (foto Pierfilippo Pascucci)

Sul palco 15 attori della Compagnia Stabile del Teatro San Carlo che si cimenteranno in un’opera contemporanea, dall’approccio fresco. “Quella di Shakespeare è una scrittura per il teatro e questo è uno dei punti di partenza dello spettacolo: coinvolgere il teatro nella sua totale essenza, il che significa che ogni sua parte sarà protagonista” commenta il regista Giacomo Nappini Casuzzi, che aggiunge: “In ‘Sogno’ vediamo una compagnia fare teatro, che deve mettere in scena appunto uno spettacolo: è una compagnia che viene dal popolo, dalla gente. E chi ci dice che anche la gente che verrà a vedere il nostro spettacolo non faccia parte di uno spettacolo più grande? È un gioco di scatole nelle scatole, è un gioco in cui la quarta parete è totalmente frantumata e vediamo interagire diversi piani di realtà”. Due, quelli, individuati dal regista. “Il piano del reale o apparentemente tale, la città di Atene, e il piano del sogno, apparentemente il più illusorio. Ma c’è un personaggio che è trasversale a questi piani, che è Puck, il folletto – prosegue -, il quale sin dall’inizio è già presente nel piano del sogno e alla fine sarà presente parlando direttamente col pubblico nel tema della realtà: questo gioco tipicamente teatrale è frutto dell’enorme abilità di Shakespeare di scrivere per la scena, di scrivere anche trame molto complesse, molto intrecciate che però direttamente sul palco funzionano, sono immediatamente comprensibili”.

Lo spettacolo “Sogno” (foto Pierfilippo Pascucci)

Diversi anche i registri utilizzati: da quello aulico a quello popolare e fino ad arrivare a quello comune. “Segno – commenta il regista – che Shakespeare si rivolgeva a tutti, una missione tipica dell’identità del ‘San Carlo’”. “In più – aggiunge – c’è una svolta di regia nuova, osata dal National Theatre e che mi ha convinto molto: l’opera si apre con un inno alla luna che, si dice, agiti le maree dirigendo le sorti e i sogni dei protagonisti. E tutti i personaggi cominciano in una atmosfera dura, severa, razionale, tipica del mondo della città e, grazie all’intervento del sogno, dell’irrazionale, dell’istinto torneranno cambiati nella loro realtà e questo è dato dall’intervento di Ippolita che si rivolge alla luna riesce a mutare l’animo umano. Questa dualità è presente in Ippolita che rappresenta anche Titania, e anche in Oberon che è lo stesso attore di Teseo. È una trovata geniale che fece Peter Brook, capendo che tra questi personaggi c’era una connessione totale e ho voluto mantenere questa scoperta straordinaria del Novecento. Quindi – conclude – avremo due attori che faranno un doppio personaggio, proprio perché è la parte di noi che entra nel sogno e è disposta a mettersi in gioco”.

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