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Saldi estivi, Confcommercio stima una spesa media di 203 euro a famiglia

Per l’Ufficio studi della confederazione in Italia previsto un giro di affari di 3,3 miliardi di euro. A tracciare un quadro della situazione umbra Carlo Petrini (Federmoda): “Siamo di fronte a una desertificazione commerciale progressiva”

Pubblicato il 3 Luglio 2025 15:48 - Modificato il 4 Luglio 2025 14:33

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Duecentotrè euro a famiglia. Secondo le stime dell’Ufficio studi di Confcommercio sarà questa la spesa media dei nuclei familiari italiani in occasione dei saldi estivi, che in Umbria, come nel resto d’Italia fatta esclusione per la provincia autonoma di Bolzano, inizieranno il prossimo 5 luglio.

Nel corso del tempo i saldi sono cambiati, restando comunque un momento per fare acquisti risparmiando vista l’ampia scelta messa in offerta dai commercianti. Ma la loro natura è mutata a causa di una serie di fenomeni “distorsivi”, che incidono negativamente sul loro andamento, come spiega il presidente di Federmoda Umbria Confcommercio, Carlo Petrini: “Ormai il tema dei saldi inteso in modo tradizionale non ha quasi più senso, perché negli ultimi anni sono sopraggiunti una serie di fattori che ne hanno indebolito la funzione e sui quali bisogna intervenire con urgenza per salvaguardare le regole della corretta concorrenza. I canali di acquisto a disposizione del consumatore – ha aggiunto – si sono moltiplicati in modo non regolamentato, con pesanti conseguenze sui negozi di prossimità”.

Petrini evidenzia inoltre le criticità che il settore moda si trova a vivere. Nel 2024, infatti, il comparto ha registrato un saldo negativo di 6.459 punti vendita, con una media di chiusure di 18 negozi al giorno. “Siamo di fronte – ha proseguito il presidente di Federmoda – ad una desertificazione commerciale progressiva e strutturale che negli ultimi 5 anni ha causato la perdita di oltre 23.000 negozi e 35.000 posti di lavoro. Ma i negozi di moda non sono solo luoghi di vendita: sono presidi del territorio, elementi identitari delle nostre città, strumenti di coesione sociale”.

Tra le cause del problema Petrini individua, oltre alle vendite online, una concorrenza fatta ai negozianti dai fornitori che hanno il vantaggio di avere un catalogo e un assortimento più ampio, vendendo al negozio ma anche al consumatore finale “direttamente o attraverso siti gestiti formalmente da altri, ma che sfruttano il loro brand. Il tutto aggravato dagli ormai consueti specchietti per le allodole – ha spiegato Carlo Petrini –, veicolati tramite newsletter, sms, social e whatsapp, delle vendite private o precedenti ai saldi, che costringono i negozi a adeguarsi per non soccombere. In aggiunta i fornitori vendono direttamente anche ai market place che, dato l’altissimo volume degli acquisti, possono permettersi di praticare prezzi più bassi. Ne deriva un grave fenomeno di concorrenza sleale, su cui chiediamo con forza l’intervento del Governo – esorta Petrini –, che obblighi i fornitori a rispettare i ruoli all’interno della filiera della moda”.

Altro nodo da sciogliere quello legato alla data di inizio dei saldi. Sempre secondo Petrini i saldi dovrebbero tornare ad essere vere vendite di fine, non di inizio stagione, anche in considerazione dei cambiamenti climatici che hanno stravolto la logica della stagionalità degli acquisti.

Cosa aspettarsi invece sull’andamento dei saldi? Purtroppo, la stagione degli sconti invernali è stata piuttosto negativa e il settore moda guarda con preoccupazione ai prossimi anni. “Le attività commerciali – commenta Carlo Petrini – mettono in campo il meglio per soddisfare i consumatori, e speriamo anche nella ricaduta commerciale del flusso turistico, che in Umbria sta avendo un andamento estremamente positivo. Servono interventi strutturali – conclude – che salvaguardino il commercio di prossimità, nell’ambito di progetti di rigenerazione urbana che ne riconoscano e valorizzino la funzione economica e sociale”.

Tornando infine alle stime elaborate da Confcommercio, si prevede che in tutta Italia il valore totale dei saldi estivi ammonterà a 3,3 miliardi di euro, e le famiglie che acquisteranno saranno 16,1 milioni, con acquisto medio per persona pari a 92 euro e un acquisto medio per famiglia pari, appunto, a 203 euro.

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