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Terzo polo sanitario, botta e risposta tra i sindaci di Foligno e Spoleto

Zuccarini ha espresso “profonda preoccupazione” per il nuovo progetto previsto dalla giunta Proietti con la separazione dei due nosocomi. Per Sisti l’unificazione si tradurrebbe in “un ospedale vuoto e l’altro in sovraccarico, con vantaggi per la sanità privata”

Pubblicato il 23 Luglio 2025 15:58

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Scontro aperto sul Terzo polo tra il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, e quello di Spoleto, Andrea Sisti. Ad accendere la polemica è stato, in occasione del consiglio comunale di martedì 22 luglio, il primo cittadino folignate, intervenuto sulla questione sanitaria a pochi giorni dall’incontro tra la presidente della Regione, Stefania Proietti, i capigruppo e i membri della quarta commissione consiliare del Comune di Spoleto, che aveva visto anche la presenza della nuova direttrice della sanità, Daniela Donetti e del nuovo direttore dell’Usl Umbria 2, Roberto Noto.

Incontro nel corso del quale la governatrice ha parlato di un superamento del Terzo polo con l’adozione del nuovo Piano regionale. Dichiarazioni che, dunque, hanno suscitato in Zuccarini “profonda preoccupazione per un nuovo progetto riguardante gli ospedali di Foligno e Spoleto che non prevedrebbe più l’unificazione ma la separazione tra i due nosocomi. L’unione del Terzo polo dell’ospedale di Foligno e Spoleto – ha detto – non è un capriccio della precedente giunta ma una precisa necessità legislativa che deriva dall’adempimento del decreto ministeriale 70 che prevede un bacino di utenza di 150.000 persone minimo per un ospedale”.

“Ora – ha proseguito – leggo sui giornali che la presidente Stefania Proietti è andata a Spoleto rassicurando che ciò non sarebbe successo, ma che i due ospedali sarebbero rimasti separati con le proprie assegnazioni”. Di conseguenza, come puntualizzato da Zuccarini, “non verrà creato un polo ospedaliero con alcuni reparti a Spoleto e altri a Foligno, ma due nosocomi distinti con la duplicazione di reparti come quelli di urologia, cardiologia e il punto nascita”.

“Non so se è una battuta elettorale – ha incalzato Zuccarini – o è un modo per tranquillizzare la città di Spoleto che soffre di quest’unione con Foligno. Mi domando inoltre con quale criterio la presidente abbia fatto quest’incontro, perché sia andata a Spoleto e non sia venuta a Foligno. Mi domando anche per quale motivo, se esiste una legge non viene rispettata. Detto tra noi – ha aggiunto – se chiude l’ospedale di Spoleto è un problema ma se chiude quello di Foligno salta l’intera sanità regionale. Con un pronto soccorso che fa circa 48.000 accessi, cioè più di quelli di Terni e quasi paragonabili a quelli di Perugia. Chiedo quindi ai consiglieri di valutare un consiglio comunale aperto su questo punto dove magari invitare la presidente, e chiedo anche alla Proietti di venire a Foligno per chiarire cosa si intende fare del Terzo polo ospedaliero. Non si possono apprendere certe informazioni dai giornali – ha concluso – è un comportamento imbarazzante: si dovrebbe avere il buon gusto di venire a Foligno e dire ciò che si vuole fare. La città deve sapere cosa ne sarà della nostra sanità e del nostro polo ospedaliero”.

A queste dichiarazioni è seguita tempestiva la risposta del sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, che con un post sui social si è definito perplesso dalle dichiarazioni di Zuccarini, aggiungendo: “Se in questi anni c’è stato un ospedale ad essere effettivamente depotenziato, quello è il San Matteo degli Infermi di Spoleto. Ed è semmai a causa di un nosocomio spoglio della metà dei reparti dopo la chiusura totale per conversione a ospedale Covid che il San Giovanni Battista di Foligno soffre il sovraffollamento e, tutta l’Umbria l’allungamento delle liste d’attesa”.

Per Sisti il terzo polo ospedaliero avrebbe solo messo nero su bianco l’agonia, con “un ospedale vuoto e un altro in sovraccarico, con vantaggi soltanto per la sanità privata e molto disagio per i cittadini. Le intenzioni della presidente Proietti – ha aggiunto – sono chiare: ogni ospedale sarà parte integrante di un nuovo piano socio sanitario regionale che metterà al centro la sanità pubblica e la prossimità dei servizi per tutti i cittadini dell’Umbria, senza distinzioni territoriali. Restituire al San Matteo la dignità di cui è stato privato in questi anni di amministrazione Tesei – ha detto in conclusione – non toglierà nulla agli altri, ma, con una vera integrazione, ne guadagnerà tutto il sistema sanitario pubblico regionale, quindi tutte le cittadine e i cittadini dell’Umbria e non solo”.

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