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Falchetti, Damaschi consiglia Ius: “A Foligno il calcio non tira”

Pubblicato il 25 Ottobre 2016 16:01 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:58

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Nel corso dell’ultima puntata di “Golden gol: la giornata”, in onda tutti i lunedì su Radio Gente Umbra, è intervenuto l’ex presidente del Città di Foligno, Roberto Damaschi. Ecco alcuni momenti dell’intervista.

Nonostante le divergenze di vedute, lei e Ius converranno che intorno alla società di calcio a Foligno ci sia un deserto. Come spiega questa situazione?

“Sono d’accordo in larga parte con la lettera aperta dell’avvocato Trella e di quanto dichiarato dal presidente. Il quadro che mi era stato descritto al mio arrivo, la situazione che ho riscontrato io e quello che vedo adesso sostanzialmente coincidono, quindi che una volta il problema sia Zampetti, una volta Damaschi ed ora Ius, sembra essere un po’ una scusa. Io un’idea personale me la sono fatta: a Foligno non ‘tira’ il calcio, sarebbe una vetrina importante e che darebbe lustro, e che quindi potrebbero essere mal visto da qualcuno. L’indotto pubblicitario era di 500mila euro in passato, altri potrebbero non gradire una realtà così grande. Non regge il fatto della crisi economica”

Con la Nuorese non c’era un solo cartellone pubblicitario. Dipende dagli imprenditori o dalla mancanza di credibilità della società?

“C’è una situazione latente, l’anno giusto per coagulare le forze intorno al Foligno era l’anno scorso. Ma ci sono state tante promesse poi disattese al 100%. Poi quest’anno con tutto questo chiacchiericcio…Ma in fondo è stato sempre così, l’anno scorso la cartellonistica era portata direttamente da me o da Pandalone, negli anni qualcosa è stato fatto con gli operatori pubblicitari, ma sempre in maniera molto ridotta”

Ha qualche rimpianto per quanto riguardo lo scorso anno?

“Ne ho moltissimi, perché l’impegno personale è stato imponente negli anni. Avrei ambito a maggiori risultati. Il rammarico è stato quello di voler esser ripartiti a tutti i costi dopo il fallimento, nonostante non ci fosse il terreno fertile intorno. Era chiaro il messaggio: armiamoci e partite. L’errore macroscopico è stato rinforzare una rosa facendo crescere il budget, nonostante fossimo a cinque punti dalla prima. Poi sono stato commessi errori, ed io ne sono il principale responsabile”

Come si spiega le contestazioni dello scorso anno?

“Non lo so, bisognerebbe chiedere a chi ha contestato. In quel momento la società marciava alla perfezione, mancava qualcosa nei risultati, anche se io non ho mai detto che bisognava vincere a tutti i costi. Inoltre la poca tifoseria è divisa, qualcuno chiede grandi ingaggi, altri preferiscono calciatori locali attaccati alla maglia. E poi contestare il sottoscritto perché sono tifoso del Perugia, è come scoprire l’acqua calda, lo sapevano tutti ed io non rinnego nulla. Mi è sembrata una cosa preparata a tavolino non so fomentata da chi o da cosa”

Cosa non ha funzionato nella cessione che ha portato la società in mano a Nuccilli?

“Se si contesta una società, con il volantinaggio addirittura, che ha ambizioni, è sana e sta ricostruendo un settore giovanile con le varie società del territorio, bisognerebbe pensare anche a chi potrebbe venire dopo. Io ero socio di minoranza, Pandalone era stanco di una situazione cittadina poco piacevole. Io sono stato messo nelle condizione di scegliere di rimanere solo con Nuccilli come socio, oppure cedergli la società. In una piazza che mi contestava non aveva senso restare. Ho sempre avuto la sensazione che con Nucilli la situazione non sarebbe stata entusiasmante. Confidavo nel finale di stagione per fare qualcosa di meglio. Ma come sempre non ci sono stati incontri costruttivi. La colpa è degli assenti e non dei presenti. Il problema a Foligno sono gli imprenditori, la città e le istituzioni. Non certo chi ci ha provato, se si ottiene sempre zero dalla piazza non si possono pretendere salvatori della patria. La nuova società suscitava maggiori speranze, ho provato a dargli una mano fino ad un certo punto poi, sinceramente, dalla vicenda delle giovanili in poi non concordavamo molto sulle idee e mi sono fatto da parte”

Se la colpa non è sempre e solo dei presenti, allora dia un consiglio a Ius…

“Difficile dare consigli senza creare un polverone… Se parliamo di aspetto tecnico non credo che questa sia una squadra da ultimo posto in classifica, non è così scarsa come la si dipinge, non è una squadra tutta grinta. Qualcosa gli manca, ma non è tutto da buttare visti anche gli organici avversari. Manca una vera e propria prima punta, un ariete d’area di rigore. Dal punto di vista societario la ricetta è sempre e solo una: attecchire sul territorio, per questo la manovra sul settore giovanile è stato un autogol clamoroso. La serie D costa 350 mila euro, se Ius vuole sostenere una spesa del genere completamente solo, gli faccio tanti auguri e dei complimenti, senza giudicare le capacità economiche di nessuno.  Altrimenti, non resta che ripartire dalla seconda categoria. Ma d’altra se ha smesso Cucinelli con il calcio qualcosa vorrà pur dire, no?”

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