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Giacomo Innocenzi, il suo Pour Parler piú forte anche del terremoto

Pubblicato il 19 Novembre 2016 16:11 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:45

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Una storia ormai conosciuta anche a livello nazionale ma che nasce qui, a Foligno. Incontro il protagonista in un bar e, dopo aver sorseggiato un buon caffè, mi diverto ad iniziare la nostra chiacchierata nello stesso modo in cui è consuetudine che lui inizi le puntate del suo Pour Parler, il talk show che lo ha fatto diventare famoso.

Proprio come fai tu all’inizio di ogni puntata ti chiedo, quali sono i tuoi dati anagrafici? Mi chiamo Giacomo Innocenzi. Sono nato il 14 marzo del 1985, sono del segno dei pesci e vivo a Foligno. Nella vita mi occupo dell’amministrazione di una srl insieme a mio padre ad Ospedalicchio e nel tempo ‘vivo’ – così a lui piace chiamare il suo tempo libero – faccio il mio talk show nel salotto di casa. Una telecamera e una serie di domande pensate per i suoi ospiti, di carattere esistenziale e mai invadenti, a cui lo stesso Giacomo lavora preventivamente. E lo show è servito. Nessuna spettacolarizzazione, solo il piacere di condividere pensieri e comunicare, facendo della tecnologia il mezzo e non il fine come purtroppo invece oggi accade spesso. “Ogni persona è un personaggio – è il pensiero che muove Giacomo – ognuno ha in sé un grande potenziale che merita di essere tirato fuori”. Un’idea innovativa nata nel 2010, lo scorso 3 novembre infatti il Pour Parler ha spento le sue prime sei candeline. Da dove è nata l’idea Giacomo? Tutto ha avuto inizio perché notavo che la gente non parla più e invece credo che sia la cosa più importante in assoluto. L’altro stimolo è venuto da un mio problema personale di salute. Sono affetto da sclerosi multipla e dal 2008 in poi le mie condizioni di salute sono iniziate a peggiorare, faticavo a stare in piedi ed ho pensato ad una formula che mi permettesse di stare seduto. Questa per me è una seconda vita e la mia cura. Il tuo talk show ha diverse sfaccettature, raccontaci. Si diversifica a seconda degli ospiti: c’è un Pour Parler Stories, con una puntata incentrata su una persona, il Pour  ParlAir, girato all’aperto, il Pour Parler Mobile, con riprese dallo smartphone, Pour Parler Sfida, in cui si confrontano due ospiti, infine Pour Parler Eyes e Pour Parler Lips dove gli ospiti rimangono anonimi e vengono ripresi solo gli occhi o la bocca. Poi c’è il Pour Parler Zut, un’ora e mezza girata a teatro con domande specifiche su un tema, intervallate da momenti di intrattenimento. Ho fatto 5 edizioni, l’ultima è stato lo scorso ottobre sul tema dell’amore e la prossima è prevista per il giorno 11 dicembre. La tua storia ormai è nota a molti, anche grazie alle tue apparizioni in diverse riviste e programmi tv ma ogni volta i numeri crescono, ad oggi quante persone sono passate nel tuo salotto? Ho intervistato 386 persone, per un totale di 295 puntate ed oltre 124mila visualizzazione sul canale youtube. Davanti alla tua telecamera anche tanti nomi noti tra cui uno recentissimo vero? Si l’ultimo intervistato è stato Gianluca Grignani, a Foligno la scorsa settimana per un concerto. Quando l’ho incontrato la prima cosa che mi ha detto è stata: “ Non dirmi niente, so già tutto di te, qui ti conoscono tutti”. Ma la lista di Giacomo è molto lunga, tra i ‘famosi’ che hanno risposto alle sue domande anche Rocco Siffredi, Dj Ralph, Bobby Solo ,Jack Lens, Mita Medici,Brigitta Bulgari, Carmen Consoli, Antonella Elia e Vittorio Sgarbi. Cosa ci dici invece dell’esperienza in Rai? L’invito a La Vita in Diretta è stata un’esperienza strepitosa, così come quella al Tg1. Uscito dallo studio una persona è venuta da me e mi ha detto “Tu mi hai salvato”. Non voglio essere il motivatore di nessuno, ma mi rendo conto che la mia vita post malattia è cambiata. Oggi riesco a dare rilevanza ed esaltare le cose davvero belle. Ho appurato la cosidetta resilienza. Mi succede spesso di passare momenti veramente pesanti eppure mi prende una felicità che mette paura. Meno hai e più sei felice, più hai e meno sei felice. Io ho meno ma ho più. Ai miei ospiti mi piace dire che dopo ogni puntata mi hanno regalato emotivamente un assegno circolare. Hai un passato da dj, che ruolo ha la musica nella tua vita oggi e quali sono i sogni nel cassetto di Giacomo. Ho fatto il dj per dieci anni, ma non l’ho mai vissuto come un lavoro ma come un piacere. La musica è sempre con me però. La sera mi addormento ascoltando la radio in streaming a bassissimo volume. Mi piacerebbe invece che quello che sto facendo adesso nel salotto di casa possa diventare un lavoro. Davanti alla telecamera io sto bene. E non ho problemi a parlare o apparire, né a confrontarmi con personaggi famosi, non per mancanza di stima ma perché non ho più timore. Ultimamente non si fa che parlare del terremoto, come lo vivi te? Io ricordo molto bene anche quello del ’97, ma lo vivo in maniera totalmente diversa. Un po’ perché sono cresciuto e un po’ perché io non posso scappare a causa dei miei problemi di mobilità. Vedo con piacere che in questa situazione si crea tra le persone una bellissima solidarietà, nel mio la vivo come una costante. Io il terremoto lo vivo tutti i giorni, lo sento e aspetto che passi.

 

 

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