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Cascia, completato il restauro del corredo liturgico della chiesa di Sant’Anatolia

Pubblicato il 21 Dicembre 2019 10:37 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:15

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Sono tornati a splendere le stole e le dalmatiche, il manipolo e la pianeta, il velo da calice e la busta corporale che componevano il corredo liturgico della chiesa di Sant’Anatolia di Cascia, portati in salvo dopo il sisma del 2016 e sottoposti ad un intervento di restauro.

Intervento che si è concluso proprio in questi giorni, grazie soprattutto alle donazioni raccolte con gli sms solidali nell’ambito della campagna promossa dopo il terremoto di tre anni fa. Il bene culturale, restituito con qualche giorno d’anticipo rispetto alla scadenza della consegna fissata proprio per oggi, sabato 21 dicembre, si trova ora nel deposito di Santo Chiodo a Spoleto, in attesa di poter tornare a casa.

Soggetto attuatore dell’intervento è stato l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Umbria mentre la direzione dei lavori è stata seguita dal Mibac. Per effettuare i lavori – come detto – sono stati utilizzati una parte dei 116 mila  euro  raccolti con gli sms solidali e destinati dal comitato dei garanti al restauro dei beni culturali mobili, in particolare “dipinti su tela e opere polimateriche” e “manufatti tessili”.

All’indomani del sisma il corredo liturgico era stato ‘tratto in salvo’ dalla lesionata  chiesa di Santa Anatolia di Cascia e portato al Deposito di beni culturali di Santo Chiodo di proprietà della Regione Umbria e gestito in convenzione con il Segretariato regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo dell’Umbria.

“Con queste operazioni di ‘salvataggio’ dei beni culturali mobili – spiegano dall’Ufficio speciale per la ricostruzione – non si è voluto sottrarre tali beni alle comunità di appartenenza ma scongiurare il pericolo di ulteriori danneggiamenti o trafugamenti, offrendo un luogo idoneo per la custodia temporanea. L’obiettivo, infatti, è quello di restituire al più presto alle comunità di origine il patrimonio culturale restaurato come segno tangibile di rinascita dei luoghi colpiti così duramente dal sisma e come riaffermazione dell’identità e della memoria storica della collettività”.

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