C’è un filo profondo, profumato e invisibile che lega Trevi al tartufo. Un legame antico, mai raccontato fino in fondo. Fino ad ora. Radici storiche, documentate, che grazie all’associazione Pro Trevi e al “Progetto di ricerca permanente Durastante Natalucci” sono state raccolte in una pubblicazione che rappresenta anche la loro prima opera congiunta: “Storia del tartufo a Trevi dal Quattrocento a San Pietro a Pettine”. Un volume firmato dallo storico Stefano Bordoni che per la prima volta porta alla luce le radici culturali, economiche e simboliche di uno dei prodotti più preziosi del territorio umbro. La presentazione ufficiale si terrà domenica 25 maggio alle 11, a Villa Fabri, con il patrocinio del Comune di Trevi.
La pubblicazione inaugura la collana editoriale “Produzioni Trevane”, ideata con l’obiettivo di esplorare e divulgare la storia delle eccellenze produttive trevane, partendo proprio dal tartufo: non solo ingrediente d’eccellenza, ma elemento identitario della comunità locale.
Determinante per la realizzazione del progetto è stato il contributo della Tenuta San Pietro a Pettine, che ha creduto sin dall’inizio nell’importanza di sostenere la ricerca storica e culturale, e nel valore di una narrazione che restituisca al tartufo il posto che merita nella memoria e nel futuro di Trevi. Un impegno che porta la firma di Carlo Caporicci, da anni in prima linea nel promuovere il legame tra territorio, qualità e tradizione, in particolare per divulgare la centralità del tartufo nelle nostre tradizioni culinarie, organizzando anche esperienze di caccia, con i cani al seguito, proprio in questa zona. Un amore viscerale verso la propria terra, alla sua vocazione, alla sua storia di famiglia. “È un libro che ho fortemente voluto – spiega Caporicci -. Se San Pietro a Pettine è per il tartufo solo una tappa di una storia che continuerà, per me è il punto d’arrivo, la chiusura di un cerchio, la realizzazione di un sogno tramandatomi, che mi porto addosso fin da bambino come una maglia presa a crescere. Il sogno di una famiglia, la mia, dedita da quasi ottanta anni alla lavorazione del tartufo, ma che voleva anche condividere, in un luogo speciale, la passione per questo prezioso frutto della nostra terra. E proprio qui a San Pietro a Pettine, dove sono cresciute le mie figlie e dove vedo giocare i miei nipoti, che questo si è potuto avverare. L’idea di condivisione è in effetti centrale per me: è per questo che i nostri tartufi non saranno mai i ‘tartufi di Carlo’, ma piuttosto i tartufi di San Pietro a Pettine, perché prima che a me appartengono a un luogo e alla comunità che lo abita. Un bene comune da proteggere e capace di raccontare e far amare la nostra terra”.
L’evento sarà accompagnato da degustazioni a base del celebre tubero, dimostrazioni di caccia al tartufo, curate dalla Tenuta di San Pietro a Pettine, e estemporanee di pittura, letture di poesie, per trasformare la mattinata in una vera e propria festa dei sensi, della memoria e del gusto.
L’ingresso è libero e aperto a tutti. Un’occasione imperdibile per scoprire che il tartufo, a Trevi, non è solo un prodotto, ma una storia che parla di un territorio, profondamente.