“Le nostre dimensioni territoriali non bastano più, le singole imprese non possono stare da sole ma devono unirsi e fare rete”. E’ sulla base di questo pensiero che Marco Caprai, leader della storica azienda vitivinicola Arnaldo Caprai nonché presidente di Confagricoltura Umbria, ha lanciato la sfida al futuro dell’agricoltura nella regione. Una sfida che parte proprio dalla sua azienda. Da leader nel settore del vino, grazie alla rete creata con il birrificio Flea di Gualdo Tadino, ora l’Arnaldo Caprai dalla terra del Sagrantino lancia anche una nuova etichetta di birra. Si chiama Merabirra ed è, come sottolineato da Caprai: “il giusto modo di pensare l’agricoltura in rete”. Ma da dove nasce l’idea? “Avevano una superficie inutilizzata di cinque ettari che abbiamo destinato ad orzo – spiega Marco Caprai – da qui una birra dal gusto del vino”. Ma la sfida che Caprai vuole lanciare è a tutto il mondo dell’agricoltura umbra. Tre parole: New green revolution, ovvero un progetto di sostenibilità che permetta di mantenere intatte le caratteristiche del territorio attraverso la sostenibilità economica, sociale, istituzionale e ambientale. Un’agricoltura 3.0 studiata nei minimi dettagli. Solo per citare alcuni tasselli fondamentali, tra i progetti della Ngr il 3K.0, ovvero la gestione ed il controllo della tracciabilità degli operatori attraverso badge, al fine di valorizzare il lavoro e la qualità dei prodotti. Tra gli obiettivi anche la riduzione del consumo di fitofarmaci, con la presentazione di un prototipo di atomizzatore per i trattamenti dei vigneti e l’utilizzo delle mappe Gps per lavorare lungo i filari. Lo sguardo di Marco Caprai ora è puntato all’Expo 2015: un’opportunità che l’Umbria non deve farsi sfuggire.
Marco Caprai è intervenuto ai microfoni di Radio Gente Umbra nello speciale in onda alle 18.30, al termine del giornaleradio della sera. Ecco l’intervista completa:
Partiamo dal vino e dalla vendemmia 2014. Fortunatamente la vite si è salvata rispetto a quanto avvenuto invece all’olivo…
“Non è questione di fortuna. E’ obbligo del coltivatore e dell’agricoltore far sì che le produzioni agricole possano salvarsi e far arrivare le stesse alla giusta maturazione ed in maniera sana. Il caso dell’olio di quest’anno, così come il caso della vite dello scorso anno, sono il frutto di una serie di errori commessi da chi produce. Prendersela con le calamità naturali non è corretto. Noi facciamo questo mestiere e dobbiamo farlo bene ed in maniera professionale. Questo significa produrre reddito nelle nostre comunità locali, significa creare lavoro e significa utilizzare bene quello che il territorio ci dà”.
A proposito di utilizzare bene il territorio, c’è un nuovo sistema di agrometeorologia che può aiutare gli agricoltori.
“L’agrometeorologia è una vecchia scienza un po’ abbandonata secondo i temi della modernità e secondo un pensiero che diceva che meno si faceva e meglio era. Poi si incontrano stagioni difficili come questa che presentavano degli altissimi indici di rischio e ci si trova completamente disarmati. Noi abbiamo invece grazie alla tecnologia, la scienza e la ricerca, tutte le possibilità per fare meglio: dobbiamo fare meglio. Bisogna usare tecniche come la precision farming e l’innovazione tecnologica, tutte scienze che possono essere utilizzate al servizio dell’agricoltura. Per fare questo, visto il loro costo, dobbiamo metterci insieme. Le nostre dimensioni territoriali non bastano, per cui le singole imprese non possono stare da sole. Devono unirsi e fare rete e, pur con una proprietà separata, formare una grande impresa, venendo gestite in maniera professionale con la formazione e quello che la scienza da secoli ci ha insegnato”.
Che annata sarà per i vini Caprai?
“Siamo partiti con l’idea che sarebbe stata una vendemmia difficile. E’ stato impegnativo però alla fine la giusta attenzione, la meticolosità nelle operazioni e la giusta cura, hanno fatto si che il risultato finale fosse al di sopra delle nostre aspettative. Non erano grandi aspettative, ma avremo un’ottima annata con dei bianchi strutturati e con una buona acidità. Avremo poi dei rossi meno alcolici, ma visto che non sempre l’alcol è sinonimo di qualità, avere gradazioni minori può avvicinare un pubblico più ampio”.
La bella sorpresa è Merabirra, una birra prodotta proprio dall’Arnaldo Caprai..
“Questo fa parte del modo di pensare l’agricoltura in rete. Avevamo una superficie di terreno marginale che abbiamo destinato ad orzo ed abbiamo trovato un’azienda di Gualdo Tadino che produceva birra. Abbiamo fatto una birra dal gusto del vino”
Lasciamo il vino e la birra e parliamo di politica. Nel 2015 si voterà per il rinnovo dei vertici regionali, c’è una situazione in Italia non facile e, tornando in Umbria, c’è la questione del Psr..
“Il futuro dell’Italia è un futuro difficile, dove fare impresa è molto difficile. Senza imprese però non è possibile cambiare il Paese e non è possibile creare occupazione. Sta ai politici liberare le risorse, speriamo che il nuovo Psr venga prima delle elezioni. E’ giusto fare le cose bene, ma è importante partire il più presto possibile. Tutto ciò significa avere più tempo per utilizzare le risorse. Nel nuovo Psr dell’Umbria è previsto circa un miliardo di euro. Quello dell’Umbria è un Piano di sviluppo rurale che è grande quasi come quello della Lombardia, anche se non siamo certo una regione che ha la forza economica della Lombardia. Bisogna metterci in rete e creare una progettazione condivisa ed ampia. Questo va fatto per comunità territoriali, va fatto per comunità che si aggregano fino a diventare una regione. Bisogna sviluppare velocemente nelle comunità locali il senso della regione e viceversa tornare ad una regione che pensa anche alle comunità locali”.
In fondo all’articolo l’audio dell’intervista a Marco Caprai