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Gallinella: “Rems non adatte ad ospitare Chiatti”

Pubblicato il 3 Settembre 2015 08:19 - Modificato il 5 Settembre 2023 23:11

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Settembre è ormai arrivato e la scarcerazione di Luigi Chiatti, passato alle cronache nazionali come il mostro di Foligno, è ormai alle porte. Il geometra, responsabile della morte di Lorenzo Paolucci e Simone Allegretti, sta infatti per lasciare il carcere e per essere trasferito in una casa di cura dove dovrà rimanere almeno per tre anni, come stabilito dal tribunale di sorveglianza di Firenze a fine luglio. Per Filippo Gallinella, portavoce del Movimento 5 stelle, però il trasferimento di Chiatti in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) non rappresenta la soluzione più adeguata. “Stando alle segnalazioni che provengono dagli operatori delle Rems – spiega in una nota – che dal primo aprile scorso sostituiscono gli ospedali psichiatrici giudiziari, le misure ad oggi adottate per la gestione dei pazienti psichiatrici considerati più pericolosi sono del tutto inappropriate. A rischio – prosegue Gallinella – ci sono medici, infermieri e quanti lavorano in queste strutture”. Il portavoce pentastellato chiama in causa le autorità nazionali, definendo “sorprendente e al tempo stesso inquietante” il loro silenzio. A cominciare da quello del ministro alla salute, Beatrice Lorenzin, “alla quale – sottolinea – ad inizio agosto avevo chiesto, tramite interrogazione, di chiarire le modalità di trasferimento dei pazienti ritenuti non dimissibili e ancora detenuti negli ospedali psichiatrici giudiziari e di salvaguardare la professionalità del personale medico ed infermieristico per attuare con efficacia il passaggio dai vecchi ospedali alle nuove strutture”. Richieste a cui non ha, però, mai fatto seguito alcuna risposta da parte della titolare del Ministero alla salute. “Le Rems – prosegue Filippo Gallinella – aprono una riflessione sulle misure di sicurezza a carico del personale sanitario, che ha un dovere di cura e non un obbligo di custodia”. Il problema per il portavoce pentastellato è dunque aperto e non si può far finta di nulla. “È necessario – conclude – preparare il personale e puntare sulla formazione per ridurre al minimo il rischio d’assistenza di pazienti socialmente pericolosi”.  

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