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Bps, l’esposto dei soci Scs: “La banca torni del territorio”. Procura: “Reati da verificare”

Pubblicato il 21 Ottobre 2015 14:13 - Modificato il 5 Settembre 2023 22:43

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Otto pagine di esposto alla Procura della Repubblica per chiedere di far piena chiarezza sulla vendita della Banca Popolare di Spoleto. Ad illustrarle mercoledì mattina è stato l’avvocato Riziero Angeletti, portavoce dei cento soci della Spoleto Credito e Servizi che hanno firmato l’iniziativa nei confronti degli ex commissari straordinari dell’istituto di credito spoletino. Con lui anche il presidente di A.Spo.Credit, Carlo Ugolini, realtà nella quale sono confluiti 400 ex soci della Scs. L’obiettivo è, come affermato dagli stessi, quello di “riconsegnare la banca al territorio e agli umbri”. Nel registro degli indagati, insieme ad altre sette persone, è finito anche Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Le accuse sono quelle di corruzione e truffa. Per i firmatari dell’esposto, nel periodo del loro incarico i commissari della Bps avrebbero spogliato i 21mila soci della Scs del loro patrimonio in favore di Banca Desio. Alla conferenza stampa era presente anche Giovannino Antonini, ex presidente della Bps intervenuti ai microfoni del Tgr: “C’è stato questo grande complotto nei confronti dei 21mila soci che avevano 70 milioni investiti in dei titoli che ad un certo punto non valevano più niente”. Per Carlo Ugolini il danno nei confronti degli ex soci va dai 300 ai 500 milioni di euro. Anche la Procura di Spoleto, titolare dell’inchiesta, è intervenuta attraverso un comunicato e ha spiegato come i reati contestati “non esprimono altro che la qualificazione giuridica di un’ipotesi investigativa proposta da privati, tutta da verificare e da valutare”. Il procuratore Alessandro Cannevale ha spiegato che attualmente sono in corso “ulteriori accertamenti” che saranno condotti “rapidamente”. Sempre mercoledì mattina è arrivata anche la risposta degli ex commissari straordinari, che si sono soffermati soprattutto sulla loro mancata valutazione di un’offerta per l’acquisto della Bps da parte di una holding di Hong Kong, definendola addirittura “una patacca”.

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