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Quintana, c’era proprio bisogno di questi Stati generali?

Pubblicato il 24 Marzo 2017 11:23 - Modificato il 5 Settembre 2023 17:47

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Diciamoci la verità, gli Stati generali della Quintana sono il simbolo dell’ennesima occasione persa per rilanciare veramente la storica manifestazione folignate. E se nella tarda serata di giovedì, Ente Giostra e istituzioni hanno firmato il tanto sbandierato Patto di rifondazione della manifestazione, nell’aria c’è odore di gattopardismo. Gli Stati generali, decantati come terza pietra miliare della manifestazione dopo la sua creazione nel ’46 e il rilancio post-sisma del ’97, somigliano più ad un incontro autoreferenziale dove i convenuti hanno dovuto recitare il proprio interventino senza voler davvero uscire dai canoni del “politicamente corretto”. Qual è quel politico o rappresentante istituzionale che, di fronte ad una platea composta quasi esclusivamente da quintanari, avrebbe davvero rischiato di andare fuori dagli schemi dell’incensazione? Sarebbe stato automatico diventare il capro espiatorio dei problemi della Giostra. Ma andiamo con ordine. Se è vero che l’affluenza all’Auditorium è stata comunque buona, è altrettanto vero che molti posti del “San Domenico” sono rimasti vuoti. Un evento di tale portata, descritto come “epocale” per la Quintana, avrebbe dovuto trascinare in sala almeno il doppio delle persone. Soprattutto se si considera l’ammontare complessivo dei soci di tutti e dieci i rioni e l’interesse che avrebbe dovuto suscitare nei “folignati non quintanari”. Ed invece l’Auditorium, con il passare dei minuti, si è svuotato sempre di più. Ad ascoltare l’intervento conclusivo della governatrice dell’Umbria, ad esempio, sono rimaste più o meno un centinaio di persone. Ma ciò che più ha deluso le aspettative è stata la mancanza di idee vere e proposte efficaci. Tra i relatori, qualcuno ha provato a gettare il sassolino nello stagno, ma in maniera davvero troppo timida. Non ce ne voglia nessuno, ma lo sapevamo da settanta anni che la Quintana trasmette importanti valori sociali e relazionali ed è un importante motore culturale per la città. Pregevole l’intervento del docente universitario Paolo Dalla Sega, l’unico dei protagonisti seduti al tavolo che non aveva certo l’onere di dire la sua su come rifondare la Giostra. Meglio tralasciare invece le esposizioni dei consiglieri comunali che hanno preso parola, visto che l’unica che ha tentato di andare oltre il seminato è stata Elisabetta Piccolotti. Insomma, ci si aspettava molto di più e si doveva fare molto di più. E se prima della firma del Patto, il sindaco Mismetti ha provato ad accendere l’orgoglio quintanaro parlando anche di “ripensare alla governance” della manifestazione, dalla presidente regionale Catiuscia Marini è arrivata l’istituzionale rassicurazione ai convenuti. Con il chiaro obiettivo di regalare sogni tranquilli a tutti. “La Quintana – ha detto la Marini – dovrà diventare la grande festa degli umbri”. Ora andatelo a spiegare ai Ceri di Gubbio, ritratti come simbolo dell’Umbria nel gonfalone regionale.

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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