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Dancity, lettera aperta a Foligno: “Il territorio la nostra priorità, ma viviamo nell’incertezza”

Pubblicato il 2 Marzo 2018 18:54

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta alla città di Foligno da parte di Giampiero Stramaccia. Il direttore artistico del festival di musica elettronica Dancity interviene in merito alle polemiche degli ultimi giorni legate alla concessione dei fondi da parte del Comune alle manifestazioni culturali che si svolgono in città.

 

Cara Foligno e cari Folignati,

Sono alcuni giorni che imperversano polemiche e scontri riguardo la distribuzione dei contributi da parte del Comune di Foligno agli eventi cittadini. Con questa lettera aperta l’Associazione Culturale Dancity vorrebbe fare un po’ di chiarezza su alcuni aspetti per noi fondamentali.

Perché stiamo chiedendo al Comune di rivedere la gestione dei contributi? Perché pensiamo che in relazione ai parametri qualitativi del regolamento per la richiesta dei finanziamenti e agli effettivi contributi erogati, crediamo che ci sia una grande discrepanza nella distribuzione dei fondi. Le voci del regolamento parlano di valore culturale e sociale, di bacino di utenza, di consolidamento nel tempo: pensiamo che Dancity abbia dimostrato, con la qualità delle iniziative, i numeri e l’indotto turistico, di avere le carte in regola per essere almeno equiparato alle altre iniziative a cui è stato assegnato un contributo sostanzialmente maggiore.

Stante il fatto che le provvidenze economiche alle manifestazioni devono essere assegnate sulla base di specifici parametri e criteri previsti dal regolamento comunale, vorremmo comprendere come tali criteri siano stati applicati e come si sia arrivati a determinare i contributi per le varie iniziative.

Le Istituzioni ci chiedono di mantenere in vita il Festival, ma le difficoltà sono enormi sia in fase organizzativo-programmatica che economica: l’ammontare del contributo viene deliberato e comunicato mesi dopo l’evento come fosse un “gratta e vinci”. Come è possibile poter programmare e far crescere un evento così impegnativo ed oneroso con queste e tante altre incertezze?

Nel 2006 è nata la nostra Associazione, un gruppo di giovani desiderosi di fare qualcosa di importante per la nostra città: vi ricordate le strade di Foligno a quel tempo? Sono passati poco più di 10 anni ma sembra un’era geologica, la città aveva ancora le ferite del sisma del 1997, il centro storico era il deserto e le strade durante le torride giornate d’estate sembravano la scenografia di una città fantasma nei western di Sergio Leone.

Pieni di energia e di idee, abbiamo deciso di investire nel nostro Centro storico ideando e costruendo un evento cucito su misura per la nostra città, che avesse come caratteristiche principali far avvicinare i giovani, ma non solo, a vivere in maniera attiva le bellezze storiche del nostro centro, proporre musica che fosse allo stesso tempo contemporanea, di ricerca ma anche godibile e interessante, far esibire artisti di rilievo internazionale in grado di offrire il massimo dell’innovazione per poter essere fonte di ispirazione, arricchimento, stimolo, nonché aumentare la conoscenza e lo spirito critico. L’aspetto più ambizioso, in realtà, era quello di aiutare la nostra città a superare un periodo di crisi e renderla un punto di riferimento importante nella geografia sonora mondiale, farla diventare un polo culturale in costante crescita e, anche se con pochissime risorse (molte di meno delle nostre vicine Perugia, Spoleto, Terni), darle comunque quella forza e linfa vitale che oggi conosciamo. Grazie anche alle attività di altre realtà e ad un supporto lungimirante delle istituzioni di quel periodo possiamo dire di essere riusciti nell’intento.

Dancity è stata la prima manifestazione ad investire nel Centro storico durante il periodo estivo, prima della movida e prima di tutte le notti rosa, le feste della birra, gli street food, Paiper ecc. E’ stata la prima organizzazione a credere nel potenziale della nostra cittadina, questo lasciatecelo dire. A differenza di quanto si possa immaginare o pensare da parte di chi non è riuscito a varcare la soglia dei nostri eventi, le nostre proposte sono sempre state a 360 gradi, con un unico obiettivo, valorizzare ed esaltare le nostre risorse, sia quelle architettoniche sia quelle umane e produttive.

Tra le tante iniziative ci piacerebbe elencarne alcune: abbiamo fatto suonare i tamburini della Quintana con un importante artista inglese, coinvolto la scuola di musica di Belfiore che suonò anche “Arrizzate Marì” insieme ad un DJ di Berlino, il coro delle voci bianche dell’oratorio di Bevagna che cantò in giapponese, invitato i nostri grandi musicisti locali, pianisti, violinisti, trombonisti, sassofonisti, batteristi ad esibirsi con artisti di tutto il mondo… Abbiamo anche fatto suonare le campane della Cattedrale a ritmo di musica elettronica e valorizzato con il mapping la facciata del Palazzo Comunale per l’inaugurazione del Torrino dopo il terremoto.

Abbiamo lavorato con i bambini delle scuole elementari insegnando loro come fare musica con gli oggetti o come rendere uno smart-phone uno strumento musicale, indetto una call di arte a Palazzo Candiotti (proprio in questi giorni a Roma ha avuto luogo la mostra dei vincitori dello scorso anno) e collaborato con il Ciac con un progetto speciale di sonorizzazione della Calamita Cosmica.

Il ritorno sul territorio: per noi questa è stata sempre una priorità, cerchiamo di far affluire fondi e sponsor il più possibile tramite cooperazioni con brand internazionali (ad esempio ci hanno sostenuti Red Bull, Carlsberg, BMW Mini, Jägermeister, Molinari) e chiedere il meno possibile alle attività locali se non scambio di servizi, come cene per gli artisti o prestazioni d’opera. Ci interessa invece che le attività locali possano trarre profitto dalla nostra iniziativa perché abbiamo scelto di lavorare il più possibile con realtà della nostra zona (hotel, ristoranti, bar, ma anche tipografie, service audio ecc.).

Amiamo la nostra città e il nostro territorio, continueremo a dare il massimo per tenere in vita la fiammella della creatività e della cultura perché siamo convinti che sia l’unica arma che possa vincere la crisi (che è anche di idee e capacità). Lo faremo in modo diverso, probabilmente, anche se speriamo che i nostri appelli vengano ascoltati: i politici passano, ma se la città ci aiuterà noi rimarremo; certi comunque che, se qualcosa abbiamo seminato, germoglierà anche in forme diverse.

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