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Il problema dilagante dell’obesità

Pubblicato il 12 Ottobre 2019 09:40 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:29

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L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) da alcuni anni avvisa il mondo occidentale di come oggi sia dilagante “un’epidemia” di Obesità e Diabete. Questa epidemia è diffusa anche nel nostro paese, patria della cosiddetta “Dieta mediterranea”, che oramai è scomparsa dalla tavola di gran parte delle famiglie italiane.

Infatti, l’alimentazione della popolazione italiana è oggi caratterizzata non solo da un eccesso di consumi alimentari, ma anche da una variazione della quantità dei cibi come i grassi saturi (carni, latticini, insaccati, ecc.), gli zuccheri semplici e i cereali raffinati (pasta, pane, riso, dolci ecc.). A ciò, inoltre, si è aggiunta una maggiore sedentarietà e una minore attività fisica, sia sul luogo di lavoro, sia nel tempo libero.

La conclusione è che oltre la metà della popolazione italiana è in sovrappeso o obesa, e i decessi per malattie cardiovascolari o tumori sono triplicati e/o quadruplicati.

Lo stato di obesità è caratterizzato da un accumulo di grassi (trigliceridi) nel tessuto adiposo (massa grassa) che contraddistingue la persona obesa. Tale stato è causa di una serie di patologie che riguardano le articolazioni degli arti inferiori e della colonna vertebrale, traumatizzati dall’eccessivo carico ponderale, e l’apparato cardiovascolare, sollecitato dall’eccessivo carico di lavoro, oltre allo stato ipertensivo arterioso spesso correlato all’obesità.

A parte, poi, va considerata la situazione metabolica del soggetto obeso, nel quale spesso insorge “intolleranza dei carboidrati” e, di conseguenza, un diabete “insulino resistente”, ed il deposito di grassi nel fegato, che configura la cosiddetta “steatosi epatica” (fegato grasso), suscettibile di evolvere in cirrosi.

In conclusione, quindi, l’obesità è una reale patologia che trascina dietro di se una serie di eventi morbosi, alcuni dei quali molto seri, costituenti nell’insieme la cosiddetta “sindrome metabolica”, di cui abbiamo ampiamente parlato alcuni mesi fa in un articolo precedente.

La prevenzione dell’obesità è un qualcosa che va impostato fin dal primo anno di vita dell’essere umano, cercando di far seguire al bambino un alimentazione corretta. Un eccessiva assunzione di cibo e calorie stimola il piccolo organismo ad aumentare il numero di cellule adipose di cui esso è dotato dalla nascita, e che costituiscono il serbatoio di grasso nella vita futura; ne consegue che quanto maggiore è il numero di cellule adipose di cui siamo dotati, tanto maggiore è la probabilità di divenire obesi.

A tale riguardo, è molto importante il regime alimentare dei bambini subito dopo lo svezzamento, quando le madri, eccessivamente preoccupate per l’alimentazione dei neonati, tendono a somministrare loro grandi quantità di cibo. Molto spesso, infatti, l’immagine ideale del bambino in buona salute coincide con quella di un bambino paffuto, considerazione questa che, come detto sopra, è del tutto errata. Negli anni successivi della vita, terminata la fase di accrescimento, la prevenzione dell’obesità si basa su un equilibrio dinamico tra le calorie che assumiamo mangiando, e quelle che spendiamo per vivere e per muoverci. Quando l’assunzione calorica con gli alimenti è superiore a quella che spendiamo per la nostra vita, si manifesta inizialmente il sovrappeso, e successivamente l’obesità.

Quali sono quindi i consigli per evitare di incorrere, o far incorrere ai nostri figli, il problema dell’obesità?

Sarebbe utile cercare di seguire i principi di una buona alimentazione e stili di vita sani, (anche questi descritti in alcuni articoli precedenti), ma va comunque ribadito un concetto per me fondamentale, ovvero la necessità di assumere almeno 5 pasti al giorno perché il peso corporeo ottimale può essere assicurato prestando attenzione alla qualità dei cibi che mangiamo piuttosto che limitandone la quantità, infatti largheggiando con frutta, verdura, cereali integrali e legumi, e riducendo l’apporto di grassi saturi e condimenti, otteniamo molti più risultati che con una restrizione calorica.

Ma ciò che veramente previene l’insorgere dell’obesità è l’attività fisica quotidiana, infatti fra le due possibili strategie preventive, è sempre preferibile quella del consumo calorico attraverso l’attività fisica piuttosto che la restrizione calorica alimentare, tenendo presente però che lo svolgere attività fisica non ci autorizza ad assume quantità maggiorate di alimenti. In parole povere: mangiare meglio e muoversi di più aumenta enormemente le possibilità di non ingrassare o di perdere peso in eccesso, rispetto a chi effettua una restrizione calorica senza nessuna attività fisica.

Rubrica a cura del dr. Leonardo Mercuri, dietista A.N.D.I.D.

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