“Se vi fa piacere io canto ancora!”. Straordinaria e generosa, Sumi Jo non si è sottratta venerdì sera agli entusiastici applausi di un Auditorium San Domenico gremitissimo, ad un soffio dal soldout. Fino alla standing ovation che le ha strappato un doppio bis: “O mio babbino caro” di Puccini ed una commoventissima “Ave Maria” di Schubert. “Vi canterò però una sola strofa, in latino” perché, e davvero non si sarebbe detto, “Sono sotto gli effetti del jet-lag e di un raffreddamento”.
Eppure il concerto ha restituito una magnifica interprete del belcanto quale Sumi Jo è nel mondo, che ha infilato una dopo l’altra le lucenti perle di un repertorio che la celebrano soprano di assoluta grandezza. Bravissimo anche Marco Scolastra, affatto intimorito e in perfetta simbiosi artistica con una stella capace di far brillare insieme allure divistica, ammaliante presenza scenica, grande talento interpretativo, voce che fonde in un tratto unico, e a volte struggente, tecnica e sentimento. E non ultima, una sorprendete simpatia umana.
Sul palco ha scherzato e dialogato con il pianista, lo ha chiamato più volte ad accogliere gli applausi lasciandogli la scena, fino a farlo cantare. Insomma, un concerto indimenticabile che ha visto alla fine tantissimi spettatori in coda, forse come mai accaduto all’Auditorium, per autografi e selfie.
Con loro un brillantissimo Michele Suozzo, noto mattatore radiofonico, critico e conduttore della trasmissione di Rai Radio 3 La Barcaccia, invitato ad introdurre le varie parti della serata. “Ascolteremo un programma eclettico – ha esordito -, con brani di grande virtuosismo, tipici di quella schiera di cantanti definite un tempo usignoli. Ma soprattutto – ha aggiunto – sarà qualcosa di raffinato e sofisticato con molti salti nel tempo e nello spazio. L’opera ha un sapore antico, ma eventi come questo la fanno vivere nel mondo contemporaneo.”
Il concerto è partito con Vivaldi, poi Bishop, Rossini, Debussy, Ravel. E ancora Villa-Lobos, Delibes. La soprano coreana ha attraversato stili ed epoche con raffinatezza e agilità. Intensa, emozionante, ma anche giocosa e divertente quando con abito rosso fuoco ha attraversato atmosfere spognoleggianti. E il pubblico si è lasciato stregare, sopratutto quando l’emozione si è fatta lirica lirica, sognante con un Ravel da pelle d’oca. “Sumi Jo – ha sottolineato ancora Suozzo – è artista capace di tenerci con il fiato sospeso”. E così è stato, pubblico catalizzato fino alla chiusura con due grandi arie d’opera del periodo del belcanto italiano. Bellini e Donizetti.
Organizzato da Amici della Musica con Club Unesco Foligno e Valle Umbra in occasione della X edizione del premio Internazionale Unesco “La Fabbrica nel Paesaggio”, nato proprio a Foligno da un’idea della presidente Gabriella Righi, “Un Canto per la Pace” ha visto in platea anche i vertici nazionali e i rappresentanti dei club italiani provenienti da moltissime regioni. Perché Sumi Jo è una di loro, è Artist for PEACE Unesco. E all’Unesco, nel ringraziare il pubblico, ha dedicato le sue parole. “Mi onoro di essere un’artista per la Pace. Stiamo lavorando a progetti importanti dedicati ai bambini, alla costruzione di scuole nei paesi svantaggiati. Questo è il mio messaggio e lo porto nel mondo e nel cuore”.
Fino ad un meraviglioso fuori programma. Senza perdere affatto il controllo della situazione, anzi, con la grandezza di chi domina in tutto e per tutto il palcoscenico – prova da strepitosa professionista qual è -, Sumi Jo, causa jet-lag, ha fermato con un cenno della mano il pianista Scolastra per un vuoto di memoria. Si è seduta al pianoforte accanto a lui per suonare e riprendere l’aria, e ripartire come se nulla fosse accaduto. Ovazione del pubblico.