Sì alla coltivazione di orti per il consumo familiare e alla cura di giardini privati anche se non sono adiacenti alla propria abitazione. Lo chiarisce la Regione Umbria che sulla questione ha chiesto maggiori delucidazioni alla Prefettura di Perugia.
“La coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo – spiegano infatti da palazzo Donini – rientrano nel codice Ateco ‘0.1.’ e sono quindi consentite, a condizione – proseguono – che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso della superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito”.
Tra le attività consentite rientrano anche la cura e la manutenzione di parchi e giardini pubblici e privati e del paesaggio agrario e rurale. Se il giardino privato si trova però in un’abitazione diversa dalla principale, l’attività di manutenzione è consentita – secondo quanto specificato dalla regione – “solo da parte del personale incaricato che svolge attività imprenditoriale riconducibile al codice Ateco 81.30”.
Resta, dunque, il divieto per proprietari e affittuari di recarsi in seconde case. Unica eccezione la necessità di interventi urgenti dovuti a situazioni imprevedibili come crolli, la rottura di impianti idraulici o simili o effrazioni.
Infine, nei territori dei Comuni per i quali è stata dichiarata un’emergenza fitosanitaria “continuano a potere e dovere essere eseguite su tutte le superfici, anche di limitate dimensioni – concludono dalla Regione Umbria – le buone pratiche agronomiche ed ambientali”.