E’ allarme a Foligno per il ritrovamento di polpette killer nella frazione di San Giovanni Profiamma. Le esche sono composte da un terribile mix di veleni, che sin qui ha ucciso e fatto soffrire numerosi cani. A denunciare il fatto sono stati gli stessi proprietari degli animali, che nelle ultime settimane hanno dovuto fare i conti con una serie di avvelenamenti che hanno fatto intervenire anche le forze dell’ordine. Interessata dal fenomeno è la zona di via Case Basse e località Colle San Giovanni. E’ lì che gli amici a quattro zampe sono purtroppo venuti a contatto con le polpette avvelenate, posizionate da chi aveva la chiara intenzione di uccidere. Già, perché le salsicce mangiate dai cani e da altri animali – sarebbero stati trovati anche diversi gatti morti – sono composte da un mix letale di più veleni. Ad interessarsi del caso e a battagliare per fare chiarezza è la dottoressa Silvia Tori: “Siamo di fronte ad una serie di avvelenamenti differenti da quelli classici. Le esche – spiega la veterinaria – sono realizzate con un mix di veleni costruito ad arte, perché le analisi hanno evidenziato che non esiste nessun presidio in commercio composto da queste sostanze”. La dottoressa Tori ha allertato subito le autorità competenti. Le analisi sono state eseguite dall’Istituto zooprofilattico dell’Umbria, con i riscontri esaminati anche dal Centro antiveleni di Torino.
MIX LETALE – “In sedici anni di professione – racconta Silvia Tori – non ho mai visto questo tipo di avvelenamento, con una tossicità capace di svilupparsi in quattro fasi. Quindi, passata la prima decontaminazione, l’animale torna a sentirsi male arrivano fino alla necrosi. All’interno dei bocconi sono state ritrovate tracce di metiocarb, carbofurano, fenclorim e teflutrina”. Sono almeno cinque i casi di cani avvelenati da questo tipo di polpette, ma si stima che ce ne siano almeno altri sette o otto con la stessa sintomatologia. Le prime segnalazioni sono partite lo scorso 5 aprile, ma i riflettori sul caso si sono accesi forse troppo tardi: “Purtroppo – ci tiene a sottolineare la dottoressa Tori – sembrerebbe che alcuni veterinari non abbiano denunciato questi episodi, dando inoltre ai padroni informazioni fuorvianti sul fatto che effettuare le analisi e fare le relative segnalazioni avrebbe un costo, ma non è così”.
I RACCONTI – La Usl2 e il Comune di Foligno sono stati messi a conoscenza di quanto avvenuto e del caso se ne stanno occupando i carabinieri forestali. “Cerchiamo di ottenere un minimo di giustizia – racconta la signora Piera Schiavo, che ha il cane ricoverato a Terni dopo aver ingerito un’esca avvelenata -. A pagare sono sempre le persone oneste e ci sentiamo un po’ abbandonati: dobbiamo ringraziare la dottoressa Tori e l’impegno dei forestali”. C’è anche chi, per colpa delle polpette killer, il cane lo ha perso. E’ il caso della signora Cristina Patrizi: “La mia storia non è a lieto fine, perché il mio pinscher Asia non ce l’ha fatta. E’ stata avvelenata il giorno di Pasqua ed è una cosa che non riesco ad accettare. Abbiamo provato a fare di tutto per salvarla ma non ci siamo riusciti – racconta Cristina Patrizi -. Spero che queste persone non la passino liscia, perché ci hanno causato tanto dolore, in un momento dove già stiamo soffrendo per i problemi legati al Covid-19. In questa triste vicenda voglio comunque ringraziare i veterinari Silvia Tori, Rosario Barbaro e la clinica Tyrus di Terni”.
Il modus operandi fa presupporre che quelle polpette siano state messe lì per uccidere quegli animali selvatici che, nel periodo di rilascio della selvaggina, potrebbero assaltarla con facilità. Si tratta ovviamente di un’ipotesi, ma la potenza del veleno nelle polpette porterebbe ad escludere l’eventualità che siano state posizionate semplicemente come “avvertimento”. Senza dimenticare inoltre che la quarantena legata al coronavirus impedisce alle persone di uscire di casa. Per cui, chiunque abbia posizionato lì i bocconi avvelenati, ha infranto ancora più norme.
L’ORDINANZA – Nel frattempo il sindaco di Foligno ha emesso una specifica ordinanza per effettuare una bonifica delle zone, predisponendo dei cartelli di allerta. Inoltre, gli animali da affezione dovranno essere condotti attraverso l’utilizzo di museruola “o altri presidi idonei – si legge nell’ordinanza – a scongiurare l’ingestione di esche o bocconi avvelenati”. Nel caso di rinvenimento delle esche stesse, il Comune chiede di usare le dovute cautele, contattando tempestivamente gli organi competenti.