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“Cantieri in allestimento”, l’editoriale di monsignor Sigismondi su futuro della Diocesi e Duomo

Pubblicato il 30 Aprile 2020 10:59 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:49

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Dal futuro della Diocesi a quello della Cattedrale di San Feliciano: sono i temi su cui è intervenuto nelle scorse ore il vescovo di Foligno. Monsignor Gualtiero Sigismondi lo ha fatto con un editoriale pubblicato sulla Gazzetta di Foligno. Attraverso le colonne del settimanale della Diocesi è così intervenuto su due questioni che stanno particolarmente a cuore alla comunità folignate. A cominciare dalla vicenda, più datata, dei lavori di restauro del Duomo. Su questo fronte monsignor Sigismondi ha annunciato l’ok della Conferenza episcopale italiana al contributo per l’avvio del primo lotto di lavori necessari per la riapertura della Cattedrale, chiusa – com’è noto – a seguito del sisma del 2016. “Mentre mi dispongo a lasciare, al termine dell’emergenza sanitaria, la Diocesi di Foligno – ha spiegato il vescovo folignate – saluto con gioia grande il giorno benedetto che vedrà una gru di fronte alla torre del Municipio e accanto alla cupola e al campanile di San Feliciano”. Poi, come detto, un intervento sul futuro della Diocesi dopo la decisione del Papa di trasferirlo e affidargli la guida delle comunità di Todi ed Orvieto. “Nelle ultime settimane diversi organi di stampa hanno ventilato ipotesi, attinte da chissà quali fonti – ha detto -, che hanno provocato molteplici prese di posizione, con il rischio di creare panico. È per me un dovere – ha sottolineato al riguardo – ricordare che la Chiesa non è una sorta di tavolo sindacale, ma una comunità di fratelli radunati attorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita. La Chiesa di Dio che è in Foligno – ha quindi concluso monsignor Sigismondi – per la sua storia di fede, per la sua collocazione geografica e per la sua struttura sociale non ha niente da perdere e nulla da temere”.

 

Il testo integrale dell’editoriale di monsignor Gualtiero Sigismondi

La bellezza di ogni creatura sta nella capacità di rinnovarsi. Anche la Chiesa deve ripensarsi in ogni stagione della sua storia. La forza di sostenere un processo di riforma permanente è, dunque, un atto di forte responsabilità pastorale. Davanti alle sfide del tempo presente – segnato da dure prove e stimolanti avventure – è necessario riscoprire l’essenziale, indicato dal sommario di Atti 2,42-47: “la perseveranza nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. La Diocesi di Foligno non può esimersi da questa responsabilità, nel momento in cui deve allestire sia il cantiere edile di San Feliciano, sia quello legato alla grande opera del cammino pastorale da portare avanti con chi sarà chiamato a succedermi sulla Cattedra del nostro Patrono.

A tale riguardo, nelle ultime settimane diversi organi di stampa hanno ventilato ipotesi, attinte da chissà quali fonti, che hanno provocato molteplici prese di posizione, con il rischio di creare panico. L’unica notizia sicura che ho ricevuto nei giorni scorsi, una vera primizia primaverile, è la comunicazione ufficiale, da parte della Conferenza Episcopale Italiana, della concessione del contributo, tratto dai fondi dell’8%o, che consentirà di avviare il primo lotto dei lavori di restauro della Cattedrale, punto focale e centro di convergenza della nostra Chiesa particolare. Mentre mi dispongo a lasciare, al termine dell’emergenza sanitaria, la Diocesi di Foligno, saluto con gioia grande il giorno benedetto che vedrà una gru di fronte alla torre del Municipio e accanto alla cupola e al campanile di San Feliciano.

Nell’annunciarvi questa buona notizia, mi corre l’obbligo di suggerire, “a viso aperto”, con quale spirito attendere un Vescovo “accetto a Dio per santità di vita, interamente consacrato al servizio del Suo popolo”. È per me un dovere ricordare che la Chiesa non è una sorta di tavolo sindacale, ma una comunità di fratelli radunati attorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita. Può fare bene a tutti meditare un frammento della lettera che Romano Guardini – grande teologo italo-tedesco – ha inviato nel 1952 a Giovanni Battista Montini, allora Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato. “La conoscenza della Chiesa è stata la ragione determinante per la mia vita. Quando ero ancora studente in Scienze politiche mi fu chiaro che la scelta cristiana non viene propriamente compiuta riguardo alla concezione di Dio e nemmeno riguardo alla figura di Cristo, bensì riguardo alla Chiesa”.

“Il Corpo ecclesiale – diceva Primo Mazzolari alla vigilia del Vaticano II – non ha confini da difendere o territori da occupare, ma solo una maternità da allargare”. La Chiesa di Dio che è in Foligno per la sua storia di fede, per la sua collocazione geografica e per la sua struttura sociale non ha niente da perdere e nulla da temere. La legge dei vasi comunicanti funziona anche tra le cose dello spirito: persino tra le diocesi! Ce lo testimoniano i Santi e Beati della nostra terra, in particolare Feliciano e Angela, autentici amici e modelli di vita.

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