Nuova veste per la “Madonna di Foligno” dipinta da Raffaello. La pala d’altare, commissionata da Sigismondo de’ Conti nel 1511 ed oggi custodita nei Musei Vaticani, è infatti tornata ad “indossare” l’antica cornice dorata che l’aveva “custodita” fino alla fine degli anni Venti nel Novecento. Cornice che è stata ritrovata, insieme a quelle della “Pala Oddi” e della “Trasfigurazione”, per caso in una calda mattinata di due anni fa. A raccontarlo all’Osservatore Romano è stata la stessa direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, negli scorsi giorni, a poche ore cioè dalla riapertura del polo museale della Città del Vaticano dopo lo stop di tre mesi imposto dal Covid-19.
A partire da lunedì primo giugno, infatti, le porte dei Musei Vaticani sono tornate a spalancarsi, compresa quella della Sala VIII dedicata a Raffaello dove, come detto, sarà ora possibile ammirare una nuova “Madonna di Foligno”, con la sua ritrovata cornice di legno di cirmolo stagionato e a foglia d’oro. Il ritrovamento dunque due anni fa, “all’interno di una cassa recante la scritta “Cornici di Raffaello” – ha spiegato la direttrice Jatta – durante un sopralluogo a Santa Maria di Galeria, dove si trovano alcuni depositi dei Musei Vaticani e della Santa Sede”.
Aperto lo “scrigno” e visto il suo contenuto è quindi partito uno studio, fotografico e documentale, che ha permesso di ricostruire la storia delle cornici e la loro natura, molto probabilmente, “napoleonica ed ottocentesca”. Secondo quanto emerso dalle ricerche, infatti, le tre cornici sarebbero state tolte dai quadri sul finire degli anni venti del Novecento, quando cioè a prendere forma era stata la nuova Pinacoteca pensata da Luca Beltrami per Pio XI. E fu proprio Beltrami – così come raccontato da Barbara Jatta -, insieme a Biagio Biagetti, ad eliminare le cornici e sostituirle “con dei pesanti inquadramenti di legno di noce scuro inframezzati da un parato fiorato su fondo scuro”. E così è stato fino agli Settanta, quando si decise di toglierle definitivamente.
Ora, quindi, il ritorno all’antico. L’ipotesi, infatti, è che le cornici siano di epoca napoleonica. “Sarebbe stato suggestivo – ha infatti commentato Barbara Jatta all’Osservatore Romano – pensare che le cornici fossero state poste sulle opere dai raffinati emissari di Napoleone, che come è noto le rimossero dagli altari dalle loro sedi originali a seguito del Trattato di Tolentino per condurle nel grandioso Museo Universale del Louvre a Parigi: la Trasfigurazione dalla Chiesa di San Pietro in Montorio sul Gianicolo a Roma, la Pala Oddi da quella di San Francesco al Prato a Perugia e la Madonna di Foligno dal Monastero delle Contesse di Foligno”.
Ed un’indicazione, in questo senso, è stata data dalla consultazione degli Archivi Vaticani, che “ha dimostrato che, almeno quelle della Trasfigurazione e della Madonna di Foligno, vennero realizzate o aggiustate alla fine degli anni Venti dell’Ottocento, a seguito del loro rientro canoviano in Vaticano. I documenti della Computisteria del Palazzo apostolico dell’aprile del 1928 e dell’agosto del 1833 riportano pagamenti per la realizzazione della cornice dorata della Trasfigurazione e di lavori di doratura “a oro buono” per la Madonna di Foligno. La cornice di quest’ultima sembra più antica delle altre: è napoleonica? La doratura fatta all’epoca, e non la realizzazione ex novo, potrebbe portare in quella direzione”.