È di circa 50 vittime a settimana la media dei decessi registrati in Umbria a causa del Covid-19. Se da un lato, infatti, il Cuore verde d’Italia assiste alla discesa della curva epidemiologica, seppur lenta a causa delle varianti, dall’altro invece continua ad essere consistente il numero delle vittime positive al virus. Dall’inizio della pandemia, ormai un anno fa, si contano infatti quasi 1.200 morti. L’età media è passata dai 77.8 anni del periodo tra il primo marzo e il 31 agosto 2020 agli 82.1 anni tra il primo settembre e il 31 dicembre scorso, per poi attestarsi sugli 81 anni in questi primi mesi del 2021. La maggior parte dei decessi – ossia l’85,7 per cento – si è registrata in ospedale, nell’11,2 per cento dei casi invece le morti sono avvenute in casa e nel 3,1 per cento in altre strutture.
Ma il dato sui decessi non è l’unico a preoccupare. L’Umbria, infatti, continua a fare i conti anche con un numero sostenuto di ricoveri. “Nonostante si stia assistendo ad una leggera fase di riduzione dei pazienti nelle strutture ospedaliere umbre – ha spiegato Carla Bietta del Nucleo epidemiologico regionale in occasione del consueto appuntamento settimanale -, i numeri sono sempre consistenti sia nei ricoveri ordinari che nelle terapie intensive”. In rianimazione, in particolare, il dato si è attestato sopra le 75 unità, “valore che – ha sottolineato la dottoressa Bietta – continua a preoccupare”.
Come detto, però, qualche segnale di miglioramento arriva per quanto riguarda la curva epidemiologica. L’indice Rt è al momento dello 0,92 su una media mobile a sette giorni e l’incidenza regionale è di 171 casi su 100mila abitanti. Se l’indice di replicabilità dovesse mantenersi su questo valore, l’incidenza al 25 marzo prossimo scenderebbe a 157,5 casi su 100mila abitanti fino ad arrivare a 144,2 il primo aprile prossimo. Restano alcune criticità, come sottolineato da Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico dell’Umbria. È il caso, soprattutto dell’Alto Tevere (323,54 casi su 100mila abitanti) e dell’Assisano (313,80 casi su 100mila abitanti) dove l’incidenza supera i 300 casi su 100mila abitanti, mentre migliora il Folignate nel giro di tre settimane si è avuto un dimezzamento dell’incidenza, benché superi ancora i 200 casi per 100mila abitanti (215,71 casi per 100mila abitanti).
Per quanto riguarda, invece, le fasce d’età, si è assistito ad una stabilizzazione di quelle scolastiche, mentre si hanno valori più alti in quelle tra i 19-24 e i 25-44. In leggero aumento anche la fascia degli ultra 85enni, ma “si tratta – secondo quanto dichiarato da Carla Bietta – di piccole oscillazioni che andranno valutate nel lungo periodo” per capire se ci sia effettivamente un incremento. Sul fronte scolastico, e quindi sulla possibile riapertura delle scuole, occorrerà attendere il parere del Cts sulla base del quale verranno poi fatte le dovute valutazioni che, secondo quanto dichiarato dal commissario straordinario all’emergenza Covid dell’Umbria, Massimo D’Angelo, terranno conto dell’incidenza nei singoli territori e dell’andamento crescente o decrescente.