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Umbria, deficit idrico: negli ultimi tre mesi si è arrivati circa al 70%

Pubblicato il 6 Agosto 2022 10:28 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:47

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Tra maggio, giugno e luglio in Umbria il deficit idrico si è aggirato intorno al 70%. Lo dice l’ultimo bollettino dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, sottolineando come nei primi sette mesi del 2022 abbia invece toccato una quota media del 50%. “Una situazione molto gravosa – dicono dall’Autorità prima di entrare nel dettaglio dei numeri -, con notevoli conseguenze sulle disponibilità idriche per tutto il territorio regionale”. Al netto, tra l’altro, del fatto che nel periodo settembre 2021- giugno 2022, fondamentale per la ricarica dei sistemi acquiferi, si sia stimato un generale deficit delle precipitazioni che, da settembre a novembre, è stato dell’ordine del 50%, per risultare complessivamente del 30% a fine giugno. Una fotografia dai contorni poco rassicuranti che mette inevitabilmente in risalto condizioni di sofferenza per laghi, fiumi e sorgenti.

CRITICITÀ – Nel bollettino si parla a tal proposito del livello medio giornaliero del lago Trasimeno, al 23 luglio pari a -1,36 metri sullo zero idrometrico: da evidenziare che il -1,20 m.s.z.i. rappresenta la soglia di livello critico definito nel piano stralcio proprio del Trasimeno. Tra le istantanee scattate dall’Autorità c’è poi quella dell’invaso di Montedoglio. Lo stesso che, al 31 luglio, aveva un volume disponibile di 50 milioni di metri cubi. Da qui l’ipotesi che per il termine della stagione irrigua si arrivi ad un valore residuo di circa 30 milioni di metri cubi, tenendo conto che il volume utile è inferiore di 10 milioni rispetto a quello disponibile: “Questi valori – viene sottolineato – sono al limite per garantire un adeguato utilizzo plurimo della risorsa idrica”. E poi la diga di Arezzo, ubicata sul torrente Marroggia a Spoleto ed utilizzata dal comprensorio irriguo della Valle umbra sud: la capienza del serbatoio è pari a circa 6,5 milioni di metri cubi, di cui 3,6 destinati all’irrigazione e 0,5 come franco morto. La capacità residua tra le due quote di circa 2,4 milioni di metri cubi è destinata alla modulazione delle piene. Bollettino alla mano, l’attuale situazione dell’invaso conferma i livelli già registrati nei mesi precedenti, con una disponibilità per l’utilizzo irriguo ridotto a circa il 15% per la mancanza di precipitazioni.

E poi le sorgenti, le cui portate confermano una situazione attuale ed una tendenza critica collegata ad una ridotta ricarica. In particolare, il confronto con i fabbisogni previsti dal Prra (Piano regolatore regionale degli acquedotti), valutati stimando una media delle perdite in rete del 20% rispetto agli attuali valori superiori al 40%, evidenzia un deficit di 470 l/s al 31 luglio (rispetto al valore stimato a maggio di 550 l/s) e di 860 l/s previsto al 15 settembre. “Il prelievo dai principali pozzi per uso idropotabile, monitorati in continuo alla data del 19 luglio – proseguono dall’Autorità -, evidenzia un deficit complessivo delle portate disponibili che ammonta a 240 l/s”.

In conclusione, si legge nel bollettino, “pur avendo adottato tutte le misure preventive, prevale uno stato critico non ragionevolmente prevedibile, nel quale la disponibilità della risorsa idrica non risulta sufficiente ad evitare possibili danni al sistema”.

LE MUSURE – E di misure per difficoltà di approvvigionamento ordinario, in diverse zone dell’Umbria, ne sono state prese. Si guardi, tra gli altri, ad Arrone, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Fabro, Orvieto, Porano e Acquasparta dove si è deciso di ricorrere alle autobotti per un totale di 3.200 utenze interessate, con la previsione di arrivare a 6.400 se necessario. Oppure si pensi a Terni, sempre Orvieto, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Calvi dell’Umbria, Giove, Amelia e Narni dove si è optato per una riduzione delle pressioni per 24 mila utenze. Non è poi da escludere che a Guardea, Lugnano in Teverina ed Amelia si dovrà ricorrere ad un razionamento notturno totale o parziale.

PIOGGE A FOLIGNO – Si è prima parlato di siccità. Ebbene, la mancanza di piogge sta ormai da tempo interessando l’intero territorio umbro. Non fa quindi eccezione Foligno, anzi. Guardando ai dati del pluviometro forniti dalla Regione, si può osservare come in tutti e sei i primi mesi del 2022 la cumulata mensile sia inferiore a quella media storica. A gennaio la stazione ha contato 24,8 millimetri, meno della metà dello storico di 56,48. A febbraio i millimetri sono stati 37,6 contro la media di 61,39. A marzo la cumulata è stata circa un terzo della media, 23,4 millimetri rispetto a 69,3. Ad aprile, poi, la cumulata ha fatto segnare 55,8 millimetri, la media storica 78,97. I numeri di maggio e giugno, infine, sono quelli che meglio permettono di comprendere il concetto di “mancanza di piogge”. Nel primo caso la cumulata è stata di 18,6 millimetri contro la media storica di 74,69. A giugno, invece, di millimetri se ne sono registrati 13,6, lo storico parla di 61,06.

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