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Il viaggio irripetibile dei The Necks

Pubblicato il 13 Dicembre 2023 11:45

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Young Jazz a Foligno per l’ultimo atto di “Countdown”

L'appuntamento è per venerdì 19 dicembre con "InFormal Setting" di Federico Nuti al Candiotti per poi proseguire con una selezione a cura di Joe Rehmer. Nella stessa giornata è previsto anche un momento musicale della sezione "Community" dedicata al sociale

Ha ancora senso pensare che la più classica delle formazioni jazz (piano, contrabbasso, batteria) abbia ancora qualcosa da dire nonostante la sua veneranda età? La risposta è sì. E bisogna aggiungere: grazie ragazzi di Young Jazz che avete portato i The Necks a Foligno (Auditorium San Domenico) per dimostrarcelo. 

I Necks sono una band australiana di culto: ben 36 anni di carriera, difficili da inquadrare. Inclassificabili, sarebbe meglio dire. Sono un gruppo avantgarde, jazz, ambient e minimalista anche se nessuna di queste opzioni è l’unica giusta senza le altre. Una delle cose migliori che si può leggere in giro su di loro è che sono un trio jazz solo se si specifica che hanno totalmente rivoluzionato l’idea del trio jazz”. Bill Evans, da lassù, sicuramente saprebbe riconoscere la forza e la purezza dell’interplay tra Chris Abraham (piano e organo), Tony Buck alla batteria e Lloyd Swanton al contrabbasso. Così come Esbjörn Svensson, anche lui da qualche parte su in alto, riuscirebbe a cogliere la potenza innovativa e sperimentale del trio australiano che pure è in circolazione da quasi quattro decenni, ovvero da molto prima dell’arrivo sulle scene del compianto pianista svedese. Tutto questo per dire che i The Necks sono qualcosa di incredibile, le loro performance live esperienze irripetibili. Uniche come loro. Tutto ciò potrà sembrare ridondante, eppure è esattamente quello che ha detto ognuno dei tantissimi (evviva!) spettatori che domenica 10 dicembre sono venuti a Foligno ad ascoltarli. Due set, molto lunghi, totalmente improvvisati. Sì, perché i The Necks prendono vagamente spunto da quello che hanno pubblicato (nel caso del concerto folignate l’ispirazione arriva dall’ultimo disco The Travel e mai nome fu più adeguato) e lo rimpastano dandogli nuova vita ed esplorando territori ulteriori. Ancora più lontani dei luoghi che raggiungono nei loro dischi. La dimensione della loro musica è libera; senza paradigmi, eppure con tutti i crismi dei generi di cui abbiamo parlato all’inizio. Questo loro muoversi nello spazio musicale per l’ascoltatore si traduce in un viaggio indefinibile e totalizzante. L’idea del tempo svanisce e ci si lascia condurre verso forme musicali conosciute eppure inesplorate. 

Jazz? Minimalismo? Come detto all’inizio: tutto e niente di tutto ciò. Fortuna, quella sì, averli potuti ascoltare, vederli “giocare” coi loro strumenti, riempire il San Domenico di musica altissima. E fortuna avere ancora a che fare con Young Jazz, rassegna che dopo un certo silenzio è tornata a muovere passi importanti: due concerti “countdown” – con i “Deadeye” e appunto i The Necks – prima di arrivare al “Moult Festival” del 6 gennaio quando per un’intera giornata a Foligno arriveranno quattro progetti musicali per esplorare margini e confini di un genere, il jazz, che continua a regalare viaggi ed esplorazioni eccezionali. 

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