Soccorso, assistenza, accoglienza e gestione sanitaria. Temi collegati alla crisi umanitaria inevitabilmente apertasi con il conflitto in Ucraina e di cui ormai in Italia si discute da giorni, a tutti i livelli. Sì, perché anche l’arrivo nel Bel Paese di migliaia di profughi in fuga dai bombardamenti impone un’organizzazione non solo certosina e trasversale, ma frutto anche dell’impegno di diversi attori: dalla Protezione civile al ministero della Salute, passando quindi per le aziende sanitarie locali, così come per le Caritas diocesane italiane.
PROTEZIONE CIVILE – Partendo proprio dall’impegno profuso in questi giorni dal dipartimento nazionale, va sottolineato come già dal 4 marzo si stia lavorando su disposizioni urgenti di protezione civile per assicurare, su tutto il territorio nazionale, l’accoglienza, il soccorso e l’assistenza della popolazione in fuga dalla guerra. E, ordinanze alla mano, è stato istituito un comitato composto da più attori proprio per assicurare il più efficace raccordo tra i diversi livelli operativi nello svolgimento di specifiche attività. Dalla definizione logistica per il trasporto di persone a soluzioni urgenti di alloggiamento ed assistenza temporanee. Tra le altre cose, si sta predisponendo un piano di accoglienza basato sull’allargamento del sistema Cas, reso possibile attraverso la semplificazione delle procedure, andando in deroga allo schema attuale dei capitolati. E per i posti di accoglienza nel Sai si prevede che gli Enti locali possano affidarli in gestione con procedure anche in questo caso in deroga alle vigenti disposizioni in materia. Stando a quanto si apprende, si lavora, infine, anche sulla questione del permesso di soggiorno per i cittadini ucraini.
MINISTERO DELLA SALUTE – E sempre in riferimento ai fenomeni migratori verso l’Italia, il dicastero, attraverso una circolare datata 3 marzo scorso, ha fornito chiarimenti per la gestione sanitaria della crisi, anche e soprattutto relativamente al Covid-19. Nello specifico è stato previsto che le Asl territorialmente competenti eseguiranno dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso ai cittadini che provengono dall’Ucraina, indipendentemente dalla cittadinanza, privi di Passenger Locator Form o di green pass. Sul fronte vaccini, il ministero raccomanda di offrire la vaccinazione anti Covid a tutti soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo per i soggetti a partire dai 12 anni di età. Sempre in tema immunizzazioni, ma in riferimento a quelle di routine, c’è l’invito a far aderire le persone accolte all’eventuale completamento dei cicli. L’obiettivo è ridurre il rischio di focolai epidemici di malattie prevenibili appunto con i vaccini, ad esempio quelli contro difterite, polio, morbillo o rosolia, solo per citarne qualcuno.
CARITAS ITALIANA – Si è ormai da giorni messa in moto anche la macchina della solidarietà della Caritas. Sono principalmente quattro i filoni di intervento che si stanno seguendo a livello nazionale. Intanto quello relativo al coordinamento con il network europeo ed internazionale, che vede Caritas Italiana, fin dalle settimane precedenti il conflitto, in costante collegamento con entrambe le Caritas nazionali in Ucraina. E in questo senso, oltre all’immediata attivazione di raccolte fondi, è stata subito avviata una campagna comunicativa a livello nazionale per raccontare quanto avvenga proprio in terra ucraina. L’impegno di Caritas Italiana si sta poi traducendo anche nella preparazione per l’accoglienza dei profughi nel nostro Paese e nel supporto agli interventi umanitari non solo in Ucraina, ma anche in paesi limitrofi come Polonia, Moldavia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria.
VESCOVI DELL’UMBRIA – Per nulla rimasti indifferenti a quanto sta accadendo ma anzi spiegando come la Quaresima cada in un tempo in cui la tragedia della guerra tocca il cuore e l’identità spirituale, i vescovi del Cuore verde d’Italia hanno preso carta e penna ricordando quanto si stia facendo a livello regionale. “Fin dal primo giorno del conflitto – si legge in una lettera -, le Chiese umbre, attraverso le Caritas diocesane, hanno costituito un tavolo regionale per il coordinamento degli interventi, e sono impegnate a sostenere attivamente anche le locali associazioni degli ucraini per la raccolta di generi di prima necessità”. Ogni Caritas ha inoltre attivato linee telefoniche dedicate all’emergenza umanitaria “e chiede a chi ne ha la possibilità – scrivono i vescovi umbri – di segnalare abitazioni libere o altri spazi adeguati, che verranno ad aggiungersi ai centri di accoglienza diocesani già attivi”. C’è poi l’invito ad aderire, in particolare nella terza domenica di Quaresima (20 marzo) alla Colletta “Pro Ucraina” promossa dalla Cei e da Caritas Italiana. “Apriamo le nostre case per accogliere, sostenere, accompagnare e consolare le lacrime che solcano i volti di donne e bambini – scrivono tra le altre cose i vescovi -. Questo è un tempo da guardare con gli occhi del Risorto, perché nel nostro cuore e nelle nostre scelte trovi posto non odio e risentimento ma pace e misericordia”.