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Vaccini, in Umbria 835 sospette reazioni avverse: 36 quelle giudicate gravi

Pubblicato il 31 Marzo 2021 16:18 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:38

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Sono 835 i casi di sospette reazioni avverse ai vaccini anti-Covid registrate in Umbria sulle 79.312 dosi somministrate tra il primo gennaio e il 22 marzo scorso. A renderlo noto, sulla base dei dati inseriti nella Rete nazionale di farmacovigilanza (RNF) è stata la Direzione regionale alla Salute, che spiega come “la percentuale di segnalazioni sul totale delle dosi somministrate è pari all’1,05 per cento”.“Il tasso di segnalazione per 100mila dosi in Umbria, pari a 1050/100.000 dosi – proseguono -, è sostanzialmente in linea con il dato medio nazionale che è di 729 segnalazioni per 100mila abitanti (risalente al 26 febbraio 2021, circa un mese prima dell’attuale dato umbro)”.

Entrando nel dettaglio dei dati, nel 79 per cento dei casi, la reazione avversa ha interessato il sesso femminile. Nel 96 per cento dei casi si è trattato di una reazione giudicata “non grave”, ossia 799 su 835. Trentasei, invece, quelle gravi. Al momento della segnalazione, l’86 per cento (722 su 835) delle reazioni avverse segnalate risultava risolto, il 4 per cento (34 su 835) è stato giudicato in “miglioramento”, l’8 per cento (70 su 835) “non ancora guarito” e l’1 per cento (7 su 835) riportava una “risoluzione con postumi”. In circa l’1 per cento (3 su 835) delle segnalazioni il dato di esito non era disponibile.

Relativamente al tipo di reazione avversa, sono state segnalate prevalentemente quelle già note per questi vaccini. Tra le principali: reazioni locali o sistemiche (febbre, brividi, dolore in sede di iniezione, stanchezza, malessere) in circa il 33 per cento dei casi; reazioni interessanti il sistema muscoloscheletrico (mialgia, artralgia) in circa il 20 per cento dei casi; disturbi al sistema nervoso (cefalea, parestesie) nel 18 per cento dei casi; infine, disturbi del tratto gastrointestinale (nausea, diarrea) nel 9 per cento dei casi.

La durata media delle reazioni è stata di circa quattro giorni. Nella maggior parte dei casi a segnalare la reazione avversa è stato il medico (56%), seguito dal farmacista e dal cittadino (entrambe 16%) e da altro operatore sanitario (12%).

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