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In Umbria calano i contagi, ma le varianti sono predominanti. “Allentamenti? Serve prudenza”

Pubblicato il 25 Febbraio 2021 15:33 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:46

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Il contagio scende, ma la guardia deve rimanere alta. C’è cauto ottimismo in Umbria a circa venti giorni dall’istituzione, in gran parte della regione, della “zona rossa”. I dati a disposizione dei tecnici umbri evidenziano una flessione rispetto alla circolazione del Covid-19, ma le varianti lasciano acceso il campanello d’allarme. Segno che le misure adottate hanno portato alcuni benefici, ma è ancora troppo presto per cantar vittoria. A sottolinearlo è l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto: “Aumentano i guariti e diminuiscono i positivi all’interno degli ospedali. I cluster stanno diminuendo se non sparendo del tutto – spiega il titolare della Sanità regionale -. Stiamo avendo ragione, pur in maniera lenta, di questa terza fase”. Tutto ciò però potrebbe non bastare per allentare le misure restrittive. Nelle ultime ore è circolata l’ipotesi di traghettare l’Umbria ad una zona “arancione rinforzata”. Su questa ipotesi però, Coletto non si sbilancia: “Al massimo venerdì dovremmo avere l’ordinanza con la colorazione rossa piuttosto che arancione potenziata – specifica l’assessore -, valuteremo rispetto ai dati. Stiamo valutando con molta attenzione e prudenza, perché sappiamo quanto ci sia costato piegare la curva dei contagi”. 

I CONTAGI – “La media mobile dimostra un’intersione di tendenza che fino ad ora non c’era stata – commenta Marco Cristofori, del Nucleo epidemiologico regionale -. L’Rt è al di sotto di 1, anche se ci sono delle oscillazioni. L’incidenza settimanale è scesa di quasi 100 punti da due settimane e la media regionale si sta avvicinando ai 200 casi per 100mila abitanti”. A portare questi benefici è stata senza ombra di dubbio anche la chiusura delle scuole. “C’è un crollo dei contagi in tutte e quattro le classi di età che vanno dai 3 ai 18 anni. Alla terza settimana di chiusura – specifica Cristofori – c’è stato un crollo dell’incidenza. L’unica fascia in controtendenza è quella dai 19 ai 24 anni, ma non sappiamo a cosa sia dovuto”.

RICOVERI E DECESSI – Per avere un’involuzione anche rispetto a ricoveri e decessi però, bisognerà ancora aspettare. “C’è una tendenziale stabilità dei ricoveri ordinari e in terapia intensiva – riferisce a riguardo Carla Bietta del Nucleo epidemiologico dell’Umbria -, così come per i decessi. Sono ancora numeri consistenti, ma per vedere i benefici delle misure adottate di solito bisogna aspettare 10/15 giorni dalla riduzione dei contagi”.

VARIANTI – Il virus però ancora gira in Umbria, soprattutto rispetto alle sue varianti. I 176 campioni umbri, sequenziati dall’Istituto superiore di sanità lo scorso 10 febbraio, riportano 95 tamponi con variante brasiliana, 52 con variante inglese. La maggior parte della variante brasiliana è stata riscontrata a Perugia (69). “Tra le Perugia e Terni – spiega il commissario regionale all’emergenza, Massimo D’Angelo – le varianti, pur in maniera differente, stanno circolando”. Andando ad analizzare i laboratori da cui provengono i campioni, dall’Azienda ospedaliera di Perugia il 71% dei tamponi riporta la variante brasiliana, quella inglese invece nel 24% di essi. Dall’azienda ospedaliera di Terni e dall’Istituto zooprofilattico la brasiliana è al 25% e al 21% quella inglese. Tra Foligno e Spoleto la percentuale è del 43% per la brasiliana e del 57% per quella inglese. Chiudono i laboratori di Città di Castello, con il 34% dei campioni di brasiliana ed il 39% con variante inglese. Sommando l’intera regione, in Umbria il 54% dei campioni (dei 176 esaminati dall’Iss) riportano variante brasiliana, il 30% quella inglese. “Le misure restrittive – sottolineano però dalla Regione – ci dimostrano che sono efficaci anche nei confronti delle varianti”.

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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