“Il gruppo consigliare del Pd a fianco di chi resta in attesa dello stipendio”. È quanto si apprende dalla nota del gruppo consigliare dei dem folignati, in cui viene denunciata l’ormai nota vicenda dei 15 lavoratori de La Gardenia, che da mesi aspettano l’arrivo dello stipendio, del Tfr e dei buoni pasto. Una situazione che interessa ormai da tempo i dipendenti folignati dell’azienda molisana, che opera in subappalto per Trenitalia nelle Officine manutenzione ciclica di Foligno e che ha visto più volte gli operai incrociare le braccia, con l’ultimo sciopero che si è svolto proprio il 13 giugno scorso.
“A Foligno ci sono 15 lavoratori de La Gardenia che ogni giorno si alzano per andare a lavorare, pur sapendo che il loro stipendio potrebbe non arrivare – incalzano i membri del Pd folignate –. Oggi, in un’epoca segnata da inflazione, caro vita, precarietà e solitudine economica, vivere senza stipendio significa vivere senza respiro. Questi lavoratori, con famiglie alle spalle, bollette da pagare e figli da crescere, stanno affrontando non solo un disagio materiale ma un’umiliazione civile: lavorare senza essere pagati è una ferita alla dignità”.
A tal proposito i dem spiegano di essersi attivati affinché la vicenda arrivi ai tavoli istituzionali competenti. Nello specifico è stato interessato l’assessore regionale alle Politiche del lavoro, Francesco De Rebotti, “che ha preso in carico la vicenda – afferma il gruppo consigliare –, rassicurando i lavoratori della sua presenza al fine della risoluzione del problema, che interessa anche Trenitalia. È nostro dovere, non un favore – proseguono –, garantire che i diritti dei lavoratori non vengano ignorati”.
I dem terminano condannando la questione come il riflesso di una situazione che riguarda tutto il Paese, non solo l’Umbria o Foligno: “Questa non è solo la storia di 15 persone. È lo specchio di un Paese in cui il lavoro è tornato ad essere debole, sfruttato, poco tutelato. È la domanda che ci interroga tutti: che valore ha oggi il lavoro? Non possiamo più accontentarci di soluzione tampone. Serve una visione. Serve una politica – concludono – che sappia tornare a parlare con e per i lavoratori, con la voce ferma di chi non ha paura di stare dalla parte giusta”.