L’anziano era seguito dalla Caritas, ma a suo nome risultavano assunte undici persone come assistenti. In un altro caso, una persona di ottanta anni faceva da badante ad un giovane di ventitré. Sono solo due dei casi scoperti dalla Questura di Perugia e dai carabinieri dell’Ispettorato del lavoro di Perugia, che nella notte tra martedì e mercoledì hanno eseguito 31 misure restrittive tra custodie in carcere, arresti domiciliari e obblighi di dimora. Il centro nevralgico dell’organizzazione era Foligno dove operava la “Agenzia Affari S.L. Service”, guidata da cinque persone. Un anno e mezzo di indagini su un sodalizio criminale che, grazie all’aiuto di persone indigenti, instaurava finti rapporti di lavoro in favore di tantissimi extracomunitari. In cambio di somme dagli 800 ai 1500 euro, di cui 150 o 200 finivano ai fittizi datori di lavoro, l’agenzia favoriva l’immigrazione clandestina con l’ottenimento di permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, benefici previdenziali, assistenziali e di disoccupazione. Le cinque persone che facevano parte dell’agenzia sono accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell’Inps, istituto che ha da subito collaborato alle indagini. A chiedere “aiuto” all’agenzia, diversi soggetti provenienti soprattutto dal Nordafrica e dall’Albania. Le segnalazioni sono arrivate principalmente dallo sportello Utg della Prefettura di Perugia e dall’ufficio immigrazione della Questura. Le anomalie verificate hanno portato a degli accertamenti e alle indagini coordinate dalla procura di Spoleto guidata dal procuratore capo Alessandro Cannevale e dal sostituto Gennaro Iannarone. I provvedimenti di custodia sono stati emessi dal gip Augusto Fornaci. Gli inquirenti stimano un danno nei confronti dell’Inps di circa 1 milione di euro, oltre alle diverse centinaia di permessi di soggiorno illeciti. Alla conferenza stampa di mercoledì mattina hanno partecipato, tra gli altri, il vicequestore Bruno Antonini, il comandante dei carabinieri di Foligno Angelo Zizzi e il luogotenente Angelo Borsellini del Nucleo Ispettorato del lavoro dei carabinieri di Perugia. Le perquisizioni hanno riguardato sia l’agenzia che le abitazioni degli indagati. L’organizzazione puntava tutto su rapporti di lavoro domestici perché più difficilmente controllabili visto che il lavoro sarebbe dovuto avvenire tra le mura domestiche. L’operazione è stata denominata “Open Doors”, per indicare la facilità con cui gli immigrati riuscivano illegittimamente ad entrare e rimanere in Italia, nonché usufruire dei benefici economici. Non si esclude che l’operazione possa allargarsi ad altri soggetti.