Una produzione buona ed un mercato che inizia a dare primi segnali di ripresa. Così si presenta il comparto vitivinicolo della ringhiera dell’Umbria nel post lockdown nel quadro illustrato dal presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Filippo Antonelli. Un quadro dal quale emergono sì degli spiragli di sole, ma con un cielo non ancora completamente sgombro dalle nubi. Quelle portate dal Coronavirus, che in questo 2020 hanno rappresentato la minaccia maggiore.
Si, perchè – come detto – il clima, che da sempre rappresenta il nemico per eccellenza, quest’anno è stato favorevole ai viticoltori umbri. “Le premesse da quel punto di vista – ha infatti commentato Antonelli – sono buone e lasciano ben sperare”. Così come si inizia a respirare aria di ripartenza. “Qualche segnale di miglioramento, seppur timido, c’è – ha proseguito -. Ed anche sul fronte dei mercati esteri inizia a muoversi qualcosa”.
L’attesa, ora, è tutta per le decisioni che verranno prese sulla riapertura dei confini, a cominciare dal fronte europeo. Sì, perché come sottolineato da Filippo Antonelli nel periodo estivo a far la parte del leone per ciò che riguarda gli acquisti sono soprattutto gli stranieri. “Anche se – spiega – pure l’umbro è sempre stato un buon consumatore”. E sono proprio gli umbri, ad oggi, gli interlocutori principali. “Ci affidiamo a loro – prosegue – ma, al contempo, vogliamo lanciare un messaggio a chi vive al di là dei confini regionali. L’Umbria – ha quindi ribadito, come fatto più volte nelle passate settimane – è stata una delle regioni italiane meno toccate dal virus ed ha una densità abitativa molto bassa”. Elementi che, insieme agli spazi aperti di cui gode, ne fanno per Filippo Antonelli la regione più adatta in cui trascorrere le vacanze.
E proprio per questo i comparti ristoratori e cantine sono già pronti ad accogliere i visitatori. Un primo segnale, in questo senso, verrà dato con l’iniziativa di martedì 2 maggio, quando il borgo di Montefalco si trasformerà nel più grande ristorante a cielo aperto d’Italia. Iniziative con cui dare il la alla ripresa effettiva, perché, come sottolineato da Antonelli, “di ferite da rimarginare ce ne sono ancora tante”.
Il prolungato stop imposto dal Covid ha infatti visto crollare gli incassi. Le stime parlano di un calo dei ricavi per le cantine che oscilla tra il 40 ed il 70 per cento, con le eccedenze che – soprattutto nel caso di vini non adatti all’invecchiamento – hanno aperto le porte alla distillazione d’emergenza. A fronte di un possibile un incremento dei costi, soprattutto per ciò che riguarda lo stoccaggio. La speranza, su questo fronte, è che lo Stato vada incontro alle esigenze del mondo vitivinicolo con aiuti ad hoc.