Un altro tassello che va ad aggiungersi al puzzle della rovente estate in casa ex Merloni. È quello dell’incontro che, lunedì primo settembre, ha visto seduti al tavolo organizzazioni sindacali e rappresentati Indelfab. Al centro della scena, ormai da qualche settimana, la questione legata alla decisione unilaterale dell’azienda di aprire la procedura di mobilità per la totalità dei dipendenti occupati tra Umbra e Marche. Una mossa rispetto alla quale, fin da subito, lavoratori e sindacati avevano fatto sentire, a suon di sit in di protesta e tavoli istituzionali, la propria contrarietà.
Prima dell’incontro di lunedì, ultimi in ordine di tempo, la protesta a Gualdo Tadino del 22 agosto che aveva visto scendere in piazza Martiri della Libertà anche i sindaci di Gualdo e Nocera, e l’incontro del 24 agosto a Fabriano tra Fim, Fiom e Uilm di Umbria e Marche ed il sottosegretario al Mise, Alessia Morani. Durante quest’ultimo meeting, lo ricordiamo, anche il Governo si era detto d’accordo rispetto alla necessità di ritirare i licenziamenti, abbracciando la volontà delle organizzazioni di individuare soluzioni occupazionali reali. Fino ad arrivare, come detto, al tavolo di lunedì tra organizzazioni sindacali ed ex Merloni. Sede in cui, ancora una volta, le parti sociali hanno ribadito all’azienda la necessità di ritirare la procedura di mobilità.
Stando a quanto riferito dai sindacati, infatti, “altri percorsi sono possibili e vanno perciò esplorati”. L’ex Jp Industries, dal canto suo, ha manifestato una disponibilità a fronte dell’individuazione di strumenti di sostegno. Ad emergere, quindi, è la possibilità di trovare soluzioni concrete solo al tavolo ministeriale. Da qui, come si legge in una nota diffusa dalle segreterie Fim, Fiom e Uilm di Ancona e Perugia “si rende necessaria la convocazione in tempi rapidissimi al Ministero dello Sviluppo Economico”. Tempi rapidissimi perché, com’è noto, incombe lo spettro dell’imminente scadenza della cassa integrazione legata al Covid-19, fissata per il 6 settembre e vera spada di Damocle che pende sul capo di numerosi lavoratori.