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Covid, in Umbria Rt a 0,71 e terapie intensive sotto soglia critica. Scuole verso riapertura

Pubblicato il 8 Aprile 2021 15:00 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:32

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Indice Rt ben al di sotto dell’uno per l’Umbria. Nel Cuore verde d’Italia, infatti, il valore è dello 0,71 contro lo 0,80 della media nazionale. Dato che, insieme alla discesa della curva epidemiologica ed alla diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva, rappresenta un segnale importante.

“I dati sono in miglioramento” ha infatti dichiarato l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, nel corso del consueto appuntamento settimanale con la stampa. “Stiamo assistendo ad un abbassamento della curva epidemiologica – ha aggiunto – nonostante la presenza ancora importante delle varianti”. Presenza ribadita anche da Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico regionale. “La variante inglese, di fatto quella più contagiosa – ha spiegato -, pesa per il 64 per cento, mentre quella brasiliana, che elude in parte l’efficacia dei vaccini, incide per il 32 per cento”.

SUL TERRITORIO – La discesa, però, sembra essere costante con l’incidenza che supera i 200 casi per 100mila abitanti solo nella zona dell’Alto Tevere, con particolare riferimento alla situazione di Città di Castello, e nell’Alto Chiascio, con attenzione in questo caso a Gubbio. Qualche criticità – secondo quanto sottolineato da Marco Cristofori – si registra anche in Valnerina, “dove, però – commenta l’esperto -, si fanno i conti con numeri piccoli”. Mentre migliora la situazione nella parte interna dell’Umbria, compreso il Folignate dove l’incidenza è di 91,26 casi su 100mila abitanti. Il dato regionale si attesta, invece, intorno ai 110 casi su 100mila abitanti.

PROIEZIONI DA ZONA BIANCA – “Le previsioni da qui a 15 giorni, continuando sulla strada intrapresa – ha quindi aggiunto Marco Cristofori – sono di 50 casi su 100mila abitanti (numeri da zona bianca ndr). Dato che permetterebbe di controllare meglio l’infezione, anche in presenza di varianti, in termini di contact tracing, e renderebbe più semplice la vaccinazione”. In calo i numeri del contagio in tutte le fasce d’età, così come spiegato da Carla Bietta del Nucleo epidemiologico dell’Umbria. In diminuzione, poi, sia i ricoveri in area medica che in terapia intensiva. Su questo fronte, come dichiarato da Carla Bietta e ribadito dall’assessore Coletto, l’Umbria “è scesa al di sotto del limite critico, fissato al 30 per cento”.

OSPEDALI E SCUOLE – E proprio per quanto riguarda la questione ospedaliera, a palazzo Donini si è iniziato a discutere, di concerto con le Usl 1 e 2, della riconversione di reparti e sale operatorie. Per quanto concerne, invece, il discorso scuole, l’assessore Coletto si è detto favorevole ad una riapertura a patto, però, che la situazione epidemiologica e le varianti lo consentano. In quest’ottica è in programma per oggi pomeriggio, giovedì 8 aprile, un nuovo incontro con il Cts.

RISTORANTI E BAR – L’assessore Luca Coletto è intervenuto anche su una possibile riapertura di ristoranti e bar. “E’ possibile – ha detto il titolare alla Sanità dell’Umbria -, purché le riaperture vengano effettuate in sicurezza con protocolli chiari, precisi e ben definiti, responsabilizzando gestori ed avventori”. Sul tema è intervenuto anche il presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, Marco Squarta. “La norma nazionale che abolisce la zona gialla fino al 30 aprile è un’assurdità se i numeri dei contagi in Umbria sono decisamente migliorati e non rientrano più nei parametri della fascia arancione – afferma Squarta -. I titolari di bar e ristoranti sono ormai allo stremo, serve una data certa per le riaperture perché in questo modo rischiamo di perdere circa 1.500 attività commerciali e quindi decine di migliaia di posti di lavoro”. Squarta critica il decreto vigente che omologa tutte le regioni sulla fascia arancione indipendentemente dall’esito dei contagi e invita l’Esecutivo Draghi a “tornare sui propri passi per modificare il provvedimento: ristoratori, commercianti e baristi in zona arancione, a causa del divieto di spostamento tra Comuni, hanno assistito a un calo drammatico del proprio fatturato. Non ce la fanno più, i ristori elargiti, quando sono arrivati, si sono dimostrati insufficienti. L’unica via – conclude Squarta – è permettere agli imprenditori di riaprire in sicurezza le loro attività per tornare, piano piano, purtroppo solo per chi ce l’ha fatta, a rimanere in piedi senza issare bandiera bianca, alla normalità”.

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