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Annata difficile per vino e olio

Pubblicato il 19 Settembre 2023 09:40

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Che il clima degli ultimi mesi abbia messo in difficoltà l’agricoltura non è più una novità. Le piogge primaverili e il caldo torrido di questa estate avranno ripercussioni importanti su vino e olio, due punte di diamante del settore primario umbro. Già in questi giorni si stanno avendo le prime conferme rispetto alle previsioni delle scorse settimane, a partire dal mondo vitivinicolo. “Iniziata in ritardo rispetto all’anno scorso la vendemmia 2023 – annuncia la Cia -, per il vino sarà un’annata difficile”. Difficoltà, a quanto pare, soprattutto per quanto riguarda l’uva a bacca bianca, con la Cia che riscontra difficoltà nella zona dell’Orvietano, nel Ternano, a Montefalco e Spoleto, “dove c’è chi prevede – affermano la confederazione degli agricoltori italiani dell’Umbria – un calo produttivo fino al 60% rispetto all’anno scorso e produzione scarsa nel Trasimeno. A rischio ci sono vini simbolo del territorio, come il Sagrantino di Montefalco. Come già noto, le viti sono state messe a dura prova dalla diffusione della peronospora. A ciò, si aggiunge l’aumento dei costi a cui gli imprenditori agricoli stanno facendo fronte. “Il clima di quest’anno ci ha costretti a entrare più volte nel vigneto per intervenire e salvare il salvabile – spiega Nicola Chiucchiurlotto, imprenditore e responsabile per il settore vitivinicolo del comitato esecutivo regionale di Cia Umbria –.  Questo ha comportato un aumento dei costi di manodopera e carburante, ad esempio, che si sommano già a quelli complessivi e all’inflazione. Ecco perché per le aziende viticole che hanno subito danni da attacchi di peronospora abbiamo chiesto alla Regione tra le altre cose una richiesta di supplemento al gasolio agevolato. Una vendemmia, questa, che rivendica l’esigenza di puntare sul monitoraggio dei dati climatici, l’assistenza tecnica e l’aggiornamento delle competenze degli imprenditori e sulla ricerca per aiutare alcune varietà ad essere più resistenti alle condizioni climatiche avverse che si presentano in stagioni difficili come questa”. Dal vino all’olio, in Umbria la situazione sembra cambiare di poco. Il focus sull’olivicoltura è offerto da Coldiretti, che stima un calo del 50% per l’annata in corso, con punte maggiori in alcuni territori. “A causa di una primavera estrema – precisa Giulio Mannelli, presidente Aprol Umbria e vicepresidente Coldiretti Perugia – la prossima campagna olivicola risulterà fortemente ridimensionata. A condizionare negativamente la stagione produttiva, che comunque dovrebbe rimanere su buoni livelli qualitativi – spiega Mannelli – una serie di eventi climatici che hanno inciso sulle piante e sui frutti: dalla siccità invernale, alle gelate tardive, fino alle piogge incessanti primaverili che hanno causato grandi problemi nell’allegagione”. Da Coldiretti dunque la richiesta alla Regione affinché venga riconosciuto lo stato di calamita, oltre ad altri provvedimenti urgenti e straordinari. “Un deficit produttivo quindi che lascia presagire un autunno di sofferenza soprattutto sul fronte liquidità per le imprese – sottolinea Mannelli – e che si aggiunge purtroppo alle tante problematiche che gli imprenditori agricoli stanno già scontando da tempo, come l’aumento dei costi di produzione”.

In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 65.000 quintali di olio l’anno. La Dop dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 200, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.

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