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La vicenda del tempio crematorio finisce sul tavolo della seconda commissione

Dopo la richiesta avanzata dall'opposizione, la questione sarà affrontata nella seduta convocata per lunedì 11 marzo. Tra i temi in discussione l'impatto ambientale e l'inquinamento

Pubblicato il 1 Marzo 2024 17:04 - Modificato il 2 Marzo 2024 12:04

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La vicenda del tempio crematorio, che da diversi giorni ormai preoccupa gli abitanti di Colfiorito e delle frazioni montane limitrofe, finisce in commissione. Dopo la richiesta avanzata dai gruppi folignati di opposizione, è stata fissata per il pomeriggio di mercoledì 11 marzo, alle 15.30, la seduta della seconda commissione consiliare. A convocarla il coordinatore Domenico Lini, esponente del gruppo misto che, negli scorsi giorni, insieme a Più in Alto, aveva definito Colfiorito come “buono inopportuno” in cui pensare di poter realizzare l’impianto crematorio. Ad essere invitati ai lavori della seconda commissione il vicesindaco con delega ai Lavori pubblici, Riccardo Meloni, e gli assessore all’Urbanistica e  all’Ambiente, Marco Cesaro e Decio Barii, ma anche i dirigenti delle aree Lavori pubblici, Governo del territorio e Turismo e altri tecnici comunali. Tra i temi in discussione l’impatto ambientale e l’inquinamento che potrebbe generare la struttura, ma anche questioni come quella legata agli espropri e alla partecipazione della politica e dei cittadini.

Intanto, la vicenda sarà affrontata in un’assemblea pubblica convocata dalla stessa amministrazione cittadina per questa sera, alle 21, a Colfiorito nella “Sala ristorante della sagra” nell’ex campo container. Appuntamento nel corso del quale il sindaco incontrerà gli abitanti della montagna, gli stessi che lo scorso sabato si erano ritrovati per dire “no” alla realizzazione dell’impianto in virtù della “vocazione turistica, commerciale, artigianale e rurale del territorio montano” ma anche dell’“aumento del traffico e dell’inquinamento atmosferico” con tutte le conseguenze che questi elementi potrebbero arrecare alle colture e alla biodiversità della valle. Un “no” deciso quello dei residenti della montagna che si era concretizzato anche nell’avvio di una raccolta firme, sottoscritta nel giro di pochi giorni da centinaia di cittadini, per chiedere al Comune di negare l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto e alla Regione delle relative autorizzazioni ambientali. 

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