Anche a Foligno cala il numero delle filiali bancarie. Dopo gli sportelli bancari chiusi, circa due anni fa, nelle zone di Vescia e Sportella Marini, a ottobre a serrare i battenti sarà la filiale di Intesa San Paolo a Sant’Eraclio. La cessazione del servizio provocherà inevitabilmente disagi sia alle aziende che ai cittadini e alle cittadine, ma soprattutto all’ampia fetta di popolazione folignate anziana che vive in questa frazione. A sollevare la questione in occasione dell’ultimo consiglio comunale del 30 luglio, la consigliera dem Maura Franquillo: “Quando in un territorio chiude un servizio come quello della banca, scaturiscono oggettivamente dei disagi. La presenza della filiale bancaria a Sant’Eraclio è di grande utilità per tutti, per i cittadini e le cittadine, ma anche per le aziende e le attività commerciali. La sua chiusura rappresenta un depauperamento intollerabile per l’intero territorio, considerando anche che nella frazione è presente una buona parte di popolazione anziana che andrebbe a soffrire, più degli altri cittadini, lo spostamento della logistica del servizio. Il disservizio, inoltre – ha proseguito –, costituisce una battuta d’arresto per l’intero territorio rendendolo meno attrattivo e meno competitivo, generando anche una sorta di spopolamento. Chiudere la filiale significa scegliere di non servire una rete di aziende, di cui Sant’Eraclio è ricca nella sua zona industriale, un gesto che reputo inqualificabile nei confronti delle aziende che generano un importante indotto economico. Al netto di tutto ciò – ha concluso –, consapevole che la banca è una struttura privata, reputo assolutamente preoccupante il silenzio assordante dell’amministrazione comunale”.
Un problema esistente che tuttavia non può dipendere dalle decisioni del governo comunale, come ha affermato nel corso dello stesso consiglio comunale il sindaco Stefano Zuccarini, che ha così risposto alla consigliera del Pd: “Vorrei sottolineare che l’amministrazione comunale ha sempre dialogato con gli istituti di credito che spesso hanno avuto l’attenzione di anticipare gli accadimenti. Credo che in queste affermazioni ci sia un po’ di strumentazione politica – ha proseguito il primo cittadino –, poiché attribuire presunte distrazioni su chiusure di sportelli bancari, quindi strutture private, imputandola a una sorta di inerzia da parte dell’amministrazione comunale che nulla può in questo campo, come nessun altro colore politico potrebbe fare, è strumentale. Per migliorare la situazione – ha aggiunto – non abbiamo chiesto di non chiudere la sede, essendo che si tratta di multinazionali che hanno poco interesse al parere dei sindaci, ma abbiamo cercato di sostituire il servizio che veniva erogato dalla banca, predisponendo degli ATM o dei dispositivi elettronici che potessero supplire quanto meno alle istanze di prelievo. Si tratta di dinamiche sovranazionali – ha concluso il sindaco – che rispondono a logiche commerciali e organizzative che purtroppo hanno poco a che fare con il servizio che si fornisce in questa o quella frazione”.
La decisione, da parte di Intesa San Paolo di chiudere i battenti della filiale, appare “anomala e poco giustificata”. A spiegarlo Claudio Cecconi, coordinatore Rsa Intesa San Paolo dell’Umbria, First Cisl, il quale ha affermato: “La filiale di Sant’Eraclio, che andrà a chiudersi, lo scorso anno ha ottenuto il miglior risultato al livello finanziario rispetto ai dati registrati nel corso del tempo, uno sportello che conta inoltre 5 dipendenti e un immobile di proprietà. Per questi motivi risulta anomala la decisione di cessare l’attività della banca nella zona. Come sindacato – afferma poi – siamo preoccupati, e stigmatizziamo la desertificazione bancaria sul territorio, fenomeno con il quale viene meno un presidio di civiltà, legalità e un vero e proprio luogo fisico cui rivolgersi necessario per alcuni cittadini, soprattutto i più anziani. La politica – sottolinea – in questi casi può sensibilizzare ma non può fare nulla, poiché le banche rispondono alle logiche dell’attività privata. Notizia positiva è tuttavia che sul territorio sono ancora presenti le Bcc, banche che rispondono ad altre esigenze, perché create con l’intento di stare a contatto con il territorio”.
Nel comune di Foligno tutta l’area che va da Sportella Marini fino alla Valle del Menotre è sprovvista di sportelli bancari, e a queste zone si aggiungerà a breve quella di Sant’Eraclio. Quello della desertificazione bancaria è un problema che non riguarda solo il Folignate, bensì tutta la Regione. Basti infatti considerare che in Umbria su poco più di 880mila abitanti, 45mila risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca (1.450 cittadini in più negli ultimi mesi), mentre 60mila persone risiedono in comuni che hanno solo uno sportello bancario. A riportarlo le osservazioni di First Cisl, che evidenziano come a risentirne non siano solo gli abitanti ma anche le attività commerciali, sono infatti 2.900 le imprese della regione con sede in comuni privi di alcuna banca, mentre sono 4.100 le attività con sede in comuni con un solo sportello bancario.
Il fenomeno della desertificazione è avanzato più rapidamente negli ultimi anni, nel corso dei quali il 21% dei comuni umbri è rimasto privo di sportelli, una percentuale che probabilmente salirà ulteriormente. In totale i comuni privi di sportelli bancari sul territorio sono il 32% mentre quelli con un solo sportello sono il 28% del totale. Dati che si riflettono sulla superficie totale della regione, che risulta colpita dalla desertificazione bancaria per un 15% del territorio totale. Per quanto riguarda le zone limitrofe al folignate, ad esempio, a risultare con un solo sportello bancario sono i comuni di Gualdo Cattaneo e Campello sul Clitunno.