La strategia utilizzata era molto semplice: uno di loro scendeva dall’auto a bordo della quale si spostavano, suonava al citofono di un’abitazione scelta a caso e rimaneva in attesa. Se qualcuno rispondeva, chiedeva un’informazione qualsiasi per poi allontanarsi; se, invece, il citofono rimaneva muto, chiamava gli altri complici e insieme provavano ad entrare nell’abitazione per mettere a segno il colpo. Colpi che duravano pochissimi minuti, il tempo di fare irruzione, mettere a soqquadro l’abitazione, rubare tutto ciò che trovavano di valore e scappare. Tutto questo mentre uno di loro li attendeva in auto, perlustrando l’area circostante così da avvisarli in caso di pericolo e portarli via a furto concluso.
Un modus operandi consolidato per la Polizia di Stato, che per circa tre mesi ha osservato la banda di ladri, pedinandoli e raccogliendo tutte le informazioni utili a chiudere il cerchio e a farli finire in manette. E così è stato nella notte tra lunedì 5 e martedì 6 maggio quando per cinque persone è scattata la misura della custodia cautelare in carcere. A dare esecuzione al provvedimento, disposto dal Gip del Tribunale di Spoleto su richiesta della Procura della Repubblica della città ducale, sono stati gli agenti del Commissariato di pubblica sicurezza di Foligno, intervenuti con i colleghi del Reparto prevenzione crimine Umbria-Marche.

In manette cinque giovani italiani – di 20 anni il più piccolo, di 35 il più grande -, tutti appartenenti a famiglie di etnia sinti che risiedono nella città della Quintana e la maggior parte dei quali legati tra loro da vincoli di parentela. Quattro di loro sono stati rintracciati e portati in carcere a Spoleto, mentre all’appello manca un quinto uomo sulle cui tracce si sono subito messi i poliziotti di via Garibaldi. Sono stati loro, insieme ai colleghi della Squadra mobile di Perugia, a mettere in piedi l’articolata attività di indagine che ha permesso di smantellare il sodalizio che a partire dallo scorso mese di febbraio era riuscito a mettere a segno diversi furti non solo a Foligno ma anche nei comuni di Trevi e Bevagna e fino ad arrivare a Bettona, Collazzone e Todi.
Galeotto il furto compiuto proprio a Trevi lo scorso mese di febbraio, quando la banda era entrata all’interno di una villa riuscendo a portare via un bottino di oltre 20mila euro tra gioielli e soldi. Proprio in quell’occasione, un vicino di casa era riuscito a riprendere i ladri, consegnando poi il video alla polizia. Ed è stato analizzando le immagini che gli agenti di via Garibaldi, diretti dal vicequestore Adriano Felici, sono riusciti a individuare i malviventi, risultati di fatto noti alle forze dell’ordine perché già in passato coinvolti in altre indagini per truffe, rapine, estorsioni e furti. Da quel momento è scattato il monitoraggio, fatto – come detto – di attività di osservazione e pedinamenti, seguendo quotidianamente i loro spostamenti non solo sul territorio comunale ma anche nel resto della regione.

Secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nel pomeriggio di martedì in Questura a Perugia, alla presenza del questore Dario Sallustio, del procuratore Claudio Cicchella, del sostituto procuratore Alessandro Tana e dei dirigenti della Polizia di Stato, Adriano Felici e Maria Assunta Ghizzoni, le vittime dei furti non venivano scelte a tavolino ma a caso. La banda, infatti, era solita battere a tappeto il territorio di interesse, per poi tornare alla base una volta concluso il lavoro. E sono state proprio la capacità operativa e la pericolosità sociale del gruppo a pesare sulla misura adottata dal Gip di Spoleto: al sodalizio criminale, infatti, vengono contestati tra i quattro e i cinque furti, ma la loro attività tra i colpi realizzati e quelli tentati è stata infatti ben più corposa.