In principio è stata Trevi. Negli scorsi giorni il sindaco della città dell’olio si era scagliato contro Poste Italiane e la decisione di non tornare alla normale apertura degli sportelli postali nel post-lockdown. Orari e aperture ridotte che hanno portato ad una vera e propria sollevazione, soprattutto da parte delle fasce più deboli. E’ così che Bernardino Sperandio, primo cittadino trevano, si era fatto portavoce dei disagi scrivendo a Poste Italiane e denunciando il “grave disservizio perpetrato a danno di una città di oltre ottomila abitanti e con un flusso turistico in costante espansione”.
Ma questo male sembra essere comune, senza nemmeno il mezzo gaudio. Già, perché ora a protestare per le stesse problematiche sono i residenti della montagna di Foligno. In particolare a puntare il dito verso le aperture ridotte sono gli abitanti di Casenove e Verchiano, nonché di tutte le altre frazioni limitrofe, che storicamente usufruiscono dei due uffici di Poste Italiane presenti in zona.
Nel post-lockdown infatti, nei due sportelli della Val Menotre le aperture sono passate da due giorni a settimana a solamente uno. Per Casenove l’unico giorno di apertura ora è il giovedì mattina (prima anche il lunedì), mentre a Verchiano porte aperte il mercoledì (prima anche il sabato). Una situazione che sta facendo storcere il naso a più di una persona, visto che in queste realtà gli uffici delle Poste diventano quasi indispensabili per chi non può raggiungere Foligno. E’ il caso delle persone anziane, che molto spesso non hanno mezzi propri o che hanno qualche difficoltà a viaggiare fino al centro città.
Questo tipo di servizio offerto da Poste Italiane, negli anni, è divenuto ancor più prezioso, soprattutto perché si è trasformato in un vero e proprio punto di appoggio in territori che si sono spopolati e non vedono molte attività. Inoltre, le disposizioni anti contagio costringono le persone a rimanere in fila fuori dagli uffici di Poste Italiane. Una difficoltà in più, maggiormente tollerabile in estate, visto che le temperature in montagna sono decisamente più miti. Ma fare la fila all’aperto ed in piedi, quando il termometro scenderà, potrebbe diventare un serio problema.