20.9 C
Foligno
martedì, Settembre 16, 2025
HomeEconomiaFoligno, calo demografico e redditi sotto la media regionale: la denuncia dello...

Foligno, calo demografico e redditi sotto la media regionale: la denuncia dello Spi Cgil

Pubblicato il 12 Agosto 2021 11:22 - Modificato il 5 Settembre 2023 12:03

Tienimi informato

Rimani sempre aggiornato sui fatti del giorno

Ultimi articoli

Fiera di Santo Manno, ambulanti e cittadini promuovono il ritorno in centro

Tanta gente lunedì tra i banchi dislocati tra il parco dei Canapé, via Nazario Sauro e via Santa Maria Infraportas. Diversi i pareri entusiasti, ma c’è anche chi boccia il cambio di location rispetto agli ultimi anni

Strutture ricettive, scoperti ricavi in nero per oltre 880mila euro

Ventinove le attività controllate dalle fiamme gialle nella provincia di Perugia, di queste 24 sono risultate non in regola. A Campello sul Clitunno scovato un immobile utilizzato per attività extralberghiere in forma non imprenditoriale

Dalla nascita di Bianca alla doppietta di Foligno e Ascoli, Innocenzi: “Anno da incorniciare”

Il 43enne è uscito dal Campo de li Giochi indossando un cappotto, a sottolineare la vittoria schiacciante ma anche il lavoro che c’è dietro il suo tredicesimo alloro. Dodici mesi indimenticabili anche per il Cassero, Serafini: “Sarà dura fare meglio”

Calo demografico, invecchiamento della popolazione e redditi pro capite inferiori alla media regionale. C’è tutto questo all’origine delle preoccupazioni relative a Foligno espresse dallo Spi Cgil e dalla Camera del Lavoro. Difficoltà che, secondo Mario Bravi ed Angelo Scatena, rispettivamente segretario regionale Spi Cgil Perugia e segretario Cgil Perugia, impongono l’attivazione di un percorso mirato e condiviso tra istituzioni e forze sociali.

L’analisi dei due sindacalisti, che hanno elaborato i più recenti dati Istat, parte proprio dalle criticità emerse sul fronte dell’andamento demografico. Bravi e Scatena sottolineano, infatti, che la curva in constante crescita degli ultimi decenni non solo ha registrato una battuta d’arresto, ma anzi ha fatto un’inversione di marcia. “I cittadini folignati – evidenziano i due in una nota – sono passati dai 56.012 del 2012 ai 55.256 del 2021, con una perdita – osservano – pari al 1,3%. Una perdita – proseguono – che solo l’aumento degli stranieri all’ombra del Torrino è riuscita a contenere, dal momento che i cittadini non italiani sono passati dai 6.348 del 2012 ai 6.530 del 2021”.

Altro dato su cui, come detto, Bravi e Scatena pongono l’accento, quello relativo al progressivo invecchiamento dei folignati. Stando alla loro rilevazione, gli under 15 in città si riducono passando dal 13,4% del 2012 al 12,6% del 2021. Mentre, a fare da contraltare, c’è l’innalzamento della quota degli over 65, da 23,5% del 2012 al 25,8% del 2021. Andamento in crescita anche per quanto riguarda la fascia degli over 80 che, secondo le stime di Bravi e Scatena, salgono dall’8% del 2012 al 8,9% del 2021.

E se il quadro anagrafico non sembra dunque sorridere alla terza città dell’Umbria, anche sul fronte economico le cose non vanno meglio. “Il reddito medio annuo pro capite – sostengono infatti i sindacalisti – corrisponde a 21.073 euro lordi annui, mentre in Umbria il dato è pari a 22.341 e in Italia il reddito corrisponde a 24.699 euro. Un dato – sottolineano – inferiore, quindi, del 14% rispetto alla media italiana”. Fotografia analoga anche quella riguardante i depositi bancari medi pro capite, inferiori, anche questi, alla media nazionale. “Foligno – si legge nella nota – ha un dato pari a 13.484 euro, in Umbria corrisponde a 18.759 euro e in Italia a 38.722 euro”.

Numeri negativi, quindi, a cui – secondo la Cgil – si aggiungono anche gli strascichi della pandemia e che insieme concorrono ad un quadro che richiede un progetto si sviluppo per Foligno e per tutta la Valle Umbra Sud. “In questo senso – concludono dal sindacato –, le risorse del Recovery devono essere destinate alla creazione di lavoro di qualità, valorizzando il progetto Parco delle Scienze, allo sviluppo e al contrasto alla ‘crisi’. Ma questo – spiegano infine – richiede l’apertura vera di un confronto urgente”.

Articoli correlati