Anche in Umbria ci sono tracce della Omicron 2. La nuova variante è stata infatti “scovata” dal laboratorio di Microbiologia dell’azienda ospedaliera di Perugia guidato dalla professoressa Antonella Mencacci. Ed è la stessa dottoressa ad annunciare come i sequenziamenti delle ultime ore abbiano confermato i sospetti degli esperti. “Sapevamo già che in Umbria la variante Omicron era oramai al 100% della diffusione e abbiamo notato che in alcuni campioni di infezioni acute c’era un’importante carica – spiega la dottoressa Mencacci – ma noi non potevamo vedere la presenza o meno del ‘gene S’. Abbiamo quindi deciso di inviare i campioni a Teramo e, il risultato arrivato poche ore fa, ha confermato che tutti e 7 test inviati riguardavano la Omicron 2”. Un sequenziamento “extra” rispetto a quella che è la ‘flash survey’ richiesta dal Ministero, che pubblica i dati dei tracciamenti inviati dalle Regioni ogni 15 giorni. “Nella ultima ‘flash survey’ dell’Iss risalente al 17 gennaio la Omicron 2 non era presente in Umbria – racconta la professoressa Antonella Mencacci -. Gli ultimi campioni per la prossima analisi del Ministero sono stati inviati ieri (mercoledì 2 febbraio ndr), ma ancora non sappiamo i risultati”. Nel frattempo la Microbiologia di Perugia si è dotata di una propria stanza capace di sequenziare il Covid-19 e, le prime analisi, sono più che soddisfacenti. I 20 campioni analizzati sono al 100% coerenti con quelli mandati ad analizzare a Teramo. Dopo altri cicli di prova, la stanza tutta umbra per il monitoraggio potrà diventare totalmente indipendente. Attualmente, nessun sequenziamento di Omicron 2 trovato in Umbria proviene da pazienti ricoverati. Per gli esperti è ancora troppo presto avere un inquadramento preciso di questa nuova variante, ma secondo la professoressa Mencacci, “Omicron 2 potrebbe essere più contagiosa di Omicron, ma le infezioni potrebbero non essere più gravi. Verosimilmente – conclude – gli anticorpi creati da Omicron 1 potrebbero essere utili anche per la protezione da Omicron 2”.
VACCINE DAY – Nel frattempo in Umbria cala drasticamente il numero delle persone che si prenotano per fare il vaccino, sia per quanto riguarda le prime che le terze dosi. “Le prenotazioni fino al 20 febbraio – spiega il commissario all’emergenza, Massimo D’Angelo – ci mostrano una notevole riduzione dei prenotati a fronte dei posti disponibili. È per questo che partirà una campagna di sensibilizzazione attraverso sms e verrà istituito un ‘vaccine day’ per domenica 6 febbraio”. In quella data nei centri vaccinali della regione, gli interessati potranno ricevere la propria dose senza aver prenotato. E se da una parte il numero dei vaccini giornalieri scende perché in molti si sono contagiati e non ricorrono alla somministrazione, dall’altra il dottor Marco Cristofori ricorda l’importanza di ricevere la propria dose, “perché non vaccinarsi porta ad avere una forma decisamente più grave dell’infezione”, così come è utile vaccinare anche i più piccoli, che non sono esenti dal contagio.
LA CURVA – Intanto la curva del contagio in Umbria continua a scendere. “La situazione epidemiologica è sotto controllo – precisa l’assessore alla Salute, Luca Coletto -. L’infezione ha raggiunto il plateau, ma siamo in netto calo con le vaccinazioni a fronte di quelli che ogni giorno possiamo somministrare”. “La diminuzione dei casi è costante, ma abbastanza lenta – precisa il dottor Cristofori -. Questa settimana l’RDt calcolato sulle diagnosi è di 0,85. L’incidenza nei vari distretti sanitari rimane molto alta, ma sono tutti al di sotto dei 2mila casi ogni 100mila abitanti”. La situazione più critica è nell’Alto Chiascio, a Foligno i contagi sono 1.423 ogni 100mila abitanti. Le fasce più coinvolte dal contagio rimangono quelle dei giovani. “Nei ragazzi tra i 6 e i 10 anni l’incidenza è di 3.853 – afferma la dottoressa Carla Bietta del Nucleo epidemiologico -, mentre negli 80-84enni è di 578. La maggiore incidenza è soprattutto nei ragazzi tra gli 0 e i 18 anni, anche se questa curva comincia a piegarsi. È una fascia, quella scolastica, con un ‘testing’ molto pressante e per questo decisamente veritiera: il fatto che si stia abbassando ci fa ben sperare”. Crescono i contagi nelle rsa, con diversi cluster. Rispetto alla situazione negli ospedali, i posti letto in Rianimazione rimangono stabili, nonostante quelli in area medica siano al di sopra della percentuale critica prevista dai parametri nazionali. C’è poi da fare un’importante distinzione tra chi è ricoverato per Covid-19 e chi invece occupa un posto letto per altre patologie ma è positivo. Quest’ultima categoria rappresenta il 40% dei pazienti positivi in ospedale